Cronaca

A Francoforte chiude la pizzeria che esalta la mafia, Falcone e Borsellino

Germania-Dicembre 2020. Tra i fatti di cronaca di quest’ultimi giorni, risalta la notizia di un locale a Francoforte, Pizzeria Falcone e Borsellino di proprietà del tedesco Costantin Ulbrich. L’esterno è solcato da un led tricolore che a prima vista ci fa pensare al locale aperto da un nostro compaesano. Invece, appena si passa all’interno, ci rendiamo conto che forse nessun italiano avrebbe mai affiancato i ritratti dei due giudici uccisi, a distanza di pochi mesi nel 1992 (Giovanni Falcone e Paolo Borsellino) a quelli del fotografo Tony Gentile o di Don Vito Corleone, protagonista de Il Padrino. Il tutto abbellito da “decorazioni a tema mafia”, come alcuni proiettili incastrati sui muri.

Maria Falcone aveva chiesto di togliere l’immagine dei 2 giudici

Non sono passati molti giorni dalle polemiche riguardanti sia il nome che la scelta delle decorazioni interne. Tra le prime che si è battuta per chiedere di inibire l’uso dell’immagine dei due giudici, c’è appunto la sorella di Falcone, Maria. Maria Falcone ha presentato ricorso al tribunale tedesco, denunciando l’uso improprio dei nomi e delle immagini dei due paladini della giustizia. Figure che hanno dato la vita per la giustizia e la legalità, in uno dei periodi più neri della storia italiana.

La risposta del tribunale è stata, per così dire, la goccia che ha fatto traboccare il vaso, peggiorando una situazione già grave di quanto lo era. Infatti, il ricorso è stato respinto con le seguenti dichiarazioni: “i due giudici hanno operato principalmente in Italia. In Germania solo pochi addetti ai lavori sono in grado di riconoscerli dalle foto, mentre restano sconosciuti alla clientela”. Dichiarazioni che certamente feriscono chi ha combattuto contro la mafia e in special modo i familiari dei deceduti durante attentati e inchieste.

Inaccettabili le motivazioni del tribunale

Parole che non sono passate inosservate neanche ad alcune figure di rilievo come il ministro della giustizia Alfonso Bonafede o il ministro degli esteri Luigi di Maio, seguiti dal presidente della commissione antimafia, Nicola Morra, esprimendosi amareggiati per la sentenza del tribunale tedesco. Dichiarazioni aggravate dall’aggiunta della motivazione principale dell’esito di questa sentenza: il tempo.

Sì perché per il tribunale in questione sono passati trent’anni da quelle vicende, ed è un tempo lungo, in cui queste tematiche sono andate scemando, quasi sparendo dai pensieri dei cittadini.

Una decisione legale che è andata in seguito in contrasto con quella della stessa pizzeria che nonostante avesse vinto la causa ha deciso di cambiare nome. Dichiarando che il suo intento non era offendere nessuno, specialmente la memoria dei due giudici e dei famigliari delle vittime. Una scelta che forse è finalizzata più a salvare il ristorante da un’ondata di proteste che per il rispetto in sé verso il buon nome della magistratura italiana.

L’Italia promuoverà un’azione giudiziaria

Maria Falcone si è detta addolorata per la vicenda, dichiarando più volte come la lotta alla Mafia sia stata riconosciuta anche a livello internazionale, in quei paesi che i mafiosi li hanno visti in faccia, luoghi dove quest’ultimi hanno investito molti soldi riciclati dalla droga e dai vari mercati illeciti, a cominciare dall’ America ma anche dalla stessa Germania. Lei stessa ha annunciato poi che farà ricorso in appello, affiancata nella lotta a questa ingiustizia da Alfonso Bonafede.

Il ministro della Giustizia ha già dato incarico di verificare le condizioni per promuovere le più idonee ed efficaci azioni giudiziarie, in Germania e in Italia, a tutela del prestigio dei due giudici. Con la promessa che si metterà in contatto con il ministro della giustizia tedesco, Christine Lambrecht: “Analogamente a quanto avviene in Italia, nemmeno lei può entrare nel merito delle decisioni dei giudici. Ma è giusto che io rappresenti alla ministra l’effetto culturalmente devastante di una sentenza di questo tipo”.

E’ una vicenda questa che non volevamo fosse mai accaduta né raccontata, eppure eccoci qui a narrare un’assurdità giustificata da un organo giudiziario che ha visto lo stesso ristorante decidere di cambiare nome.

Articolo di Marta Giorgi, disegni di Chiara Giorgi

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