Categorie: Ambiente

Alla ricerca del grande squalo bianco

La solita valigia è quasi pronta. Poche cose per lasciare spazio a macchine fotografiche e telecamere che sembra non aspettino altro che tornare ad “imbrattarsi” di salsedine, di pastura, di oceano.
“Ormai ci siamo!”, Remo Sabatini è alla sua ennesima spedizione dedicata al grande squalo bianco e sembra avere le idee ben chiare in merito al programma che ha stabilito e che lo porteranno a tu per tu con l'ultimo predatore degli oceani.

“Questa, ci dice, sarà una spedizione veramente particolare, per certi versi unica e per diversi motivi. Con me, prosegue, ci sarà mio figlio che ha solo nove anni. Mi seguirà durante tutte le uscite in mare che ho previsto e credo proprio che, anche per lui, sarà un' esperienza indimenticabile.” Un bambino di nove anni in mezzo all'oceano? Circondati dagli squali? Deve essere matto, gli dico. “Lo so, risponde Sabatini, che qualcuno potrebbe pensare che il sottoscritto possa avere qualche rotella fuori posto ma ti assicuro che, una volta prese tutte le dovute precauzioni, il pericolo è pressoché inesistente. Non si va in mezzo agli squali per fare i super eroi ma per studiarli, filmarli ed apprezzare la meraviglia di questi predatori che, ancora oggi, sono incompresi e temuti molto più del dovuto.”

Sabatini è anche uno scrittore, con il suo libro “Il Mio Grande Squalo Bianco/My Great White” (Il Mare editore) è stato ospite di diverse trasmissioni radiotelevisive di primo piano targate Mediaset e TGcom24, Rai e Radio Radio insieme a Cecchi Paone, Enrica Bonaccorti e Maria Luisa Cocozza. E' reduce dalla seconda edizione del Festival Internazionale dell'Editoria del Mare di Gaeta. “Gaeta, ricorda Sabatini, è stata una bellissima esperienza, colgo l’occasione per ringraziare l'organizzazione capitanata da Giulia D'Angelo per avermi nuovamente invitato così come avvenuto lo scorso anno. E' una cittadina bellissima ed essere “in cartellone” con personaggi di assoluto rilievo come Folco Quilici, Rod e Lu Heikell, Pippo Cappellano, Donatella Bianchi, Paolo Bernacca, solo per fare qualche nome, è stato un piacere ed un privilegio.”

A proposito di Gaeta, chiedo se ricorda un episodio in particolare. “Non basterebbe tutto il giornale per raccontarli tutti, risponde, ma uno di quelli che mi ha piacevolmente sorpreso riguarda l’occasione del pranzo, un rito che si teneva al solito ristorante a due passi dal mare. Beh, continua, ogni volta che ci si sedeva a tavola, che ci fosse Pippo Cappellano o Rod e Lu Heikell o qualche altro nome di quelli sopracitati si finiva sempre a parlare di squali. Mille domande e curiosità alle quali rispondere e tanti racconti ed avventure, come quelle vissute da Cappellano e Quilici. E poi ancora, di quanto siano affascinanti ed in qualche caso certamente da trattare con le molle. Comunque splendidi e, tutti d'accordo, assolutamente da proteggere.”

A quando, allora, il prossimo libro? “La nuova spedizione sarà speciale anche per questo, risponde il naturalista, perchè la prima stesura del nuovo libro inizierà proprio laggiù, con le onde di quello splendido oceano (forse dovrei dire degli splendidi oceani, l'Atlantico e l'Indiano, visto che toccheremo tutta la costa che va da Cape Town a Mossel Bay) a mo di colonna sonora e muse ispiratrici.”

La spedizione avrà risvolti scientifici. “Certamente. Il direttore scientifico dell'Oceans Resarch di Mossel Bay, dott Enrico Gennari, oltre ad essere mio amico, è uno studioso che, sul campo, si occupa di Ricerca e protezione anche degli squali che, purtroppo, stanno scomparendo dai mari di tutto il mondo a causa della pesca incontrollata ed insostenibile e del “Finning” che è quella pratica terribile e crudele che prevede il taglio delle pinne degli animali che vengono lasciati morire in una maniera ingiustificabile e perversa (un pesce che affoga è qualcosa di assurdo!) solo per preparare una maledetta zuppa molto in voga in Oriente e, sottolineo, non solo, che, tra l'altro, ha un gusto pessimo!”

Ricordo un articolo di pochi mesi fa apparso su National Geographic Italia scritto dal Sabatini e che riguardava un metodo di monitoraggio particolare legato allo squalo bianco e che vedeva il dott Gennari tra i protagonisti. “Esattamente, in quel pezzo, pubblicato dal National, ho raccontato e cercato di spiegare l'esperienza che Enrico ha avuto con una grande organizzazione statunitense che si occupa di Ricerca e protezione, Ocearch. E' stato ed è un tema che ha molto appassionato, continua Sabatini, e sul quale si è anche molto speculato. Una cosa è certa, di squali bianchi ne rimangono circa 3500 esemplari al mondo! Una cifra che parla da sola.

E’ come avere a che fare con una specie di dinosauro che, praticamente estinto, ancora nuota! E' terribile. E notizie come queste dovrebbero interessare tutti noi, al di là della propria passione o meno per questi animali indispensabili alla vita degli oceani che, lo ripeto in ogni incontro, ad ogni occasione, è anche la nostra. Se gli squali muoiono, l'oceano muore e noi con lui..
L'aria che respiriamo, anche in questo momento, per i due terzi viene dall'oceano che ha bisogno di quel delicato equilibrio tra prede e predatori per rimanere in salute. Siamo all'emergenza, sottolinea, e ne parlano ancora in pochi.. Troppo pochi.”

Cosa si può fare, cosa può fare un cittadino qualunque per dare il proprio contributo alla salvezza del mare, dei suoi abitanti? “Intanto si può cominciare dalla spesa quotidiana al supermercato o presso il negozio sotto casa. E' importante comprare prodotti riconoscibili con provenienze certe e non badare solo al prezzo. Tra poco, ad esempio, ricomincerà la stagione balneare e le nostre acque si riempiranno di novelli cacciatori subacquei pronti a sparare a qualsiasi cosa si muova in mare. Per non parlare di certi pescherecci che tornano in porto con prede di tutti i tipi e di tutte le taglie.

E le autorità, mi si potrebbe chiedere, cosa ci stanno a fare? Il consiglio che posso dare è che in molti casi le autorità vanno sollecitate dai bagnanti, dai semplici cittadini perché il mare è di tutti, anche nostro. Insomma, conclude, di cose da fare alla portata di tutti ce ne sono tante.
Non è importante o fondamentale, almeno a questo punto e vista la situazione ambientale nella quale siamo, conoscere il nome scientifico di tutti gli squali a memoria perché non è, né sarà, il Latino a salvarli. Insieme si può fare molto. Sta a noi conservare l'oceano e le sue meraviglie anche per i nostri figli che hanno il diritto di godere di questo che, nonostante tutto, rimane ancora un paradiso”.

Redazione

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