Non solo vaccini, ci sono anche promettenti alternative per la cura del Covid-19. In particolare ottimi risultati sono quelli rilevati dalla sperimentazione degli anticorpi monoclonali. Il loro utilizzo ridurrebbe il rischio di morte del 70%, come conferma anche l’azienda Lilly di Latina dove vengono prodotti.
La multinazionale Lilly, infatti, ha comunicato i risultati del suo studio in fase 3 e così cresce il numero di scienziati che chiedono ad Aifa di autorizzare urgentemente l’uso di questi farmaci. La Germania ha persino acquistato 200.000 fiale senza aspettare l’ok dell’Ema.
Gli esperti Bassetti e Burioni invitano a non perdere tempo e Bassetti denuncia “potevamo essere il primo paese in Europa ad usarli”. Insomma come spesso accade la soluzione ce l’abbiamo a portata di mano, in casa nostra, a Latina, eppure non vogliamo crederci.
Il paradosso è che l’azienda Lilly è divenuta famosa perché ignorata dalle autorità sanitarie italiane perfino di fronte alla possibilità di una sperimentazione gratuita.
Gli scienziati Silvestri, Clementi, Palù, Sileri, Ricciardi, incalzano all’unisono i governi e le agenzie, e parlano che parla di ottime, davvero ottime notizie per gli anticorpi monoclonali umani della Lilly capaci di ridurre anche il rischio di ospedalizzazione del 70%.
Vogliamo davvero continuare ad attendere solo i vaccini acquistati che non arrivano e lasciar morire i nostri i nostri pazienti con la sola tachipirina?
Gli anticorpi monoclonali (abbreviati in MAb) sono molecole biologiche in grado di riconoscere, legare e neutralizzare in maniera specifica un determinato antigene come un batterio o un virus.
Gli anticorpi monoclonali agiscono contro il Covid-19 come gli anticorpi naturali. Si legano al patogeno facendo in modo che il virus non riesca ad entrare nelle cellule umane, quindi ad infettarle e replicarsi. E inoltre fanno sì che sia più facilmente fagocitato dalle cellule del sistema immunitario deputate a questa funzione.
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