Anzio, Museo dello sbarco: sottovalutato e da valorizzare

Speriamo che il nostro appello sia accolto da chi potrà attribuire al museo il valore e l’importanza che merita

Una tranquilla e soleggiata domenica settembrina, una passeggiata per le strade di Anzio, un po' di riparo da una calura estiva ancora intensa nel parco alberato di villa Adele, la curiosità di visitare questo luogo di interesse architettonico e storico per la città; dal 1600 in poi la villa fu, infatti, proprietà di importanti famiglie della nobiltà come i Pamphilj, gli Aldobrandini e i Borghese; giungiamo al suo ingresso e, inoltrandoci al suo interno, notiamo la presenza del museo dello sbarco, posto in una sala a destra dell'ingresso, pensiamo subito ad uno dei soliti motivi di attrazione turistica costruiti su qualche reperto e residuato bellico raccattato qua e là ed organizzato alla meno peggio, tuttavia decidiamo di entrare. 

Appena oltrepassiamo la porta una strana sensazione ci pervade, non sappiamo definirla ma è un misto di stupore e meraviglia uniti alla curiosità di scoprire cosa offra il percorso che si snoda tra vetrine ed espositori che contengono molto più di quanto inizialmente si immaginasse; è uno spettacolo, quello che ci aspetta, che ci cala all'improvviso in una atmosfera, irreale per noi cittadini del 2018, ma assolutamente consona a quello che accadde nella città di Nerone nel gennaio del 1944; la ricchezza dei cimeli di varia provenienza ci stupisce poichè nelle vetrine, sapientemente allestite, rinveniamo dalle uniformi degli alleati a quelle italiane e tedesche, dalle armi utilizzate in quel contesto alle dotazioni personali che, spesso, richiamano l'attenzione sulla umanità di coloro che hanno combattuto e perso la vita in quei giorni tremendi.

Le posate e le gavette usate per pasti frugali, consumati nell'intervallo tra un combattimento ed un altro, sono sorprendentemente esposte accanto a bossoli e proiettili così come a divise e fotografie dello sbarco ma anche dei giovani uomini, poco più che adolescenti, che hanno rischiato la vita su una spiaggia che non era la loro, in un territorio che non apparteneva loro nonostante la popolazione dello stesso fosse stata sfollata e "dispersa" soprattutto nelle regioni del sud Italia. 

Eppure nel passeggiare lungo il brevissimo ma intenso ed emozionante percorso che si snoda in pochissimi metri quadri riflettiamo su quanto sia importante il museo dello sbarco non solo per la città di Anzio bensì per la memoria nazionale e per la preziosità che questa iniziativa, nata grazie alla dedizione e alla pazienza di un privato, rappresenta per la nostra storia di cittadini italiani; nonostante ciò un po' di amaro in bocca resta quando capiamo che un simile monumento, che riguarda un tragico e triste momento della storia italiana, sia sottovalutato nella sua importanza storica ma anche turistica e divulgativa. 

All'interno della sala che risulta essere inadeguata ad accogliere un simile numero di cimeli, i quali meriterebbero più spazio e maggiore evidenziazione, vengono proiettate le immagini dello sbarco con alcuni documentari che, quasi, rendono vivi quei manichini che indossano le divise di quell'epoca buia della storia bellica di casa nostra; il patrimonio storico ma anche emozionale e sentimentale, contenuto in quei pochi metri quadri del museo, possiede un valore inestimabile poichè non suscettibile di alcuna valutazione economica se si riflette su tutto ciò che esso rappresenta; è inevitabile pensare che meriti di essere valorizzato non solo in termini di spazi e conseguente organizzazione interna ma anche in termini turistici costituendo una risorsa che non solo Anzio ma tutto il territorio non può e non deve ignorare.

Speriamo davvero che il nostro appello di semplici visitatori, inaspettatamente coinvolti in modo intenso ed emozionalmente commovente da ciò che il Museo dello Sbarco offre a chi non ha vissuto quei momenti, possa essere accolto da chi potrà attribuire allo stesso il valore e l'importanza che merita.

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