Artena e dintorni:tante lamentele per ritardi e non recapito della posta

La colpa è da collegare al cambio  della toponomastica, oppure le ragioni sono da ricercarsi altrove?

Da alcuni mesi, soprattutto ad Artena abbiamo raccolto le lamentele di molte persone che non vedono recapitarsi puntualmente la posta (bollette e quant’altro). La colpa è da collegare al cambio  della toponomastica, oppure le ragioni sono da ricercarsi altrove? L’ art. 35 pubblicato sulla G.U. del 24/01/2001 parla chiaro: se è impossibile la restituzione al mittente a seguito di manifesta impossibilità di recapito al destinatario (indirizzo inesatto, trasferimento ecc.), la posta viene distrutta. Nei mesi scorsi  Poste Italiane ha avuto un riassetto a livello di taglio del personale e le zone che deve servire un postino sono raddoppiate o addirittura triplicate. Ad Artena, con soli tre postini per 15.000 abitanti (prima erano cinque), la posta rimane purtroppo in giacenza ed il cambio della toponomastica (vie e numeri civici) complica la situazione perché bisogna girare per 60-70 km al giorno.

Il servizio del postino, per contratto, dovrebbe durare 7 ore e mezzo giornaliere. Giornata tipo del porta lettere: si arriva alle ore 7:45 in ufficio, si sistema ed impacchetta la posta, attendendo le raccomandate, ma non si riesce a smistarla tutta. Alle ore 8:30 si prepara il giro con il mezzo abbinato alla zona (auto, moto), però non si inizia prima delle ore 10:00-10:30 per poi rientrare entro le ore 16:00. E’ tanto il lavoro interno all’ufficio. Percepiscono uno stipendio di circa 1200 euro, 100 euro in più degli sportellisti. La situazione di Artena rispecchia quella a livello nazionale. Addirittura un postino nel nord Italia è stato  licenziato perché rientrava ogni giorno in ritardo; però un titolare di zona non può esimersi dal non recapitare la posta.

Incontrando un postino (di cui non citeremo il nome per ovvi motivi) e parlando con lui ci ha detto che la soluzione potrebbe essere quella di eliminare la carta e passare al digitale come avviene negli altri Stati. Si prevede che nei prossimi mesi circa 35.000 persone andranno in pensione, anche con quota 100, ma non si sa se Poste Italiane assumerà altrettanti giovani. “Non si riesce a lavorare più bene” ed ha continuato: “Quando lavoravo anche di domenica percepivo soli 15 euro di straordinario. La nostra è una vitaccia, siamo noi che mandiamo avanti la baracca. Vedo gente che non ce la fa più, che si ammala, che va in paranoia; ho visto posta inevasa che occupa anche i bagni”. A conclusione di questa chiacchierata possiamo dire che i postini sono degli  eroi e se le bollette, le raccomandate, non ci arrivano in tempo, non è colpa loro.

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