Categorie: Cronaca

Artena, la storia di una mamma che non vede il figlio da quattro anni

Una storia che sembra uscita da un libro di Dickens e per risolvere la quale forse ci vorrebbe il miracolo del Natale. Protagonisti, una mamma, suo figlio e soprattutto la mala giustizia italiana, che promette di tutelare i più deboli e poi se ne lava le mani. La vittima, una mamma di Artena, è intervenuta il 18 dicembre nella rubrica radiofonica “Storie al confine” di Francesco Vergovich, in onda su Radio Radio.   

Tutto ha inizio nel2014, quando la donna decide di lasciare il marito, stufa di essere vittima di un marito padrone, da cui per anni aveva subito violenza psicologica. Come ha dichiarato lei stessa, la violenza fisica la riconosci dai lividi e dal dolore, quella psicologica, invece, non lascia segni esterni e quando la riconosci è già troppo tardi. Inevitabilmente anche il bambino, all’epoca di circa 10 anni, è stato travolto dai conflitti genitoriali: nonostante si fosse deciso per l’affidamento congiunto, questo ben presto è stato disatteso e a poco a poco il bambino ha iniziato a rifiutare la mamma, arrivando addirittura a non voler avere alcun tipo di contatto anche con il resto della famiglia, all’infuori del padre e della nuova compagna di quest’ultimo.

A sfortuna si aggiunge altra sfortuna e le udienze non portano ad alcun risultato: nel corso degli anni si succedono ben 4 giudici e 4 provvedimenti rimasti inapplicati. Nel 2017, inoltre, viene nominato un CTU, che avrebbe dovuto monitorare la situazione. A settembre, infatti, viene depositata una perizia eseguita da una psicologa esperta, la quale identifica nel ragazzo (ormai 14enne) un disturbo di alienazione parentale: ed è proprio a causa di questa patologia, che necessita di un aiuto psicologico, che il ragazzo, nonostante abbia compiuto 14 anni e per la legge possa decidere con quale genitore vivere, viene ritenuto “incapace” di scegliere coscientemente. Insomma, nonostante gli anni, le udienze e soprattutto nonostante una perizia psicologica che consiglia peraltro l’affidamento alla madre, quest’ultima è ancora, come afferma lei stessa “in attesa di un provvedimento che faccia capire al padre che non si allontana un figlio dalla madre”. Ma i motivi di un tale ritardo, quali sono? È sempre lei a rispondere, e a spiegare che semplicemente presso i tribunali c’è troppo lavoro, e lei deve aspettare. Nonostante la gravità della situazione.

“Io sono una mamma che lavora e non ho nessuno strumento per poter fare qualcosa. Non tanto per me ma per il mio bambino, che è abbandonato a sé stesso senza supporto”.

Qui potrete ascoltare l'intervista 

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Miriam Gualandi

Giornalista pubblicista. Laureata in Lettere Moderne. Si occupa di cronaca e politica ma se serve ama definirsi "multitasking". Fa tante domande, probabilmente ha scelto questo mestiere per avere la scusa per farne a chiunque.

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