Attività fisica e approccio non farmacologico all’ipertensione arteriosa

Sempre più spesso si sente parlare del difficile rapporto che intercorre tra ipertensione e attività fisica, ce ne parla Luca Baiera

Luca Baiera, preparatore atletico

Luca Baiera, preparatore atletico

Luca Baiera è preparatore Atletico, Allenatore Settori Giovanili F.I.G.C. – L.N.D. UEFA C. Istruttore Ginnastica Posturale Funzionale, Istruttore Fitness per il Dimagrimento, Kinesiologo.

Da Operatore nell’ambito delle Scienze Motorie con indirizzo Biosanitario, si occupa principalmente di preparazione atletica negli Sport di squadra e attualmente nel Calcio. Oltre a prendersi cura di tutto quanto ruota intorno al mondo del benessere psico-fisico della persona. Lo abbiamo intervistato.

Gli elementi a rischio

Sempre più spesso si sente parlare del difficile rapporto che intercorre tra ipertensione e attività fisica, puoi spiegarci meglio?

E‘ vero, spesso ci si trova di fronte alla difficoltà di dimostrare che può esserci una correlazione assolutamente positiva tra l’ipertensione arteriosa e l’attività fisica, tutta a vantaggio ovviamente del soggetto iperteso.

Innanzitutto c’è da dire che solitamente quest’ultimo annovera, tra gli aspetti negativi a lui ascrivibili, alcuni elementi pregiudiziali e di rischio come per esempio il fumo, l’eccessivo stress psicofisico, il sovrappeso e la familiarità a livello genetico e, in caso di insorgenza ipertensiva causata da tali elementi che all’inizio potrà essere lieve o moderata, possiamo certamente affermare in linea generale che l’esercizio fisico di tipo aerobico svolto sotto lo stretto controllo del Professionista del Movimento, può rivelarsi molto utile per ridurre i valori pressori nonché può contestualmente fungere da marcatore preventivo nei confronti dei soggetti predisposti geneticamente a sviluppare tale patologia.

Quindi, entrando nella specificità del trattamento non farmacologico dell’ipertensione arteriosa, in che modo è possibile trattare un paziente sofferente o soggetto familiarmente a svilupparla?

Prima di tutto vorrei specificare che l’approccio non farmacologico all’ipertensione arteriosa non può e non deve precludere, nel modo più assoluto, l’uso di farmaci antipertensivi laddove necessari (Beta–bloccanti e Calcio-antagonisti su tutti), ma possiamo anche dire che un allenamento mirato e personalizzato è assolutamente di rilevante supporto al contenimento del problema sin dalle prime avvisaglie.

Trovandoci solitamente, in questo caso, di fronte a valori pressori per lo più lievi che possono essere tenuti sotto controllo con un intervento specifico e tempestivo da parte del Professionista del Movimento il quale dovrà consultarsi preventivamente anche con il Cardiologo circa lo stato clinico ed il livello di idoneità da parte del paziente a svolgere attività fisica.

Protocollo di allenamento

Detto questo, il protocollo di allenamento di un soggetto iperteso va stilato prestando grande attenzione al carico di lavoro da proporre che può essere determinato preventivamente tramite prove da sforzo ad hoc, anche submassimali se attuabili, tenendo a mente che una volta andati a regime previa definizione dei parametri, gli esercizi per gli arti inferiori se mal somministrati possono concorrere ad un ulteriore innalzamento indiscriminato ed improvviso della pressione arteriosa il ché è assolutamente da evitare.

Entrando ancor più nel merito possiamo determinare che un soggetto iperteso puo’ essere tranquillamente allenato tramite esercizi a corpo libero e di mobilità articolare ovvero con minimi attrezzi e materiali finalizzati all’acquisizione e riacquisizione della percezione e dell’autodeterminazione del proprio corpo, piccoli esercizi di ricerca e mantenimento del tono muscolare e di propriocezione per il raggiungimento del miglior equilibrio nello spazio, curando nei minimi dettagli anche la respirazione per mezzo di tecniche specifiche.

Come vedere i risultati

Ipotizzando un mese di lavoro composto mediamente da quattro settimane (c.d. Microcicli) e ogni settimana tre sedute, possiamo concludere che il volume ed i carichi di lavoro andranno aumentati gradualmente dall’inizio del terzo Microciclo in poi restando più o meno costanti nel tempo mentre il range riferito alla frequenza cardiaca relativa al lavoro aerobico all’interno del quale il sistema cardiocircolatorio andrà a lavorare dovrà pian piano assestarsi tra il 40% ed il 60% della FC Max.

Così facendo, i miglioramenti che avremo grazie all’intervento immediato dell’attività fisica sui primi sintomi del paziente iperteso, potranno essere visibili dopo un periodo ragionevole di circa tre mesi dall’inizio del lavoro specifico.