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Ignoranza ed ermeneutica dell’antropologia

Autocensura, di troppa negazione di sé morirà l’Occidente

di Mirko Ciminiello
La culla della civiltà, in balia di un movimento di vandali iconoclasti, prova imbarazzo per la sua Storia e imbavaglia chi non si allinea. Viatico perfetto verso l’estinzione
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Autocensura
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Se già la censura non è esattamente qualcosa di positivo, l’autocensura è peggio, perché è anche stupida. A maggior ragione quando è un’intera civiltà a rinnegare se stessa in nome di un qualche vaneggiamento collettivo. Di troppa negazione di sé, infatti, si muore. E, continuando di questo sciagurato passo, rischia seriamente di essere questo il destino dell’Occidente.

I paraocchi dell’ideologia

C’è una vibrazione nichilista che sta percorrendo come una sorta di brivido la culla della civiltà moderna. La quale non ha certamente avuto, nei secoli e nei millenni, una condotta irreprensibile – ma lo stesso vale anche per le altre culture. Il cui contributo al progresso dell’umanità va spesso cercato col lanternino.

Che dunque solo l’Occidente debba vergognarsi di sé è quantomeno paradossale. Così com’è paradossale, per essere gentili, l’idea di giudicare il passato con le categorie del presente.

Come fanno, per esempio, i teppisti che stanno vandalizzando le statue e profanando la memoria di grandi e anche grandissimi uomini. I cui meriti sono incontrovertibili per chi non guarda alla Storia con i paraocchi dell’ideologia.

Ignoranza e nichilismo

Intendiamoci, le manifestazioni (pacifiche) sono più che lecite, così come la sete di giustizia dopo l’assurda uccisione di George Floyd. Ma abbattere o imbrattare i monumenti a Cristoforo Colombo, a Winston Churchill, a Leopoldo II del Belgio non ha nulla a che vedere con la protesta. Non è nemmeno una sorta di ermeneutica dell’antropologia, è solo ignoranza crassa. Che comunque, per assurdo, non è neppure lontanamente vicina all’abisso di delirio toccato in quest’ultimo mese.

Il poco invidiabile primato se lo contendono la petizione che ha preso di mira la medaglia dell’Ordine di San Michele e San Giorgio. Un’onorificenza colpevole (sic!) di raffigurare l’Arcangelo che schiaccia Satana in un modo che a qualche intelliggente con-due-g ricorda l’uccisione di Floyd. E, soprattutto (o meglio, sotto tutto), il genio che vorrebbe distruggere tutte le raffigurazioni di Gesù Cristo e della Vergine Maria in quanto troppo europee. E, quindi, ça va sans dire, «una forma di supremazia bianca», uno «strumento di oppressione» e di «propaganda razzista».

Saremmo curiosi di sapere se tali sagaci definizioni andrebbero applicate anche alle effigi della Madonna nera, ma sospettiamo un certo analfabetismo artistico del proponente. Sempre per essere gentili.

L’autocensura della civiltà occidentale

Se comunque questa follia iconoclasta venisse liquidata come la farneticazione di massa che è, la si potrebbe considerare un fenomeno folcloristico, anche curioso sotto certi aspetti. Il problema – grave – è che c’è chi lo prende sul serio, anche a livelli più o meno alti. A cominciare dallo sport, il cui notevole impatto sociale non può essere sottovalutato.

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Così, per dire, nella Formula 1 la scuderia Mercedes ha scelto di presentarsi al via della nuova stagione con una livrea nera. Che avrebbe avuto più senso come concessione al suo primo pilota – e Campione del Mondo – Lewis Hamilton. Del tutto illogica, invece, è la scelta dell’A.S. Roma di apporre sulle proprie divise il logo del sedicente movimento anti-razzista americano.

È questo l’Occidente che biasima se stesso, le sue radici e le sue tradizioni. L’Occidente che si autocensura, tentando di imbavagliare chi invece non prova imbarazzo – e, magari, nutre addirittura sentimenti di orgoglio.

L’autocensura da pensiero unico

È in base a questa forma mentis deviata che, per esempio, la “cultura” dominante può progettare di tacitare le opinioni non allineate. Come con la Commissione Segre, sorta di orwelliano Miniver che pretende il monopolio della verità – e, di conseguenza, la facoltà di sanzionare fake news. Peccato che poi il pensiero unico faccia da megafono e zerbino a una Carola Rackete qualunque. Che può ragliare impunemente che l’Europa stia sfruttando la crisi da Covid-19 per «mettere da parte i diritti umani».

Che poi qui il punto non è neanche che una piratessa possa esternare tutte le sciocchezze che vuole. Semmai il problema è che c’è qualcuno disposto a darle il microfono – e qualcun altro che la ascolta.

Per non parlare del ddl Zan contro l’omotransfobia, che in teoria dovrebbe aggiungere tutele contro aggressioni e discriminazioni. Di fatto, invece, porterà a una deriva liberticida e all’instaurazione di un reato di opinione, come dimostra l’esempio di Paesi con normative simili, quali la Spagna.

Complimenti quindi ai paladini del «non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo». Che probabilmente non sanno nemmeno che Voltaire non si è mai neanche sognato di pronunciare questa frase. La quale, oltretutto, sarebbe valida soltanto finché la civiltà occidentale non si sarà estinta per autocensura. Sfortunatamente, siamo già sulla buona, anzi pessima strada.

 
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