Categorie: Politica

Bankitalia, Montecitorio vota la fiducia

Il ministro Dario Franceschini ha posto in Aula alla Camera la fiducia a nome del Governo sul decreto che prevede la privatizzazione della Banca d’Italia.
Il decreto legge era passato giovedì 9 a Palazzo Madama senza modifiche rispetto al testo uscito da Palazzo Chigi.

Il decreto legge in questione, mette insieme 2 temi: l’abolizione della seconda rata dell’IMU e la rivalutazione del capitale della Banca d’Italia.
Il testo prevede l'abolizione della seconda rata dell'IMU. Resterà comunque in vigore la mini-IMU, ovvero la differenza del pagamento tra l’aliquota di base e l’aumento previsto dai singoli Comuni.
Saranno inoltre aumentati al 128,5% gli acconti IRES e IRAP per gli enti, i crediti finanziari e le imprese, per tutto il periodo di imposta in corso al 31 dicembre 2013.

Per quanto riguarda la Banca d’Italia, invece, il decreto impone un aumento di capitale da 7,5 miliardi di euro della Banca Centrale, mediante l’utilizzo di riserve statutarie.
Le quote nominative dai 20.000 euro inizialmente previsti nel testo uscito da Palazzo Chigi, sono state aumentate fino a 25.000 nella votazione a Palazzo Madama.
Anche il tetto massimo di possesso dal 5% inizialmente previsto passa al 3%.
Novità anche per quanto riguarda le categorie di investitori che potranno acquistare le quote. Il decreto legge parla di banche e imprese di associazione con sede all’interno dell’Unione Europea, e di fondazioni bancarie, enti e istituti di previdenza con sede in Italia.

Proprio su questo punto, Massimo Corsaro di Fratelli d’Italia si è mostrato preoccupato: “L’aspetto più inquietante – ha dichiarato – è rappresentato dalla possibilità di ingresso di stranieri nella proprietà della Banca d’Italia. Banca che – ha spiegato – doveva essere pubblica da 9 anni, in base a una legge dello Stato (la 265 del 2005, ndr)”.

A Corsaro fanno eco i colleghi di partito che questa mattina, in occasione del voto di fiducia richiesto dal ministro Franceschini, hanno montato un presidio sotto Montecitorio, per protestare contro quella che definiscono la “vergognosa svendita di un patrimonio nazionale”. L'annuncio era stato lanciato ieri da Giorgia Meloni su Twitter. Quello di Fratelli d'Italia, è stato l'unico partito presente in piazza per fare luce su un decreto di cui non si è parlato come si dovrebbe.
Giù le mani dalla Banca degli Italiani”: così recitava lo striscione esposto dinanzi all’ingresso del palazzo.

“Oggi siamo qui per raccontare al Paese quello che sta succedendo”. Così Guido Crosetto, del partito di Giorgia Meloni, che continua: “La Banca d’Italia è stata regalata alle banche per scelta di un governo che contraddice una legge (la 265 del 2005, ndr), la quale prevedeva che le quote della Banca d'Italia fossero date al Tesoro. Oggi invece, vengono regalate alle banche”.

“Mancano i soldi per tutto, non ci sono i soldi per contrastare la disoccupazione, non ci sono i soldi per rilanciare questo Paese – continua Crosetto – eppure il governo pensa di poter regalare 23 miliardi di patrimonio alle banche. Tutto questo è vergognoso, si tratta di un episodio che non ha precedenti. Stiamo svendendo un Paese, e tutto questo passa nel silenzio generale”.

“Noi come Fratelli d’Italia – conclude – abbiamo presentato 600 emendamenti. Ma per renderci impossibile la discussione, il governo ha posto la fiducia. Siamo stati gli unici, in Aula e fuori dall’Aula, a muoverci per raccontare tutto questo agli italiani. E porteremo avanti la nostra battaglia: raccoglieremo delle firme per abrogare questa vergogna. Non ci hanno permesso di parlare dentro, allora parleremo fuori”.

Oltre a Guido Crosetto, presenti in piazza anche Massimo Corsaro, Giorgia Meloni (che è poi entrata in Aula per la votazione), l’europarlamentare Marco Scurria e Andrea De Priamo, presidente della Costituente romana di Fratelli d’Italia.

“Siamo qui per sostenere la battaglia dei nostri deputati in Parlamento – ha dichiarato De Priamo – Siamo qui per dire "no" a questo ignobile atto che svende la nostra Banca Nazionale, che è una parte importante della nostra identità. Perché – spiega – la sovranità economica e monetaria concorrono a costituire la nostra identità nazionale. E tutto questo è avvolto in un silenzio assurdo”.

“Se questo decreto sarà convertito, diventando legge dello Stato – continua De Priamo – ci attiveremo con presidi e raccolte firme. Non permetteremo che tutto passi nel silenzio, e che poi non se ne parli più. Non possiamo tacere su un regalo che viene fatto alle banche e ai danni del popolo italiano”.

Intanto, dalle dichiarazioni di voto, iniziate alle 10, si apprende che oltre Fratelli d’Italia, anche il MoVimento 5 Stelle, Forza Italia e Lega Nord non hanno accordato la fiducia.
In Aula si sono verificati momenti di disordine e il presidente Luigi Di Maio (M5S) è stato costretto a sospendere la seduta per 5 minuti e ad allontanare dall’Aula alcuni esponenti del suo movimento che avevano inscenato una protesta contro il decreto legge.

La fiducia al Governo sul decreto, comunque, è passata: 335 sì, 44 no, 1 astenuto. Anche stavolta il testo approvato è identico a quello licenziato dal Senato.
La votazione finale a Montecitorio avverrà la prossima settimana: prima bisognerà esaminare gli ordini del giorno, in calendario lunedì. Il provvedimento scadrà il 29 gennaio.

Redazione

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