Berlusconi, Senato vota decadenza

Il presidente Grasso annuncia l’esito della votazione: l’ex premier non è più senatore

Il giorno tanto atteso dall'intero mondo politico italiano è giunto: il Senato ha votato la decadenza di Silvio Berlusconi alle 17.43.

A partire da questa votazione, l'ex presidente del Consiglio non è più un senatore della Repubblica italiana.

Si consuma, così, una giornata storica per la politica del nostro paese. Prima della votazione, Berlusconi aveva tenuto un comizio a Palazzo Grazioli, nel quale era tornato ad accusare la magistratura e la sinistra italiana:"È una giornata di lutto per la democrazia – ha affermato il Cavaliere – ma noi restiamo in campo, nonostante dal 1994 i giudici di estrema sinistra stanno tentando di eliminarmi dalla politica".

Come prevedibile, la seduta è stata caratterizzata dalla tensione: Forza Italia ha chiesto di procedere con il voto segreto, trovando l'appoggio del nuovo gruppo facente capo ad Angelino Alfano. Grasso, tuttavia, ha respinto la proposta.

I senatori che fino a pochi giorni fa componevano il Pdl hanno comunque dato battaglia fino all'ultimo istante, presentando 6 questioni pregiudiziali e 7 ordini del giorno in difformità della relazione della Giunta per le Immunità, pertanto contro la decadenza e il voto segreto.

Ma alla fine ha prevalso la posizione del Pd, del Movimento 5 stelle e di Sel, che hanno respinto compattamente tutti gli ordini del giorno presentati contro le conclusioni della giunta per le elezioni del Senato. Scelta Civica, invece si è spaccata: i senatori Gabriele Albertini e Tito Di Maggio si sono astenuti, in dissenso con il partito.

Immediate le reazioni. Tra i primi commenti spicca la dichiarazione del segretario del Pd, Guglielmo Epifani:"Il Senato non ha fatto altro che il suo dovere, ha applicato la legge. Chi grida al golpe, minaccia sfracelli e usa toni irrispettosi sceglie la strada dell'avventura".

Sul fronte berlusconiano interviene in prima persona la figlia Marina, che dichiara sinteticamente:"La politica si arrende alla magistratura".

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