Bettie Page: la regina delle pin-up e la sua follia

Vita e morte della reginetta delle pin up, Bettie Page

L’iconica frangetta nera cortissima, il corpo tutto curve, gli occhi blu, il sorriso ingenuo eppure sexy , conosciuta e amata in tutto il mondo, ha creato uno stile inimitabile, benché imitatissimo, basti pensare ai personaggi del cinema, uno su tutti Mia Wallace/ Uma Thurman in Pulp Fiction, Bettie Page è il simbolo di un’epoca e soprattutto della trasgressione e della sensualità. Tuttavia, non era solo questo, Bettie Mae Page, nata a Nashville il 22 aprile 1923 nel sobborgo di Kingsport da Walter Roy Page e Edna Mae Pirtle, e morta a 85 anni l’11 dicembre del 2008 a Los Angeles.

La famiglia di Bettie Page

La più peccaminosa pin up della sua epoca, oggetto del desiderio collettivo, ebbe una vita non facile e piena di ombre. Nata durante la Grande Depressione in una famiglia misogina, come sovente accadeva in quegli anni, la madre decise di tenere i sei fratelli in casa e di affidare le figlie femmine a un orfanotrofio. Dei suoi genitori ha detto sessanta anni dopo:

‘’Era una moglie fedele, mio padre un verme. Molestò tutte e tre le sue figlie’’.

 Confessò che il padre aveva abusato di lei quando aveva solo tredici anni:

‘’Non mi ha mai stuprata per paura di mettermi incinta, ma mi toccava continuamente’’. Il padre, Roy Page, era un meccanico senza un soldo, comprava il silenzio della figlia con i soldi per il cinema. Bettie Page ha sempre sofferto anche a causa della figura della madre, una donna anaffettiva e avrebbe fatto qualunque cosa pur di conquistare il suo affetto.

La donna che continua con la sua bellezza, il suo stile e la sua sensualità a ispirare le donne di tutto il mondo, imitata da Dita Von Teese diva del burlesque, e da chiunque ami la bellezza femminile, celava più tormenti e segreti di qualunque altra icona sexy.

Era una studentessa modello, si diplomò e il suo desiderio era quello di fare l’insegnante. Ben presto, però, iniziò a frequentare corsi di recitazione e maturò il sogno di diventare attrice. Il cinema però non la vuole e i provini non hanno l’esito sperato.

La carriera da modella

Ma la sua vita cambia quando incontra Jerry Tibbs, poliziotto di professione con la passione per la fotografia. Da questo incontro in poi comincia la sua carriera da pin-up nei Camera Clubs, ovvero modella per professionisti ma anche per erotomani  più o meno latenti.

Tuttavia, l’incontro fondamentale della sua vita avviene nel 1954 con Bunny Yeager, ex-modella e aspirante fotografa, che la scrittura per un servizio fotografico in Florida. Il risultato sono le celeberrime foto di  “Bettie nella giungla”  che furono inviate a Playboy e la Page divenne playmate del mese nel gennaio del 1955.

Lo stile Bettie Page

L’iconico stile di Bettie Page nasce in scantinati miseri e tristi di Manhattan e di Brooklyn dove si predisponevano i set. Così sboccia la Bettie Page che tutto il mondo conosce e ammira:  frangetta cortissima, capelli neri, curve mozzafiato e perfette, bellissimi occhi blu. La pin-up per antonomasia posò per sette anni, dal 1950 al 1957, ma il numero di scatti non ha eguali nella fotografia.

I vip e Bettie

Le avances e soprattutto le molestie erano all’ordine del giorno e la Page dichiarò anni dopo:

‘’Nel 1955 mi chiamò Howard Hughes. Disse che voleva farmi un provino nel suo studio. Ma io avevo sentito dire che non avrebbe fatto niente a meno che non fossi andata a letto con lui. Non sono una di quelle. Non l’ ho mai richiamato’’.

Rivelò anche di una telefonata in incognito ricevuta dalla super star del cinema Katharine Hepburn: ‘’Mi sono stesa sul letto e ho chiuso gli occhi. Ha fatto tutto lei. Avrei potuto vendere la storia alla rivista Confidential, allora nessuno sapeva della sua doppia vita. Ma non volevo che i miei fan pensassero che anch’ io fossi lesbica’’.

Frank Sinatra la invitò nella sua villa di Palm Springs per presentarle un amico che si rivelò essere J. F. Kennedy. Fecero sesso a bordo piscina. ‘’Aspettavo da tanto’’, disse il Presidente, ‘’ho tutte le tue foto’’.

L’inferno

Nel 1958 aveva già due divorzi alle spalle e scomparve dalle scene.

Nel 1960 l’ Fbi aprì un fascicolo su Bettie Page che riguardava una maxi inchiesta sull’ influenza negativa della stampa erotica. Successivamente, dopo gli interrogatori e alcuni episodi di stalking, Bettie Page andò via da Nerw York cercando di rifarsi una vita.

Ebbe una conversione, almeno così le apparve, in una chiesa di Miami la notte di capodanno nel 1960.

Negli anni successivi emersero i demoni che, presumibilmente, covava da anni. Fu una donna molto sola, preda della follia. Sentiva delle voci che la indussero a compiere atti di violenza. Aggredì la sua padrona di casa con un coltello e fu rinchiusa in un istituto psichiatrico per ben due anni.

L’oggetto del desiderio che tutti avevano bramato si rivelò malata, diagnosi: schizofrenia paranoide.

Le sue foto in bikini o in biancheria intima, in atteggiamenti solari o anche in pose e abbigliamenti fetish, bondage, anche in atteggiamenti sessuali espliciti con altre modelle, furono un’ autentica premessa alla rivoluzione sessuale che sarebbe arrivata negli anni sessanta.

Negli anni Novanta riconquistò un po’ di serenità e di salute mentale.

Non permise più a nessuno di scattarle una sola fotografia né di filmarla.

Negli ultimi anni della sua vita incaricò uno studio legale di aiutarla a recuperare una parte dei profitti che erano stati fatti con le sue immagini e con una parte di questi riuscì a sopravvivere. Sarebbe morta in miseria se Hugh Hefner, l’ editore di Penthouse, non le avesse dato una mano.

Facciamo  nostre le parole del suo agente Mark Roesler che l’indomani della sua morte scrisse :

‘’Catturò l’immaginazione di una generazione di uomini e di donne col suo spirito libero e la sua sensualità senza remore. È l’incarnazione della bellezza’

Nell’ opuscolo commemorativo che fu distribuito al funerale, nel 2008, c’ erano le  ultime parole di Bettie Page:

‘’Non ho cercato di essere scandalosa o di essere una pioniera. Non ho cercato di cambiare la società o di anticipare i tempi. Non ho pensato di essere un’ emancipata e non credo di aver fatto qualcosa d’ importante. Sono solo stata me stessa. Non conosco altro modo di essere o di vivere’’.

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