Borseggiatrici incinte sui mezzi pubblici: “In galera non ci vado, sono incinta”

“In galera non ci vado, sono incinta”. E’ lo stratagemma usato dalle “manolesta” in dolce attesa

borseggiatrici incinte

Borseggiatrici rom

Quello delle borseggiatrici incinte è un fenomeno diffuso nella Capitale, una piaga ancora da sanare, un pessimo biglietto da visita per i turisti.

I Carabinieri della Stazione Roma San Lorenzo in Lucina hanno denunciato a piede libero 5 ragazze nomadi di età compresa tra i 19 e i 26 anni, provenienti da vari insediamenti della Capitale e della Provincia, con l’accusa di furto aggravato.

Borseggiatrici incinte piaga della Città Eterna

Le ‘manolesta’, tutte in dolce attesa, sono entrate in azione a bordo del tram 3: dopo aver accerchiato la loro vittima designata, un’anziana donna romana, le hanno sfilato dalla borsa il portafogli con carte di credito e denaro contante.

I militari, in servizio antiborseggio, hanno assistito alla scena e sono immediatamente intervenuti bloccando la banda di ladre e recuperando la refurtiva, interamente restituita alla vittima. Per le 5 borseggiatrici, in virtù del loro stato di gravidanza, è scattata la denuncia a piede libero.

“In galera non ci vado, sono incinta”. E’ lo stratagemma utilizzato dall’ormai celeberrima Madame Furto, Vasvija Husic, borseggiatrice seriale bosniaca arrestata più di quaranta volte. La donna deve scontare una serie di condanne che cumulate insieme arrivavano ad oltre 30 anni.  Eppure, in carcere, non ci è mai andata.

A 33 anni la rom ha imparato molto bene come aggirare la legge italiana. Dopo aver partorito dieci figli, ha “usato” l’undicesima gravidanza per evitare la galera e rimandare la condanna a dopo il parto. E’ riuscita a ottenere il beneficio del “differimento pena”.

Madame Furto presa di mira da Matteo Salvini

Presa di mira dall’allora ministro degli interni Salvini, che in un tweet sembrerebbe ipotizzare la soluzione estrema della sterilizzazione nei confronti di Madame Furto.

Questa maledetta ladra in carcere per trent’anni. Messa in condizione di non avere più figli, i suoi poveri bimbi dati in adozione a famiglie perbene. Punto”. Così scrisse un anno fa il leader della Lega, allora ministro dell’Interno, Matteo Salvini.

I giudici si sono sempre comportati in modo indulgente con lei. Anche durante l’ultimo processo, sono state prese in considerazione “le condizioni e la tenera età dei figli”, alcuni dei quali hanno meno di tre anni. E così, sapendo di farla sempre franca, è tornata a fare quello che le riesce meglio: derubare qualcuno con destrezza, sottraendogli ciò che ha in borsa o nelle tasche.

(Com/Ekp/ Dire) 

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