Bruce Springsteen sconvolge Roma

“Il concerto più bello che abbia mai fatto in Europa”

"Sono un giovane uomo, parlo a voce alta..

Sì piccola,cammino davvero orgoglioso con te, perciò scuotitela di dosso, scuotiti di dosso la tua vita di strada, scrollati di dosso la tua vita di città..
Salta sul treno, salta sul treno della notte..saltaci sopra."
New York City Serenade

Esattamente un anno fa m’innamorai di due uomini. Il primo che conobbi mi fece ascoltare questa canzone in una notte di giugno, una delle tante notti passate in macchina a vagare, fumare, esagerare. L’altro era colui che la cantava: Bruce. Bruce Springsteen, il Boss, Dio sceso in terra fattosi uomo e profeta dell’amore.. Insomma chiamatelo come volete, in ogni caso è l’amore dei suoi fan a rendere ogni nome e soprannome affibbiatogli forte e potente, proprio come il significato delle sue parole. Sì perché, per quanto tutta questa passione nei suoi confronti possa sembrare melensa e scontata a chi non ha mai ballato con lui, a chi non l’ha mai visto muovere le gambe come neanche Elvis faceva, a chi non è mai stato tre ore e mezza in piedi ad un concerto (perché non troverete mai nessuno che a 64 anni suona-balla-canta-suda-si piega e si rialza per tutto quel tempo) , è di amore che si parla.
Ed io ieri sera a Rock in Roma l’ho visto. L’ho visto in mezzo a quarantamila persone di generazioni diverse, vestite in modo diverso l’une dalle altre, con modi di fare e abitudini che non si assomigliavano tra loro ma che tra una canzone e l’altra sembravano essersi magicamente fusi. Mi sono guardata intorno e ho avuto la sensazione, breve e fugace, di capire finalmente cosa fosse il rock. Crollate tutte quelle serie di stronzate sulla tecnica e la tipicità del genere, mi è venuto in mente il rock di mia madre, quello che conserva sottoforma di vinile negli scaffali della libreria, o che ogni tanto tira fuori accennando dei passi mai visti accompagnati da movimenti buffi delle mani, che io, ieri sera, mi sono ritrovata a fare!
Bruce unisce le folle, le generazioni, gli amanti e gli amici, e quando lo fa, con quel sorrisetto, sembra quasi ti stia fregando!

Ieri sera ha lasciato a bocca aperta quarantamila persone con New York City Serenade,(accompagnato dai violini dell’Orchestra Roma Sinfonietta) mai cantata prima d’ora in Europa. Il mio ragazzo piangeva e la folla era scioccata; ci ha fatto ballare del puro rock’n’ roll con Summertime Blues e Stand On It, e poi She’s The One, Rosalita, Waitin’ On a Sunny Day cantata con “l’aiuto” di un bambino preso dal pubblico e fatto salire sul palco; ci ha fatto rinascere con The Rising e alla fine è partito con Born in the U.S.A, Born to run e Dancing in the dark. In tutto ciò, sul palco, ha concesso una richiesta di matrimonio con tanto di inginocchiamento del futuro sposo e una schitarrata da parte di due fortunatissime che non smettevano di ballare e cantare con lui..il Boss. Suona Tenth Avenue Freeze-Out, commosso con lo sfondo delle immagini di Big Man e Danny Federici, in memoriam.
Twist and Shout, una Shout infinita tra risate e mal di gambe.. e infine, finalmente, la suona: prende l’armonica e ci rapisce tutti con Thunder Road. C’era un silenzio quasi religioso, forse perché per alcuni proprio di religione si tratta.. Di una devozione sana e indiscussa nei confronti di chi ha sempre parlato di emarginati, di perdenti e sognatori, di un punto di non ritorno o di un punto di partenza e della voglia di correre e correre, ma soprattutto del punto di arrivo, la terra promessa.

“..perciò Mary, salta dentro. È una città piena di perdenti e io me ne sto andando per vincere”
Thunder road
 

 

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