Caccia alla volpe. Ancora… Stavolta si va nel piacentino

Tornata di gran moda, la caccia alla volpe italiana si contende il primato con quella ben più nota d’Oltre Manica

E’ singolare come, di tanto in tanto, ci sia il politico di turno che, come nulla fosse e armato di carta e penna, metta un paio di firme in calce che, tradotte, significheranno lo sterminio per questa o quella specie animale. E allora, anche stavolta, tocca di nuovo alle volpi. La Provincia di Piacenza, infatti, aveva stabilito che la caccia al “pericoloso killer sanguinario che infesta le campagne e le città” si sarebbe potuta effettuare anche nelle aree che, normalmente, non sono destinate alla caccia. Così, come se non bastassero già le doppiette in circolazione a caccia di ciclisti presi per lepri, come accaduto un paio di giorni fa nel nord est del Paese, ora ci si può aspettare di tutto, anzi di più. Già. Perché una volta, e sembrano secoli fa, la maggioranza dei cacciatori si alzava all’alba per procurarsi la cena e non abbandonava il cane poco esperto nei boschi lasciandolo al suo destino.

Cacciare un animale come la volpe perché, viene giustificata l’ordinanza, si nutre anche delle stesse prede prese di mira dai cacciatori è assurdo. Come il sale nel caffè!

Nel frattempo, come sempre accade, le volpi pagheranno l’ignoranza di chi le vede portatrici di peste e di chissà quale altra calamità naturale. Dimenticando, è un classico della politica dell’ex bel paese, che la volpe svolge un ruolo estremamente importante in natura. Tiene d’occhio il numero di ratti e roditori, ad esempio. Per non parlare della strepitosa intelligenza che guida questo splendido animale da millenni.

Le autorità firmatarie dell’ordinanza si sono pregiate di ricordare che avevano accettato la richiesta delle varie associazioni ambientaliste e di cittadini comuni nella quale si deprecava la possibilità di andare a cacciare gli animali anche nelle tane per cancellare, così, l’intera cucciolata. La barbarie, fortunatamente, era stata evitata. Personalmente, non riesco a capacitarmi ancora di come si possa partorire un’idea del genere se non nel campo cinematografico degno del miglior “splatter” anni 70. Ed è forse uno degli adepti del Lucio Fulci nazionale che, forse pensando ad una nuova, improbabile, sceneggiatura sfodera penne e calamai pregustando un successo al botteghino che non arriverà mai.

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