Casapound, Di Stefano: Raggi incapace di risolvere i problemi di Roma

Secondo Di Stefano la Raggi utilizza Casapound per distogliere l’opinione pubblica dai veri problemi di Roma silurando Di Maio mentre la nazione non cresce e non migliora

Abbiamo intervistato Simone Di Stefano, leader di Casapound, il quale si è espresso sulla situazione europea e italiana nel contesto dell'UE oltre che della situazione interna della nazione; Di Stefano si è espresso anche in merito allo stato della capitale esprimendo il suo sdegno nei confronti dell'amministrazione Raggi che, secondo lui, utilizza Casapound come specchietto per le allodole per distogliere l'attenzione della popolazione dalla sua incapacità di governo legata anche alle correnti interne che sembrano navigare anche contro lo stesso governo nazionale e lo stesso Di Maio.

Rispetto ad altri movimenti di destra sembravate essere più europeisti ma da quando non c’è la sinistra al governo italiano la politica europea sembra soffiare controvento rispetto all’Italia; è cambiata anche la vostra idea nel corso degli anni?

Da tempo abbiamo maturato l’idea di una sovranità nazionale piena e la nostra idea è quella di uscire dall’Euro e dall’UE visto che l’unione dei popoli, sogno della destra degli anni settanta, non si può realizzare nell’Unione Europea, quindi la soluzione è uscire in maniera unilaterale e immediatamente come ha fatto l’Inghilterra allontanandoci da quella che ormai è solo una alleanza franco-tedesca nata per danneggiare le altre nazioni dell’Unione.

Il fenomeno immigrazione che colpisce l’Italia come dovrebbe coinvolgere l’assetto europeo?

Non credo che l’UE abbia voglia di risolvere questo problema, l’Italia dovrebbe intervenire sulle coste africane soprattutto in Libia dove c’è una storia importante di partecipazione italiana e in accordo con il governo libico intervenire in maniera militare, infrastrutturale e economica per creare le condizioni affinchè la gente non parta più. Anche la politica dei porti chiusi, in realtà, non è del tutto coerente visto che, alla fine, questi porti sono sempre aperti visto che attraccano una volta che hanno preso il mare perché vanno salvati. Utilizzare manodopera locale per la rinascita libica, magari usando anche i 500.000 africani che stanno in Italia, assieme al nostro esercito che dia una mano nel coordinare, penso sia la soluzione migliore e più ottimale.

La politica e le misure adottate da Salvini al riguardo?

Aveva parlato di rimpatri ma se ne vedono pochi, una volta preso un qualsiasi spacciatore nigeriano avrebbe dovuto essere rispedito in Nigeria ma anche questo non si vede; mentre i porti in realtà non sono così chiusi come si dice. Ha comunque fatto bene nell’adottare queste misure che hanno ridotto partenze e arrivi.

Riguardo alla politica interna qual è la vostra idea di politica economica, sociale e sicurezza?

Vogliamo da sovranisti una banca centrale che emetta moneta propria sotto il controllo del ministero dell’economia; così facendo sarebbe possibile far circolare il denaro come negli anni ’60, ’70, ’80 quando tutti lavoravano e guadagnavano potendo sopperire alle esigenze e ai bisogni quotidiani. La presenza dello Stato dovrebbe ritornare sovrana, vorremmo che si rifondasse l’IRI, che lo stato intervenisse per salvare le aziende, che ci fosse un sistema di economia mista pubblico-privato, così come c’era dagli anni ’30 fino agli anni ’80 primi ’90, ma che fu smantellato da Prodi e da tutta la cricca dei privatizzatori. Riguardo alla sicurezza si deve fare di più, servono più mezzi e risorse per le forze dell’ordine, più conseguente capacità di spesa che lo Stato oggi non ha in quanto legato a tutte le idiozie dell’austerità che conosciamo; lo stato deve spendere se vuole ottenere servizi degni di questo nome e per poter spendere deve avere la sua sovranità monetaria. In merito alla sicurezza, inoltre, serve un intervento simile ad altre nazioni europee; bisogna essere più duri, qualsiasi capitale europea è in condizioni diverse da Roma, che è un caso unico, nella quale basta camminare per vedere ovunque buche, pozzanghere, spazzatura, barboni, immigrati ovunque e tutti se ne fregano; hanno votato il sindaco del cambiamento e dopo tre anni ancora camminiamo tra l’immondizia; anche qui serve capacità di spesa e mentre altri Paesi sono fortemente indebitati l’Italia i soldi non se li è fatti prestare ma continuando così si avrà bisogno di chiedere fondi; più si interviene e più la città migliora anche grazie ai cittadini che si sentono parte di una politica comune e attiva. Assistiamo ad una amministrazione Raggi, come dicono tutti i romani, fallimentare per incapacità e impossibilità di governo; però il compito del sindaco è di risolvere i problemi della città non di uscire fuori e dire oggi sgombriamo Casapound.

A proposito dello sgombero sembra che la vostra sede sia l’unica ad essere occupata al contrario dei centri sociali verso i quali il comune sembra assente?

I centri sociali a Roma non li tocca e non li nomina nessuno ma non solo i centri sociali, accade anche per le occupazioni abitative; se si parla solo di Casapound allora è il riflesso di una visione politica di sinistra e di estrema sinistra che non ha nulla a che fare con un eventuale debolezza della giunta Raggi; d’altra parte nel M5S romano ci sono esponenti della sinistra anche estrema e con la denuncia del palazzo di Casapound ha voluto tirare un siluro a Salvini; l’area di Fico ha tirato una polpetta avvelenata a Salvini nonostante alleati di governo ma anche a Di Maio; il problema del M5S è questo, la gente li ha votati pensando fossero un movimento monolitico e poi scopri che all’interno ci sono correnti e correntine. D’altra parte accade ciò che fece anche il sindaco Marino il quale quando si accorse che non riusciva a risolvere i problemi iniziò a parlare di Casapound per distrarre le persone e distogliere l’opinione pubblica dai veri problemi.

In merito alla sicurezza le ronde di Casapound sono un deterrente che possa restituire aree della città alla popolazione o solo una manovra per attrarre consensi?

Vogliamo solo dimostrare che volendo è possibile intervenire risolvendo il problema. Non è colpa della polizia se non è sempre presente, le loro forze e i loro mezzi sono limitati. Non siamo a favore del cittadino che deve armarsi per difendersi o che deve fare da sé per rendere sicure le città o alcune aree; questo è un compito dello Stato che deve assolverlo nella maniera più corretta e far sparire coloro che in determinate zone mettono a rischio la sicurezza dei luoghi. Certamente il comune potrebbe utilizzare la marea di vigili urbani che spesso non fanno nulla di ciò che servirebbe ma poi finisce lì; chiaramente più si lascia nell’incuria un luogo e più la situazione peggiora. Il problema è lo Stato e la Polizia perché se si passa in un luogo, come ad esempio a piazza Vittorio, e si vedono individui senza documenti o che non sono in regola e fanno qualcosa di illegale se sono stranieri vanno allontanati dal territorio italiano, ma questo manca visto che il giorno dopo, se fermati, si ritrovano esattamente nello stesso posto.

Foto di Roberto Benedetti

 

 

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