Cernobyl, Manduria e il vuoto da riempire per far ripartire il Luna Park

Il medesimo conflitto di vita mancata e morte avvenuta, si può ricavare analizzando gli scioccanti fatti avvenuti a Manduria

Il 26 Aprile del 1986 esplodeva uno dei reattori della centrale nucleare di Cernobyl in Ucraina. L’incidente provoca radiazioni letali cento volte superiori a Hiroshima e Nagasaki. Pripyat era una cittadina sovietica modello felice, costruita appositamente a pochi chilometri dal reattore per offrire spensieratezza a chi vi lavorava. Ripassando lo sguardo sugli scatti fotografici di quel luogo surreale abbandonato da Dio e dagli uomini, un’immagine colpisce per il contrasto che evoca: un parco divertimenti fatto di ruota panoramica, giostra e autoscontro che avrebbe dovuto essere inaugurato per la festa imminente del 1 Maggio di quei 33 anni fa, rimasto inutilizzato e quindi scaricato al proprio destino. Nessun bambino si è divertito mai in quel parco giochi.

Il medesimo conflitto di vita mancata e morte avvenuta, si può ricavare analizzando gli scioccanti fatti avvenuti a Manduria in provincia di Taranto in questi giorni, dove un uomo di 66 anni è stato ammazzato da una baby gang di 12 minorenni supportata da 2 maggiorenni. Lungamente minacciato, deriso e beffeggiato, poi derubato, picchiato e ripreso dai soliti telefonini per esser esposto al ludibrio della cerchia di quei giovani maledetti in preda ad un delirio satanico, Antonio Cosimo Stano ha avuto la sola colpa di precipitare nella rete della noia di paese (o in altri casi di periferia ma il luogo non ha più importanza) di un gruppo di ragazzi: un vuoto colmabile solo da una violenza incomprensibile. Abbandonato come il luna park di Prypiat e ritrovato dopo giorni accomodato su una sedia in fin di vita, Antonio se n’è andato in ospedale dopo gli inutili tentativi di salvarlo. Praticamente assente l’interesse o la pietà del vicinato, oggi scosso e troppo tardi piangente.

Antonio, per il gruppo dei giovani teppisti era “il pazzo del Villaggio del Fanciullo. “Pensionato, viveva solo, era un uomo riservato e chiuso ma a suo modo vicino alla comunità.” Raccontano di lui. Non chiosiamo forse così: …a suo modo, quando qualcuno non ci assomiglia nei comportamenti per così dire normali? Prypiat e Manduria, due luoghi così distanti e diversissimi, eppure identici nell’essere accumunabili al destino mancato di quello che avrebbe potuto essere e non è stato.

Da una parte giostre tirate su per sradicare dalla realtà schiacciante, fisica e ripetitiva – l’aspirazione di felicità dell’uomo, innalzandola e appunto spingendola da terra fino al cielo; costruzioini meccaniche eppure mai usate e definitivamente abbandonate alle ferite indelebili e incrostabili del tempo; dall’altra la potenziale pacata e sana spensieratezza di quegli adolescenti, ignorata orrendamente da un’arancia meccanica di morte: giovani divenuti adulti e feroci nello scatto di una videochat – gia’ oscurati dall’ombra delle loro scelleratezze riprese da un cellulare. A Manduria, il parroco ricorda come Antonio fosse “…un tipo riservato, timoroso, evidentemente con problemi psichici e che amasse gonfiare palloncini per poi attaccarli al cancello della chiesa”.

Radiazioni nucleari come conseguenza del nulla, contaminazioni che sembrano innocue fino a provocare danni irreparabili. Palloncini, zucchero filato, giostre… un binario di favolose abitudini fantastiche che l’immaginario gioioso di un giovane dovrebbe normalmente percorrere, ma che a Prypiat come a Manduria per i destini odiosi della vita, è completamente deragliato, facendoci precipitare nel vuoto. Chiediamoci ora come riempire quel vuoto attraverso contenuti umani che ci consentano di decontaminare di scorie una società cresciuta troppo in fretta, e proviamo in qualche modo a far ripartire quel festante luna park che vive dentro di noi.

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