Categorie: Politica

Colleferro, revamping, breve excursus per individuare le responsabilità

Altre giornate intense per i lavoratori di Lazio Ambiente e per il direttore degli impianti di termovalorizzazione. Venerdì scorso (20 aprile 2018 ndr), avevamo lasciato le RSU con un appuntamento in Regione per oggi. Avevamo lasciato il direttore del termovalorizzatore all’indomani dell’ennesimo blocco di un mezzo diretto agli impianti.

La settimana non si è aperta nel migliore dei modi. All’incontro in Regione hanno ricevuto i rappresentanti sindacali gli assessori al Bilancio, Lavoro e Ambiente. Per l’assessore al Bilancio la situazione economico – finanziario è attenzionata con stretta sui comuni morosi, anche quelli che hanno preso un’altra strada in merito alla gestione integrata dei rifiuti. Il pensiero positivo dell’assessore al ramo fa sperare che tutti i debiti vengano risolti per poter garantire gli stipendi ai lavoratori fino alla fine del bando per la vendita dei termovalorizzatori. Anche il nostro auspicio è la soluzione a questa annosa vicenda. A proposito di bando pe la vendita dei termovalorizzatori, con l’intervento dell’assessore all’ambiente si evince che si capirà la strada che prenderà la Regione in materia solo dopo la scadenza del bando per la vendita, a giugno. E fino ad allora? Infine l’assessore al lavoro ha voluto presenziare l’incontro per rassicurare i rappresentanti sindacali che qualsiasi cosa accada sono pronti a intervenire. 

Intanto a Colleferro, dopo il blocco di un camion giovedì scorso (19 aprile 2018 ndr), ieri un altro episodio increscioso ha coinvolto il direttore del termovalorizzatore che sta solo tentando di svolgere il lavoro al quale è stato chiamato, vale a dire manager responsabile di due impianti di termovalorizzazione che necessitano, comunque, di manutenzione.

I termovalorizzatori, lo ricordiamo, sono fermi, uno dal dicembre 2016 e l'altro dal gennaio 2017, quindi oltre un anno di fermo degli impianti, partiti a pieno regime nel 2003. Il fermo definitivo, prima di arrivare alla decisione del revamping è arrivato a fine 2016 dopo una serie di malfunzionamenti o funzione parziale, per via della corrosione dei tubi di collegamento con la caldaia. “Tale indisponibilità e alternanza dell’impianto non era più compatibile con l’esercizio di un’azienda sanaci spiega l’ing. Capriotti non possiamo permetterci di distruggere ricchezza, come si sta facendo in questi mesi. Gli imprenditori creano ricchezza, i manager sono chiamati a mantenere tale ricchezza oppure ad accrescerla e io mi batterò affinchè le cose vadano avanti, in quanto faccio quello che devo fare e lo faccio nel rispetto delle regole e delle norme vigenti”.

L’argomento termovalorizzatori è talmente ampio che non potremmo affrontarlo in poche righe. Quello che vogliamo, è capire come si arriva al revamping e a tutto quello che si sta susseguendo da luglio scorso ad oggi. Già dal 2015,  le analisi effettuate su un pozzo d’acqua, sottostante la collinetta dei termovalorizzatore, avevano evidenziato una quantità al di sopra di quella cosentita di cromo esavalente. Per tale motivo Lazio Ambiente si è autodenunciata e ha attuato tutta una serie di misure prescritte dalla Conferenza dei Servizi, nella quale erano presenti Arpa, Regione, Provincia e Comune. “Dopo le operazioni di caratterizzazione – ci spiega il direttore – si è evinto che sotto la collina è presente una lente d’acqua che non comunica con l’esterno della stessa, quindi non scende nelle falde acquifere, per la quale è stato fatto un impianto di trattamento. Dopo tali lavori le concentrazioni di cromo rientrano nella norma e abbiamo pensato che, con ogni probabilità, nelle ceneri è presente il cromo, ma le ceneri sono sigillate nelle vasche di contenimento e il pozzo di cui sopra non rappresenta un rischio per le abitazioni limitrofe e per la popolazione tutta”.

Dopo tale vicenda inizia l’attività a singhiozzi degli impianti, dovuta, come scritto sopra, all’invecchiamento dei tubi. Per tale motivo si è resa necessaria la decisione di optare per il revamping. La Regione stanzia i fondi e il revamping parte. Parliamo di 3,5 milioni di euro a linea, per un totale di 7 milioni di euro. Ricordiamo, infatti, che esistono due linee di termovalorizzazione, una di proprietà Lazio Ambiente e una partecipata da AMA Spa per il 40%. “Ovviamente l’azione di ristrutturazione dei due impianti prevede uno smantellamento del preesistente e l’istallazione di ciò che è nuovo – ci spiega il direttore – quindi a luglio 2017 c’è stato il primo smantellamento degli accessori necessari alla ristrutturazione”.

E’ del 27 luglio 2017, un’ordinanza del sindaco di Colleferro con la quale si prescrive interdizione su tutte le strade del territorio a mezzi con portata superiore a 3,5 tonnellate. “Questa ordinanza è stato un limite per il lavoro che si doveva svolgere presso di noi in quanto gli ordini fatti e il materiale in arrivo sarebbe giunto con una portata di gran lunga maggiore – ci spiega ancora il direttore del Termovalorizzatore – per cui la nostra azienda fa ricorso al Tar per questa ordinanza, vincendolo”. Tale ordinanza viene messa da parte dal comune di Colleferro, il quale ne emette un’altra con la possibilità di transito per mezzi pesanti solo dalle 8 alle 10 di mattina. “Proprio in virtù di tale ordinanza il carico arrivato il 16 novembre 2017 non potendo transitare ha proseguito per Napoli – spiega Capriotti – con tutte quelle che sono le procedure da seguire per i trasporti eccezionali, ovviamente a carico dell’azienda che ha commissionato l’ordine, vale a dire Lazio Ambiente”.

Il 5 dicembre 2017, altra storia, nota alle cronache, con l’apice della protesta popolare, per il quale il camion fa marcia indietro e sosta al Truck Village sulla Casilina. Ovviamente altre spese da sostenere per la sosta in tale area, ci domandiamo se sempre a svantaggio di Lazio Ambiente. “In virtù di tutti questi accadimenti alla fine dell’anno scorso abbiamo emesso un verbale di sospensione lavori nei termovalorizzatori, sia come Lazio Ambiente, ma anche EP Sistemi ha fatto la stessa cosa – ci spiega Capriotti – tengo a precisare che dopo il revamping gli impianti a regime avrebbero lavorato 150 tonnellate di CDR all’anno, con tutto quello che significa come guadagni per l’azienda, che avrebbe finalmente risolto un problema di liquidità nei confronti dei lavoratori e dei fornitori,  ma anche per il comune di Colleferro come ristoro ambientale”. Dal 2003 e fino al loro funzionamento entrambe gli impianti hanno significato per il comune di Colleferro 10 milioni di euro di ristoro ambientale.

Dei 7 milioni di euro per il revamping, in ogni caso, sono stati spesi i soldi di trasporti, di materiale, di penali per trasporti non arrivati a buon fine, extra per soste non previste e via dicendo. Il lavoro effettivamente portato a compimento negli impianti è pari a un milione di euro, si tratta di griglie già montate per la caldaia. I bilici fermi contengono pannelli per le caldaie, costruiti appositamente per questo impianto, secondo il progetto finanziato, per cui da pagare, a prescindere, al fornitore al quale poco interessa delle manifestazioni.  “Abbiamo scritto al prefetto nel dicembre 2017 proprio in virtù di questi blocchi – si avvia alle conclusioni l’ing Capriotti – io sto solo facendo il mio dovere e quello che mi consente la legge, se poi esiste un’alternativa ai termovalorizzatori, mi rimetto a questa alternativa, ma intanto come si pagheranno i lavoratori presenti nell’impianto fin quando durante il periodo di transito vero l’alternativa?”.

Ma poi questa alternativa esiste? E se esiste saranno utili tutti le maestranze di Lazio Ambiente impiegato oggi? La Regione ha emesso un bando di vendita per gli impianti, ma quali le sue intenzioni, dato anche l’incontro tra gli assessori regionali e le RSU ? E nel frattempo i prossimi stipendi?

I commenti di Robilotta e Parisi (EPI)

“Esprimiamo piena solidarietà all’ingegnere Capriotti, direttore dell’impianto di termovalorizzazione di Colleferro, vittima dell’insensato ostracismo dei comitati del 'NO', dell’amministrazione di Colleferro e della mancata chiarezza dell’amministrazione regionale. Ieri e oggi è stato negato l’accesso all’impianto a mezzi pesanti che avrebbero dovuto effettuare lavori di ordinaria manutenzione, ma i manifestanti a tempo pieno hanno sbarrato loro la strada”. Così in una nota il consigliere regionale Stefano Parisi, e il responsabile del Lazio di Energie per l’Italia Donato Robilotta. “Oltre al gesto violento, è grave che il direttore dell’impianto sia stato lasciato da solo nel fare il proprio dovere, ovvero quello di garantire almeno la buona manutenzione del termovalorizzatore. E’ ancora più grave però, che Zingaretti non faccia chiarezza su quello che sarà il futuro del termovalorizzatore e dei lavoratori di Lazio Ambiente. C’è una gara per la vendita dell’impianto, è ormai chiaro che l’amministrazione regionale ha interesse a farla andare deserta. Sui rifiuti zero Zingaretti ha siglato l’accordo con il Movimento Cinquestelle, barattando il suo futuro in Regione con quello della sana gestione dei rifiuti nel Lazio e con il lavoro delle centinaia di dipendenti di Lazio Ambiente”.

Redazione

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