Come la lobby dell’industria del sesso ci spaccia la prostituzione

Una battaglia che ha come maggiore antagonista la potente e ben finanziata lobby pro-prostituzione

In un momento chiave della lotta contro l’abuso sulle donne, che ha visto nascere e affermarsi movimenti globali come il #metoo e molti altri, arriva in libreria grazie a VandAePublishing, Il mito Pretty Woman. Come la lobby dell’industria del sesso ci spaccia la prostituzione, il libro-inchiesta di Julie Bindel, giornalista inglese, scrittrice, attivista politica di fama mondiale e fondatrice dell’associazione "Justice for women", che per prima ha realizzato un’indagine globale sulla prostituzione, raccogliendo dati e testimonianze in 40 paesi, città e stati fra Europa, Asia, Nordamerica, Australia, Nuova Zelanda e Africa.

Tradotto da Resistenza femminista, che da anni dà voce alle sopravvissute alla prostituzione lottando contro l’industria del commercio sessuale, il volume raccoglie 250 interviste che Julie Bindel ha realizzato visitando bordelli legali, conoscendo papponi, pornografi e sopravvissute alla prostituzione, incontrando femministe abolizioniste, attivisti pro-sex work, poliziotti, uomini di governo e uomini che “vanno a puttane”, con l’obiettivo di sfatare il falso mito del sex work: la prostituzione non è un lavoro ma un abuso a pagamento.

Il commercio internazionale del sesso è al centro di uno dei dibattiti più accesi e controversi a livello mondiale fra femministe, liberali, attivisti per i diritti umani e non solo. Oggi le donne che hanno vissuto la violenza della prostituzione hanno preso la parola contro la favola di Pretty Woman, la “puttana felice”, dando vita a un movimento globale che sta portando avanti una battaglia a favore del Modello nordico, l’unico modello legislativo che protegge i diritti umani delle persone prostituite.

Una battaglia che ha come maggiore antagonista la potente e ben finanziata lobby pro-prostituzione, costituita principalmente da proprietari di bordello, agenzie di escort e compratori di sesso, il cui intento è ridurre la prostituzione a un “lavoro come un altro”, occultando la violenza subita dalla donna e trasformando gli sfruttatori in imprenditori, allo scopo di decriminalizzare l’industria del sesso e proteggere il “diritto” dei compratori ad abusare dei corpi delle donne. Basti pensare – sottolinea Bindel nell’introduzione – a come per dare un “aspetto pulito e rispettabile” al commercio sessuale sia cambiato il linguaggio che lo descrive, per cui i papponi sono diventati “manager”, le donne prostitute “sex workers” e lo stupro “un rischio del mestiere”.

Le interviste raccolte ne Il mito Pretty Woman rivelano le bugie di una mitologia tesa a truccare gli interessi di un’attività criminale fra le più redditizie a livello globale. Come evidenzia Julie Bindel, il commercio sessuale risulta ormai comunemente accettato, a partire dalla ricorrente affermazione che “la prostituzione è necessaria, inevitabile e innocua”. Oggi più che mai è dunque necessario promuovere una campagna contro la normalizzazione dello sfruttamento, della proprietà di bordelli e dell’acquisto di sesso.

In libreria dal 31 gennaio.

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