Comunità ebraica di Roma: “Da noi nessuna fuga verso Israele”

A differenza della Francia, gli ebrei italiani non tornano in Israele per paura di attentati ma per motivi differenti

"Il fenomeno della alya, termine che si traduce con salita, ma con cui si intende il ritorno degli ebrei in Israele dalle nazioni europee, interessa l'Italia ormai da un paio di anni in modo consistente. A differenza della Francia, però, gli ebrei italiani non decidono di tornare in Israele per paura di attentati o per antisemitismo, ma per motivi differenti, legati principalmente alla ricerca di lavoro". E' quanto afferma il portavoce della Comunità ebraica di Roma, Fabio Perugia, raggiunto telefonicamente dall'agenzia di stampa Dire. Nei giorni successivi agli attentati di Parigi, che hanno coinvolto anche gli ebrei transalpini a causa dell'assalto al supermarket kosher 'Hyper Cacher', dalla Francia giungono notizie relative ad un cospicuo numero di ebrei intenzionati a lasciare il Paese per tornare in Israele. A Roma e in Italia può succedere la stessa cosa? "Nonostante i fenomeni di antisemitismo e gli ultimi fatti di Parigi gli ebrei italiani non fuggono dall'Italia" spiega Perugia.

"Viviamo questi momenti con apprensione- prosegue il portavoce della Comunità ebraica romana – Attorno a noi le Prefetture hanno alzato i livelli di sicurezza. Ma noi siamo legati al nostro Paese e sappiamo che gli italiani sono moderati. Gli ebrei romani vivono in città da 2.200 anni circa e difficilmente potranno stradicare le loro radici così profonde. Israele è nel nostro cuore ma l'Italia non si può cancellare". "Il problema è il lavoro – conclude Perugia – gli ebrei romani che scelgono il trasferimento in Israele lo stanno facendo principalmente per due motivi: quelli più anziani a causa della crisi economica, soprattuto gli adulti che hanno perso un lavoro magari legato agli antichi mestieri che stanno morendo. E poi ci sono i giovani che vanno a studiare nelle università israeliane, tra le migliori al mondo".

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