Coronavirus: da triage ospedaliero a triage maxiemergenza

Quando si passa dal triage ospedaliero a quello delle maxiemergenze significa che la situazione è ai limiti del collasso. Restare a casa è l’unica misura per contenere il virus

“Nel momento in cui si parla di dare la precedenza alle cure di chi ha più probabilità di farcela si è passati dall’emergenza ospedaliera ai protocolli applicati per le maxiemergenze”. A dirlo è l’avvocato Domenico Oliva, esperto di emergenza e soccorso 118 e di maxiemergenze, responsabile per numerosi anni di postazioni 118 anche per conto del Sovrano Militare Ordine di Malta. “Nel triage ospedaliero, diviso per codici di gravità, l’attenzione viene rivolta al paziente più grave che ha la precedenza e sul quale si concentrano le cure dei sanitari; nella maxiemergenza, caratterizzata anche dall’alto numero di pazienti, l’ordine si inverte nel senso che la precedenza viene concessa al paziente che ha più probabilità di essere salvato.”

Indubbiamente questo lascia comprendere quanto grave sia la situazione legata alla diffusione del coronavirus sotto un duplice aspetto: quello del diffondersi dell’epidemia e quello della conseguente insufficienza dei posti a disposizione negli ospedali che accolgono i numerosissimi pazienti. Così aggiunge Oliva: “Come gli esperti ripetono, ormai, insistentemente i posti a disposizione sono limitati e si stanno esaurendo – d’altra parte le terapie intensive e sub-intensive prevedono un numero tale da poter affrontare situazioni di normale amministrazione e a volte nemmeno quelle; è chiaro che un improvviso picco della richiesta di posti ha mandato in tilt il sistema portandolo ai limiti del collasso se non fosse per gli incredibili sforzi sostenuti dal personale medico e paramedico degli ospedali interessati. Gestire una maxiemergenza non è affatto facile, richiede scelte immediate e importanti che, spesso, hanno riflessi non solo sui pazienti ma anche sugli operatori sia dal punto di vista etico che psicologico. Essere sottoposti a ritmi impensabili in cui l’attenzione deve restare alta e a decisioni su quale vita salvare e di quale vita decretare la fine mette a dura prova l’equilibrio psicologico anche di quei medici e infermieri di dura tempra e di esperienza comprovata.”

La condizione del  Paese è sempre più precaria e i provvedimenti che coinvolgono l’intera popolazione nazionale ne sono la prova. Gli inviti rivolti alla popolazione –  di restare in casa, nel caso si esca di evitare luoghi affollati, di lavare spesso le mani, di restare alla debita distanza di almeno un metro da altri soggetti – devono essere perentoriamente osservati per la nostra incolumità e per quella dei nostri cari; questo è l'aiuto notevole che ciascuno di noi può contribuire ad offrire alla lotta al coronavirus. Intanto è di queste ore la notizia di numerose evasioni da alcuni carceri italiani, episodi che contribuiscono soltanto a complicare una condizione già di estrema difficoltà e disagio.

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