Salute e Benessere

Cosa mangiare per dormire meglio: l’insonnia mediana

Proseguiamo le considerazioni sul riposo notturno, iniziate con l’articolo precedente. La volta scorsa abbiamo parlato della cosiddetta insonnia iniziale, quella cioè caratterizzata prevalentemente dalla difficoltà a prendere sonno. Lì abbiamo visto come sedare il sistema nervoso e come migliorare il rilassamento muscolare per favorire l’addormentamento.

Oggi parliamo invece della cosiddetta insonnia mediana, quella cioè che si presenta durante la notte e che, più frequentemente, si manifesta nella fascia oraria fra l’una e le tre/tre e mezzo.

Non ha niente a che fare con la precedente.

La persona che ne soffre non ha alcun problema ad addormentarsi, il problema è che tende a svegliarsi a metà nottata, anche se non tutte le notti.

Va da sé che se questo fenomeno si ripete con una certa frequenza, l’interruzione del ciclo del sonno, che sia nella fase REM o no, a lungo andare determina una condizione di malessere generale difficile da gestire. Non considereremo qui i disturbi importanti che derivano da un’ interruzione cronica o, comunque, da una scarsa qualità del riposo notturno ma è logico che, se il riposo non è buono, il malessere che ne deriva influisce negativamente sulla qualità della vita, quantomeno.

Insonnia mediana, cos’è

Questo tipo di insonnia non è legata al sistema nervoso, o meglio, all’apparato neuro-muscolare ma è metabolica.

Spesso è associata a bocca asciutta e sete, è tipica delle persone che hanno bisogno di bere durante la notte. Questo dipende da una difficoltà nella funzione epato-biliare che provoca una ridotta catabolizzazione delle scorie tossiche e un conseguente risveglio notturno con richiesta di liquidi indispensabili alla cellula epatica per le sue attività biochimiche.

E’ anche abbastanza frequente che le persone in questione si sveglino con la bocca secca o addirittura amara.

Vi è mai capitata una cosa simile dopo una cena molto ricca o quando qualche piatto non era proprio al suo massimo in termini di freschezza? Praticamente si passa la serata a bere col risultato di sentire che lo stomaco non ce la fa più a ricevere altra acqua. E’ chiaramente un sovraccarico epatico a causa del quale l’organo cerca di eliminare il più rapidamente possibile le sostanze che gli danno fastidio usando l’acqua. Può succedere anche se, per un periodo prolungato, si devono assumere diversi farmaci. Il meccanismo è lo stesso.

Facciamo attenzione però: non stiamo parlando di un fegato malato ma solo di un eccesso di lavoro a cui viene sottoposto.

Cosa possiamo fare?

In realtà diverse cose.

Innanzi tutto, quando abbiamo questa sensazione, è un ottima idea bere un bicchiere di acqua con dentro mezzo limone spremuto e un cucchiaino (anche un cucchiaino e mezzo) di zucchero o di miele. Lo zucchero è essenziale alla cellula epatica come carburante per poter lavorare e l’acido citrico del limone migliora l’effetto dello zucchero. Si può anche ripetere un paio di volte a distanza di circa mezz’ora.

Soluzioni da adottare a tavola

E’ ovvio comunque che se l’alimentazione quotidiana è squilibrata, per lo più fatta di cibi presi fuori casa e senza un minimo di criterio logico, non abbiamo alcuna possibilità di difesa. Ma se non è così possiamo fare delle cose e il pasto più utile è naturalmente la cena.

Cosa ci consigliano la fisiologia e la logica

Anzitutto evitiamo gli alimenti che, la sera, possono sovraccaricare il fegato come gli eccessi di proteine. Più o meno tutti gli alimenti proteici possono, in certe condizioni, dare fastidio anche se ovviamente non sempre. Parliamo dei formaggi, delle carni rosse, delle preparazioni troppo complesse. Ad esempio i piatti preparati con grassi diversi in cottura come le cose cucinate con un po’ di olio e un po’ di burro “perché così e più leggero” non vanno bene.

Non vanno bene nemmeno le verdure troppo ricche di ossalati come gli spinaci, la bieta o gli asparagi, per fare qualche esempio.

Ma ora, dopo aver pensato alla fase difensiva, pensiamo anche all’attacco usando cioè alimenti che invece di limitarsi a non caricare il fegato lo aiutino anche a smaltire meglio.

Il soffritto stimola il fegato

Primi fra tutti i carboidrati che gli danno quella preziosa quantità di zuccheri complessi senza provocare un prolungamento delle operazioni di digestione, come avviene per le proteine.

E poi stimoliamolo questo fegato usando il soffritto. Una pasta o un riso al pomodoro, con sugo fatto soffriggendo prima la cipolla, è perfetta, cosi come una pasta all’arrabbiata o con aglio olio e peperoncino.

E anche la frittura ha una valenza importante nel drenaggio epatico perché ne accelera la velocità di funzionamento. Quindi una patata fritta (rigorosamente in olio EVO) associata a un’insalata mista e una pesca o 2 mandarini (secondo la stagione) funziona egregiamente. Va bene anche una pasta di quelle elencate prima associata a una zucchina trifolata e una macedonia di frutta con l’aggiunta di pinoli, per non perdere anche l’azione sedativa, che non guasta.

Insomma tante soluzioni che in alcuni casi superano anche i luoghi comuni su cosa si intenda per mangiare sano. Sano è quello che fa bene a un determinato individuo e non può andar bene per tutti.

Dott. Antonio Sbardella

Dott. Antonio Sbardella

Laureato in Medicina e Chirurgia, si occupa di Nutrizione clinica e Nutrizione sportiva. Nutrizionista della Nazionale Italiana di Taekwondo con cui ha vinto: Oro Olimpico a Tokyo 2020; Oro Mondiale a Manchester 2019; Oro Europeo a Bari 2019 e a Manchester 2022; 2 Bronzi europei. E’ il Nutrizionista Nazionale Italiana Beach Volley femminile. Altri sport di cui si occupa: calcio, nuoto, motorsport, rugby, atletica leggera. Autore di: "La Bioterapia Nutrizionale applicata allo sport – Edizioni Red 2021".

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