Covid-19, l’azienda floricola: “Se non lavoriamo le piante oggi, falliremo”

Abbiamo raccolto la drammatica testimonianza di Andrea Santacroce, imprenditore nel settore vivaistico e floreale

Il signor Andrea Santacroce è il titolare di un'azienda florovivaistica in Calabria, la Società Cooperativa Agricola Florencia. Da quando è esplosa la pandemia da Covid-19 all'improvviso non ha venduto più piante e fiori per i prossimi mesi non possono essere piantati senza la certezza che verranno venduti. Quintali di fiori e piante buttati e dipendenti senza lavoro. Ci ha raccontato la sua drammatica testimonianza.

“La nostra azienda è nata nel 1967, grazie a mio nonno, Antionio Santacroce, il quale lavorava la terra. Un giorno, quasi per scommessa, ha piantato i primi garofani e gladioli. Rendendosi conto che i fiori piacevano, venivano venduti, ha continuato in questa attività. I fiori erano molti apprezzati all'epoca, i miei zii hanno poi portato avanti l'attività introducendo altre varietà floreali, abbandonando definitivamente l'ortocultura. Oggi abbiamo 20 varietà floreali, una serra di 20 ettari riscaldati e altri ettari non riscaldati, 120 dipendenti. Il nostro punto forte sono le rose, crisantemi, gerani, anthurium, lilium, fiori da vasetteria e piante stagionali”.

 

Da quando è scoppiata questa criri sanitaria il vostro lavoro è sotto interrotto con perdite ingenti?

“C'è stato un crollo improvviso nelle vendite. Ma questo è solo il problema meno evidente per questo tipo di aziende. Ho migliaia di piante da buttare, merce che non verrà venduta e che non posso ancora però gettare e semi da piantare per nuovi mesi. Le piante ferme nel vivaio hanno enormi spese di giacenza, come posso pagarle senza vendre neppure un vasetto?

Il nostro settore è fatto di tempi lenti, spese a lungo termine, previsioni mensili, progettazioni che hanno bisogno di molte settimane. I fiori impiegano mesi per crescere, non è come comprare la farina oggi e fare un ciambellone domani. E se io oggi non ho modo di lavorare le piante, tenerle alle giuste temperature, nutrirle, rifornirmi di fitofarmaci, annaffiarle e concimarle, non potrò averne da vendere tra sei mesi. E nel frattempo cosa farò? Cosa faranno i miei dipendenti? Ad esempio in questo periodo avremmo dovuto piantare i fiori per le celebrazioni dei defunti e dei santi di novembre. Se questa crisi finisse domani io sarei in una situazione drammatica anche il prossimo anno. Di 120 dipendenti almeno 4 non potranno usufruirne, dovrò trovare il modo di aiutarli. 

Un altro ostacolo: il prossimo anno se resteremo in piedi, non potrò più vendere una piantina a 3/4 euro, ma a un costo molto più alto. E chi li acquisterà? Vorrei davvero delle risposte dal Governo o da chi può aiutarci”.

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