Covid e aumento dei suicidi tra gli adolescenti: mancano scuola e confronto sociale

Il modo più adottato per togliersi la vita tra i 12 e 15 anni è buttarsi dalle finestre, oppure mix dei primi farmaci che trovano in casa o che si possono acquistare senza ricetta

suicidi adolescenti

Suicidi in aumento tra gli adolescenti. Lo racconta a la Repubblica il Prof. Stefano Vicari, Ordinario di Neuropsichiatria Infantile presso la facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e Responsabile dell’Unità Operativa Complessa di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza, dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù.

Adolescenti suicidi: tagli e comportamenti autolesionisti

I posti letto dedicati alla psichiatria dei minori in Italia siano soltanto 92 ed è il settore medico in cui si spende di meno. Questo fa capire come manchi attenzione sulla depressione degli adolescenti. Neppure se ne parla perché il disagio psichico è ancora un tabù e se riguarda gli adolescenti lo è ancora di più. E’ un argomento che fa male perché si tende a pensare ai giovanissimi come pieni di voglia di vivere, entusiasti di crescere, nonostante si parli genericamente di adolescenza come “Età difficile”.

Eppure i ragazzi in seria difficoltà sono tantissimi e il fenomeno è in crescita. Spesso prima del suicidio ci sono comportamenti autolesionisti, come tagli su braccia e gambe (anche se naturalmente tutti quelli che lo fanno non arrivano al suicidio). Il modo più adottato di togliersi la vita tra i 12 e 15 anni è buttarsi dalle finestre, oppure mix dei primi farmaci che trovano in casa o che si possono acquistare senza ricetta.

Ciò che lo preoccupa di più, spiega il professore, è l’aumento di questi casi durante la pandemia e il lockdown con giovani più aggressivi, sotto stress, a cui mancano scuola e sport, luoghi dove affrontare tutte quelle prove che li rendono adulti. Affrontare il confronto, ribellarsi, innamorarsi, fare amicizie e vivere quei conflitti generazionali inevitabili. Inoltre vivono con ansia anche le preoccupazioni dei genitori sul lavoro e il denaro. Alcuni poi sono paranoici rispetto al Covid, si lavano di continuo le mani, non vogliono uscire neppure con la mascherina. Accusano quello che viene chiamato disturbo post traumatico da stress. È perciò una priorità della massima urgenza che la scuola in presenza ricominci. Per la salute della cultura e del senso critico e per la salute emotiva e sociale dei giovani.

Con la pandemia aumento senza precedenti

Già negli ultimi anni, prima della pandemia testimonia il professore, “si è assistito a un incremento notevolissimo delle attività autolesive e dei tentativi di suicidio: nel 2011 i ricoveri sono stati 12, nell’anno appena concluso abbiamo superato quota 300. Sebbene le statistiche ufficiali ci dicano che il numero dei suicidi è in leggero calo tra gli adolescenti, l’attività autolesiva è in rapido aumento”

Racconta di aver avuto, durante la pandemia, i posti letto pieni per settimane a causa tentativi di suicidio e questo non ha precedenti.

Ai genitori consiglia di parlare con i ragazzi ma anche di mantenere l’ordine quotidiano e dare regole. Svegliarli presto, andare a letto non tardi. Evitare la deprivazione del sonno, farli camminare e correre. Controllare che non passino la notte intera online o sui videogiochi che li innervosiscono e alienano.

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