Una delibera impietosa, quella numero 241 del 2018, con cui l’Ares 118 (Azienda Regionale Emergenza Sanitaria) ha ammesso di non avere i mezzi e personale per svolgere l'emergenza territoriale nella Regione Lazio e con cui ha messo 250 lavoratori a rischio licenziamento a partire dal 1 giugno.
Queste sono state le parole dei lavoratori, affidate a Il Messaggero: “Nessuna risposta c'è stata data in merito alla determina, che per la Regione e l'Ares viene legittimata dalla necessità di ridurre la spesa destinata all'emergenza 118 su strada. Purtroppo non abbiamo avuto alcuna risposta circa la formulazione del bando europeo del 2013. Bando del quale la giunta Zingaretti e in particolar modo il suo presidente, si sono pubblicamente vantati sui giornali e nelle sedi pubbliche, di aver redatto e concepito in ogni parte. Un bando che ci si aspettava fosse stato redatto con i dovuti criteri, visto che per scriverlo sono state scomodate le segreterie sindacali di categoria e tutta la macchina amministrativa e contabile della regione Lazio e dell'Ares. E bando che quantomeno avrebbe dovuto contenere i fabbisogni reali della Regione Lazio. Posto che l'Ares esiste ormai da più di 10 anni, ma in ambito di servizi di trasporto in area extra-ospedaliera sembra ancora avere poche e confuse idee”.
Parlano di “idee confuse”, i soccorritori. Già perché ancora ad oggi, a pochi mesi dalla scadenza del servizio affidato in appalto, l'Ares continua ad attivare ambulanze “spot” (significa che sono pagate dietro rendicontazione, affidando il servizio a questa o a quell’altra associazione/impresa, metodo assai più costoso di un normale appalto) da Latina a Roma, passando per Frosinone; e si affida al volontariato per l'area di Viterbo, Rieti e Roma.
Altresì, è stata rispolverata una determina che nel gennaio scorso ha rimesso in gioco la Croce rossa italiana, a cui sono state affidate 8 postazioni “per volontari” su Roma; da giugno, poi, altre 17 verranno gestite dalle varie onlus chiamate ad aderire all'offerta di gara pubblicata il 6 aprile. Lasciando a casa 250 dipendenti addetti all'emergenza visto che all’offerta, come ricorda chiaramente Ares, riguarda solo quelle associazioni che si avvalgono “esclusivamente di personale volontario”.
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