Dl Bankitalia, grillini si sdraiano per terra

Clamorosa protesta a Montecitorio. Seduta sospesa ma alla ripresa arriva la fiducia: 335 sì e 144 no

Un sit-in in aula, con i deputati sdraiati per terra, non si era mai visto a Montecitorio. Lo mettono in atto i deputati del Movimento Cinque Stelle durante la votazione sulla questione di fiducia posta dal governo sul decreto Imu-Bankitalia .

Tutto accade in pochi istanti, quando è appena cominciata la votazione sulla fiducia. A un segno, una decina di deputati cinque stelle si siedono per terra in pieno emiciclo, "murando" così il corridoio tra banchi del governo e banco della presidenza dove i deputati devono sfilare uno dopo l'altro per poter dichiarare ad alta voce il loro voto sulla fiducia.

Una specie di "picchettaggio" come se ne vedono di fronte alle fabbriche quando chi sciopera, cerca di impedire l'ingresso a chi vuole andare a lavorare, riadattato alle votazioni parlamentari. Nello stesso momento, gli altri deputati del movimento di Grillo che sono restati ai loro seggi si alzano gridando slogan e sventolando cartelli con su scritto "Giù le mani da Bankitalia".

La loro battaglia è contro le norme del decreto che ha cancellato la seconda rata dell'Imu 2013 sulla prima casa e che rivaluta le quote del capitale sociale di Bankitalia a 7 miliardi e mezzo assegnando a banche e assicurazioni italiane le nuove quote rivalutate. Una privatizzazione selvaggia, secondo i deputati M5s, che deve essere assolutamente scongiurata.

Nel caos che segue in Aula, i commessi faticano a far rialzare i deputati sdraiati in terra e a strappare di mano i cartelli ai loro compagni. A presiedere l'assemblea è un altro grillino, Luigi Di Maio: non si sa se fosse stato messo al corrente della protesta, ma sceglie comunque di adottare un profilo "istituzionale" e mostra il cartellino rosso ai suoi compagni più irrequieti: Massimo Baroni, Simone Valente, Stefano Vignaroli, Marco Brugnerotto.

Ma i deputati di Grillo non demordono e Di Maio è costretto a sospendere la votazione sulla fiducia, il primo caso nella storia del Parlamento repubblicano, a detta degli uffici della Camera. Si riprende dopo pochi minuti: ancora qualche momento di nervosismo (i deputati espulsi sono rientrati in aula e Di Maio, inflessibile, li fa allontanare dai commessi) e la votazione può ricominciare.

Finirà, senza più incidenti, dopo un'ora: la fiducia passa con 335 sì, 144 no e un astenuto; e' il penultimo passo prima dell'approvazione definitiva del decreto, che dovrebbe arrivare martedì prossimo, giusto in tempo per evitare la decadenza del decreto.

Se i cinque stelle hanno monopolizzato l'attenzione in aula, non meno dure sono state le altre forze di opposizione nel contestare il provvedimento: Fratelli d'Italia ha proposto un referendum abrogativo (protestando in contemporanea in piazza di Montecitorio con tanto di fumogeni) mentre Forza Italia, con Daniele Capezzone, ha definito il decreto "un esproprio ai cittadini e un regalo alle banche".

Maggioranza compatta, invece, nel difendere il decreto e nello smentire che Bankitalia sarà sottratta alla sfera pubblica. I riflettori sono ora puntati sull'ufficio di presidenza della Camera che dovrà decidere le sanzioni ai protagonisti del sit in in aula: rischiano diversi giorni di sospensione dai lavori dell'assemblea.

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