L’episodio è avvenuto a Ostia, dove lo scorso lunedì un uomo ha aperto la finestra del balcone al terzo piano e ha lanciato giù sua moglie. La donna si è salvata solo grazie al tendone di un locale al di sotto della loro abitazione, che ha attutito la spaventosa caduta. La vittima ha riportato la frattura delle ossa del naso, diverse contusioni e dovrà essere operata alla milza. L’uomo è ora detenuto nel penitenziario del Regina Coeli ed è accusato di tentato omicidio.A quanto pare il gesto è stato il culmine dell’ennesima lite tra i due, 48 anni lei e 44 lui, è emerso infatti che la donna il 12 novembre si era già rivolta al pronto soccorso per delle contusioni.
Secondi i dati Istat il 31,5% delle donne tra i 16 e i 70 anni (quindi 6 milioni 788mila) ha subito nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale. Coloro che hanno subito violenze fisiche dal partner o da ex partner sono il 13,6% (in numeri 2 milioni 800mila donne).
Le forme più gravi di violenza sono esercitate dal partner, parenti o amici. Gli stupri ad esempio nel 62,7% sono commessi dal partner, nel 3,6% da partenti e nel 9,4% dei casi da amici.
Secondo quanto hanno dichiarato queste donne la maggior parte di loro ha interrotto la relazione proprio a causa di comportamenti aggressivi del partner (68,6%), e solo per il 26,8% è stato un elemento importante ma non fondamentale della rottura.
Purtroppo, continuare a sostenere che le donne non si liberino da queste situazioni per via dell”amore” o del “troppo amore” significa eroicizzarle e così alimentare la loro fragilità. Sul sito gomitoloperduto.org una ONLUS, troviamo i “fattori di vulnerabilità” che riguardano la vittima (ma spesso sono comuni anche al “carnefice”). Essi sono:
“fattori disfunzionali nella famiglia di origine”, “l’aver subito umiliazioni” da piccoli, “presenza di dipendenze in famiglia”, “scarsa autostima”, “aver instauratoi legami di dipendenza e attaccamento”, insomma tutti problemi legati alla sicurezza di se stesse e alla percezione delle proprie capacità di realizzazione e di essere accolte e amate. L’acettazione dei maltrattamenti riguarda molto più il rapporto con la propria idea di se stesse, che un sentimento di genuino trasporto e complicità.
si, perché ascoltare non significa giustificare, ma cercare di comprendere dinamiche complesse che solo così possono essere elaborate. Per risolvere il problema occorrerebbe ascoltare, aiutare e rieducare anche gli “aguzzini”, che vivono anch’essi un vortice di sensi di colpa, manie di inadeguatezza, carenza di stima e incapacità di esprimere i loro disagi in ambito affettivo e professionale. Il 7 marzo 2019 L’Espresso ha intervistato il responsabile del Centro di Ascolto per Uomini Maltrattanti, Andrea Bernetti, il quale spiega che questi uomini hanno tendenze auto distruttive, la gelosia li fa sentire impotenti e in pericolo e così diventano loro stessi pericolosi per le donne che temono di perdere. Si tratta di questioni davvero complicate perché intrecciano una visione sociale arcaica del femminile e delle problematiche individuali, legate alla crescita e all’imprinting familiare.
Insomma il compito del tribunale è quello di contenere questi soggetti, ma la psicologia deve comprendere questi individui se davvero vogliamo crescere delle generazioni più sane ed equilibrate.
Segnaliamo anche che novembre 2019 è il “Mese della Sicurezza Relazionale” programma dell’Associazione italiana di Psicologia e Criminologia, registrata tra le organizzazioni di volontariato del Lazio, per aiutare chiunque sia vittima di maltrattamenti fisici o psicologici nell’ambito di una relazione o in famiglia.
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