Donne, la tricipite mania

Un tricipite tonico è diventato sinonimo di donna in forma, ma come e quando ci siamo arrivati?

Quand’è che avere un tricipite tonico è diventato sinonimo di: ‘bella ragazza/ bella donna’, ‘ma come te li porti bene i tuoi anni’ ? Voglio dire, come e quando ci siamo arrivati?

Almeno tre lustri fa, una signora non bellissima appariva nella televisione commerciale fornita di fisico mascolino, tonico, magro, e tricipite scolpito, meglio: teso come una corda. La signora in questione era Maria De Filippi e non so se si debba anche a lei quella che definisco: ‘tricipite mania’.
Qualche tempo fa, andando a Rieti, ridente provincia laziale, ho conosciuto la zia di alcuni miei amici, non proprio giovanissima, per darvi un’idea: più vicina ai settanta che ai sessanta, che mostrava fiera il suo tricipite scolpito, da palestra, ‘da pesi’.

Mesi fa impazzava sulle testate statunitensi la notizia che tra le maggiori richieste fatte al chirurgo plastico le donne americane chiedessero un tricipite scolpito come quello della First Lady Michelle Obama, un ‘ritocchino’ sotto alle braccia, al tricipite appunto. Nel caso specifico, la signora Obama ha tessuti allenatissimi frutto di ore di palestra, ma di certo la pelle tonica di una donna nera non è uguale alla pelle tonica di una donna bianca, c’è di mezzo anche la genetica e le donne bianche sono spesso sul punto di crollare appena si fermano, anche per via, almeno quelle che ne soffrono, di ritenzione idrica(altro male occidentale del secolo), povere noi.

Tuttavia, l’effetto ‘saliera’, ovvero il movimento della pelle del braccio che oscilla mentre dosi il sale, non risparmia nessuna: è incipiente, specialmente dopo i trenta-trentacinque anni. Una volta come si faceva? Le nostre nonne, di sicuro, ammassavano la pasta fatta in casa, ma poi magari non se ne accorgevano o non se ne curavano neppure dell’oscillamento.

Forse non notavano il rilassamento dei tessuti, più in generale, sfornando sette o otto figli procapite, figuriamoci. Sebbene fosse abbastanza palese, dopo una certa età, quello che una mia amica laureata in psicologia chiama: ‘il lutto del corpo’. Forse erano un po’ meno “braccio di ferro” e un po’ più donne di casa?
Chi lo sa, ma una volta il tricipite non sapevamo nemmeno che si chiamasse così, non sapevamo neanche di avercelo, il tricipite, ed era una cosa da uomini forti che lavoravano con le braccia. Si vede che mi sono persa qualcosa.

Tuttavia, nonostante i miei buoni ragionamenti, ho un incubo ricorrente: la caduta del tricipite in piena estate. Cioè quando proprio non potresti più nasconderlo. Uno dei motivi per cui faccio questo incubo, è che conoscevo una ragazza, alla quale, nonostante fosse ancora giovane, impietosamente caddero i tricipiti e i nostri amici comuni non ebbero da fare di meglio che ribattezzarla: ’tendina’ o anche ‘sipario’.

Ecco, adesso mi scuserete, ma dopo l’aneddoto-incubo narrato, corro a prendere i miei ‘manubri’ da tre chili l’uno e, nonostante un’ernia cervicale, provo anch’io l’ebrezza di donna un po’ mascolina, perché non sono pronta ancora per la chiusura del ‘sipario’.

*Articolo già pubblicato su Le Città delle Donne

Lascia un commento