Dove andranno a finire i rifiuti di Roma?

Il rischio che Roma venga sommersa dalla spazzatura è reale. Una strategia dei rifiuti non c’è

Dove andranno a finire i rifiuti della Capitale? Malagrotta è chiusa e la discarica di Falcognana non ha ancora i permessi. Infatti, il ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando, non ha ancora firmato il decreto. Il rischio che Roma venga sommersa dalla spazzatura è reale. Un disastro annunciato, visto che una vera e propria strategia dei rifiuti non c’è. A meno che le istituzioni, alzando però bandiera bianca in segno di resa, non decideranno di mandare l’immondizia romana in altre regioni o all’estero. Costi aggiuntivi che, per altro, darebbero il colpo di grazia alle finanze pubbliche.

C’è di più. Estella Marino, assessore all’Ambiente di Roma Capitale sembra fare marcia indietro sul nuovo sito dell’Ardeatina. “Ad oggi, non so se utilizzeremo la discarica di Falcognana perchè, probabilmente, se siamo a riusciti a mettere in piedi strade diverse, non è detto che ce ne sia bisogno. Il ministero sta finendo le ultime indagini perché le valutazioni non si fanno a scatola chiusa ma andando ad analizzare criticità, problemi, necessità”. Parole condivisibili se non fosse che nessuno sa, né è lecito sapere, quali siano le altre strade che stanno per essere messe in piedi. E a tal proposito ieri c’è stato l’ennesimo colpo di scena: i rifiuti di Roma andranno a Bracciano. Non più Falcognana dunque, ma Cupinoro.

Il 9 settembre scorso, infatti, la Bracciano Ambiente spa, che gestisce l’invaso, ha pubblicato un’asta pubblica per mettere in vendita “a terzi operatori economici” lo spazio per 20mila tonnellate di rifiuti (esattamente scarti di Cdr) per il periodo fino al 31 dicembre rinnovabile di mesi 3 secondo le volumetrie disponibili. “Fino a ieri – ha continuato la Marino – pagavamo 67 euro a tonnellata per il conferimento in discarica. Con i bandi che sono stati aggiudicati, la spesa è tra i 100 e i 115 euro a tonnellata, quindi la differenza, moltiplicata per le tonnellate, è quanto ci costerà”. Fortunatamente l’assessore capitolino ha avuto modo di precisare che “Quando facciamo i conti sui costi, dobbiamo tenere in considerazione anche gli effetti ambientali”.

Intanto l’era Malagrotta sembra finita. Sembra perché anche ieri mattina i camion dell’Ama hanno continuato a portare spazzatura nella discarica più grande d’Europa. Immondizia, sia chiaro, che comunque deve essere trattata negli impianti di Trattamento meccanico biologico di Cerroni al quale però non è stata concessa nemmeno una miniproroga per continuare a versare la Frazione organica stabilizzata prodotta nei suoi Tmb. “Se neanche la Fos può restare, si troverà il modo di portarla fuori” ha commentato Manlio Cerroni interpellato in merito. Dove, appunto, ancora però non si sa”. Per quanto riguarda gli impianti della municipalizzata romana non è un mistero che sia iniziata l’era del trasporto fuori dal Lazio. Un lungo viaggio dei camion verso Piemonte e Romagna. Ma i cittadini della Valle Galeria non si fidano.

“Siamo consapevoli che Malagrotta continuerà ad operare. Però resteremo vigili con l’occhio puntato sulla collina della spazzatura in cerca di gabbiani che possano segnalare movimenti strani – ha commentato un esponente del Comitato di cittadini liberi. Ciò che preoccupa di più “è la mancanza di chiarezza: dove verranno portate le tonnellate prodotte nei Tmb vicino a Malagrotta? Qual è la destinazione dei rifiuti che non vengono portati via dall’Ama?” Domande a cui le istituzioni devono dare una risposta diretta. Non a mezzo stampa come accaduto per i residenti di Bracciano che improvvisamente si ritrovano in casa una discarica da 20mila tonnellate.

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