Categorie: Cronaca

Droga e telefoni in carcere a Rebibbia. Carabinieri arrestano 6 persone

Dalle prime luci dell’alba, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma stanno dando esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal GIP del Tribunale di Roma, nei confronti di 6 persone, ritenute responsabili di detenzione e cessione di sostanze stupefacenti continuata e aggravata, poiché commessa all’interno del carcere di Roma Rebibbia. Perquisizioni sono tuttora in corso presso le abitazioni degli arrestati e le celle della casa circondariale romana in uso ai detenuti coinvolti.

Nel corso dell’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma–DDA, è stato accertato che alcuni detenuti, mediante telefoni cellulari illegalmente detenuti, ordinavano la droga, indicandone tipologia e quantitativi, alle rispettive mogli le quali introducevano la droga nel carcere di Rebibbia maschile durante i colloqui, occultandola anche nelle parti intime per eludere i controlli. Dopo aver ricevuto lo stupefacente, i detenuti lo vendevano all’interno della struttura carceraria ad altri detenuti.

Le indagini dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma sono state avviate a novembre 2016, dopo gli arresti, di altre sei persone, eseguiti a Roma e Catania per una serie di estorsioni e rapine aggravate dal metodo mafioso, consumate nell’area Capitolina ai danni di un imprenditore operante nel settore dell’autonoleggio.

AGGIORNAMENTO, NUOVO COMUNICATO DEI CARABINIERI

Nel corso della notte, a Roma e Cassino, i Carabinieri del Comando Provinciale di Roma hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip presso il Tribunale di Roma, su richiesta della locale Procura della Repubblica-DDA, nei confronti di 6 persone (2 in carcere e 4 agli arresti domiciliari). I soggetti sono accusati, a vario titolo, di concorso in detenzione e cessione di sostanza stupefacente continuati e aggravati poiché commessi nel carcere di Roma Rebibbia (artt. 81, 110 CP e 73 co. 1-4, 80 lett. g) D.P.R. 309/90).

L’attività investigativa, coordinata dalla D.D.A. di Roma e condotta dal Nucleo Investigativo CC di Roma, ha fatto luce su un articolato sistema di introduzione e spaccio di cocaina, hashish e droghe sintetiche all’interno del Carcere di Roma Rebibbia. Le indagini sono state avviate a novembre 2016, dopo gli arresti di altri sei soggetti eseguiti a Roma e Catania per una serie di estorsioni e rapine aggravate dal metodo mafioso, consumate nell’area Capitolina ai danni di un imprenditore operante nel settore dell’autonoleggio.

In particolare, il nuovo filone di indagine è stato avviato a seguito delle intercettazioni riguardanti i parenti di uno degli arrestati per estorsione. Le attività tecniche e dinamiche e i riscontri effettuati hanno permesso ai Carabinieri di ricostruire l’attività di spaccio.

Alcuni indagati già ristretti in carcere, servendosi di telefoni cellulari illecitamente detenuti, ordinavano alle proprie mogli la quantità e la tipologia di sostanza stupefacente. Le donne, dopo aver reperito la droga sul mercato della Capitale, la introducevano all’interno del carcere occultandola nelle parti intime per eludere i controlli. La consegna avveniva durante i colloqui previsti per i familiari, ai quali le indagate partecipavano sempre in compagnia dei propri figli minori per destare meno sospetti.

Entrata nella struttura carceraria, la droga veniva smerciata al dettaglio ad altri detenuti con prezzi maggiorati rispetto a quelli praticati fuori dal carcere, fruttando così svariate migliaia di euro ai detenuti “pusher”. La richiesta di narcotico è aumentata in maniera esponenziale, essendosi registrato, nel corso delle indagini, un incremento costante dei quantitativi di droga introdotti dalle donne in occasione dei colloqui con i loro parenti detenuti.

In alcune circostanze, avendo notato la presenza di cani antidroga all’ingresso del carcere, le donne rinunciavano ad incontrare i mariti e tornavano a casa. I Carabinieri di Via In Selci stanno eseguendo numerose perquisizioni presso le abitazioni degli arrestati e, con la collaborazione del N.I.C., le celle dell’istituto di Roma Rebibbia in uso ai detenuti coinvolti nell’indagine.

 

Redazione

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