Dzeko, qualcosa è cambiato: solo Messi, Cavani e Lewa meglio di lui

Il bomber giallorosso ai piedi del podio europeo dei cannonieri

Aveva a stento toccato la doppia cifra lo scorso anno, perdendo nell’ultima parte di stagione i gradi di titolarità a vantaggio dell’eterno Francesco Totti. Criticato dalla stampa, bersagliato dai tifosi, sbeffeggiato e schernito dai social. Al solo pensiero sembra incredibile si stiano narrando le gesta dello stesso giocatore che, sino ad ora, ha davanti a sé in Europa solamente tre cannonieri più prolifici di lui.

Edin Dzeko è giunto a quota 33, una resurrezione vera e propria che lo porta ad essere il capocannoniere della Serie A in coabitazione con Andrea Belotti: entrambi a 23. Mancano solamente tre marcature al bosniaco per eguagliare la storica stagione che col Wolfsburg lo portò a vincere oltre al titolo di miglior cannoniere di Germania anche il titolo in Bundesliga. Furono 36 le marcature stagionali in 42 match: oggi sono tre in meno, con 44 match giocati ma altri nove in campionato per superare abbondantemente il record.

A 31 anni appena compiuti questo è sicuramente un risultato inaspettato per un giocatore che, tranne sporadici exploit come quelli appena menzionati, non è ciò che si definisce un bomber di razza. In tutta la sua carriera solo tre volte, a parte questa stagione, ha superato le 20 reti in un anno. Le marcature col City sono state “appena” 72 in 189 match, una media abbondantemente migliorata a Roma con 43 reti in 83 partite, oltre un gol ogni due presenze.

Il motivo è presto spiegato: nonostante si parli di un giocatore che supera il metro e novanta, non è affatto il classico spilungone ed ariete che non smuove le proprie radici dall’area di rigore, anzi: ha giocato in carriera più da seconda punta accanto ad un centravanti pure che da riferimento principale. Dotato di una tecnica in entrambi i piedi più che buona, un’ottima visione di gioco ed una grande predisposizione al lavoro di squadra. Nel vecchio continente solo tre mostri sacri fanno parte del “club dei trenta e lode”: Messi, Lewandoski e Cavani. L’argentino guarda tutti dall’alto con 41 segnature, l’uruguagio del Psg a 40 e il bomber polacco del Bayern che chiude il podio a 36. Squadre in cui è probabilmente anche più facile raggiungere numeri tanto imponenti, vuoi per la forza della squadra di competenza, vuoi per campionati dove le difese non si presentano certo come insormontabili.

Lo scetticismo che Dzeko ha dovuto superare nell’ultimo anno non ha quasi mai tenuto presente la vera natura tecnico-tattica del bosniaco, le difficoltà di ambientamento al campionato dove è più complicato segnare fra i top europei e l’ombra di Totti che lo ha seguito per l’intera annata, contraddistinta anche dal cambio di allenatore. Unico handicap trascinatosi dietro anche quest’anno: l’incapacità di determinare nei match importanti, l’ultimo caso è esploso nel derby di ritorno della semifinale di Coppa Italia col gol mangiato dopo appena 3 minuti di gioco.

Quota 40 non è impossibile da superare, il record storico personale è distante tre marcature: una rivincita maiuscola per il brutto anatroccolo trasformatosi di colpo in principe.

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