Cronaca

Elena Aubry 25enne morta sulla via Ostiense. Tre funzionari Campidoglio indagati

A due anni dall’incidente dove ha perso la vita Elena Aubry, la 25enne di Monteverde, la Procura ha iscritto tre funzionari del Campidoglio nel registro degli indagati. La ragazza è deceduta il 6 maggio 2018 mentre guidava la sua moto sulla via Ostiense.

I dipendenti capitolini indagati erano addetti alla manutenzione del tratto di strada dove la motociclista ha perso il controllo della moto a causa degli avvallamenti.

Il post della mamma di Elena a commentare la notizia

Ci sono i primi indagati per la morte di Elena. Che quella strada sia la causa della sua morte, mi pare sia fuori da ogni dubbio. Altre due persone cadute lì a 15 giorni di distanza dal suo incidente, tanto da ascoltarmi a chiudere quella strada (lo è stato fatto dopo un anno, almeno per le due ruote).

Ma non è bastato: una decina di giorni fa un altro scontro di auto, esattamente davanti all’albero di Elena, sempre per quelle maledette radici”.

Così in un post su Facebook Graziella Viviano, la mamma di Elena Aubry, dopo la notizia dell’iscrizione di tre persone nel registro degli indagati. Sotto accusa ci sarebbero tecnici e funzionari pubblici in relazione alla manutenzione della strada.

La “madre coraggio delle buche”

E’ stata chiamata la “madre coraggio delle buche”, Graziella cerchia di giallo le voragini killer sulle vie della Capitale con la sua bomboletta spray. La mamma di Elena ha detto alla sindaca di Roma, Virginia Raggi: “Vieni a tapparle con me”.

Io non provo odio ‘personale’ verso nessuno. Ma un processo, la Giustizia, non può che stabilire dei principi che devono essere oggettivi. E il principio in questa vicenda è ‘La strada non deve uccidere‘, né Elena, né nessun altro, mai più, ora e sempre.

La strada è un elemento del nostro vivere quotidiano, indispensabile per ‘la struttura’ del vivere.

Ecco perché la strada deve e non può che essere ‘la base minima’ da cui non si può prescindere per la vita dell’essere umano. I Romani ce lo hanno insegnato e ancora partono da Roma ‘le Consolari’ che vanno per tutta Italia”, continua la madre di Elena su Facebook.

“Questa base minima DEVE essere sempre garantita, da chiunque, sempre altrimenti il cittadino è in pericolo costante. E poi crollano i ponti, cedono i viadotti…. In questi anni ci siamo ‘distratti’ da questo principio fondamentale.

Ci siamo occupati di cose più importanti quando la manutenzione delle infrastrutture ‘è la cosa più importante’ la ‘base’ di un paese. Che la morte di Elena Aubry sia servita e serva almeno a determinare questo. Io non potrò sorridere più, come in questa foto.

Giustizia non vendetta per la morte di Elena

Mi è stata tolto molto più della mia vita che sarei disposta a dare, anche adesso, se questo servisse a riportare Lei. E chi mi conosce sa che lo dico perché lo penso e lo farei. Ma, malgrado tutto, non provo odio per nessuno”, afferma Graziella Viviano.

“Sono una donna di principi, ferrei, dai quali non derogo, ma l’odio, l’accanimento, il giustizialismo ‘ad personam’, proprio non mi appartiene. Un processo stabilisce ‘principi’ di giustizia ed è ‘giusto’ che questi vengano stabiliti e ‘definiti’ una volta per tutte. Spero che il processo di Elena su questo aspetto faccia giurisprudenza”, conclude la mamma della ragazza centauro.

Fabio Vergovich

Giornalista e conoscitore d'arte, scrive di cronaca, attualità e delle iniziative culturali di Roma Capitale. Ha una passione sconfinata per l'uso della lingua italiana che è molto utile al giornale. Dal 2013 è editore di "RomaIT".

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