Femminicidi: mariti e fidanzati il pericolo per le donne. Leggi i dati

Contrariamente al sentimento della rete, in Italia l’allarme sicurezza per le donne non arriva dallo straniero

25 Novembre e la Violenza sulle donne

Secondo i dati diffusi dal Viminale lo scorso luglio, il vero allarme sicurezza in Italia sono gli omicidi e le violenze contro le donne. Per questo vi rimandiamo all’articolo dell’AGI, completo di dati e grafici, che troverete a questo indirizzo, senza annoiarvi con le cifre. Nell’articolo firmato da Marco Boscolo e Elisabetta Tola, si afferma che: “Sono oltre 130 gli omicidi contro le donne, che anno dopo anno si consumano nei contesti familiari, per mano di un marito o un partner, un ex o altro familiare.” Un dato molto preoccupante anche perché non accade in contesti abitualmente ritenuti pericolosi come i viaggi o le vacanze, ma proprio tra le quattro mura domestiche e con le persone che invece, più di chiunque altro, dovrebbero essere protettive della incolumità di donne e bambini. Si anche perché spesso i figli delle coppie in lite ci rimettono l’incolumità fisica, assieme alla madre, quando non capita loro di essere vittime della violenza fisica, subiscono comunque il trauma di esserne testimoni diretti.

Nel rapporto si evidenzia come in Italia la sicurezza sia in crescita da diversi anni

Diminuiscono le rapine, i furti e i delitti in generale. Come sapete non abbiamo vissuto in Italia neanche la stagione del terrorismo cosiddetto “islamico”, che ha colpito altri paesi, anche grazie agli aumentati controlli che hanno ovviamente ridotto gli spazi di libertà individuale. Mentre da sette anni si segue una linea di costante attenzione alla criminalità organizzata, attraverso circa 1700 arresti all’anno e 170 operazioni di sequestri e beni confiscati alle mafie. Le quali, come ben sappiamo, hanno ridotto la loro attività criminosa sanguinaria, per muoversi più a loro agio, nell’ambito delle speculazioni finanziarie e dei traffici di droga e di esseri umani, molto più redditizi e che richiedono meno ricorsi a sparatorie e spargimenti di sangue che ancora riempiono le nostre fiction in tv.

25 Novembre, la giornata contro la violenza sulle donne e la percezione della gente

Si ritiene di vivere in un clima di insicurezza diffusa per gli assalti e le rapine in casa, per la presenza di immigrati nelle nostre periferie e nelle nostre città. È stato ampiamente dimostrato che il dato non costituisce un reale pericolo ma la percentuale di questi casi, per molti non fa differenza. Che i protagonisti siano immigrati “clandestini” africani o arabi o siano invece cittadini dell’Unione Europea, come i romeni o altri legittimamente presenti sul nostro territorio, in base ai trattati europei, non è importante. Rom, negri, islamici e romeni o albanesi sono tutti potenziali criminali e la loro presenza costituisce, per certi nostri concittadini, un pericolo costante. Questa convinzione trova soddisfazione in quelle notizie di atti criminali che la possano avvalorare. Le statistiche non si leggono, la realtà non si conosce ma il fatto di cronaca, sbattuto in televisione, sui social network e sulle prime pagine con titoli che “incitano all’odio” questi si che funzionano. Che vi sia una campagna ben orchestrata per avvalorare la tesi dell’”africano violento che stupra le nostre figlie”, subito ripresa e sostenuta dall’estremismo fascista, ma voluta dalla destra parlamentare, è stato più volte dimostrato e non vale la pena che mi ci soffermi ancora una volta qui.

Quello che vorrei analizzare con voi è perché? Perché c’è chi crede più alle favole che alla realtà? Perché apprezziamo e diamo valore più a una notizia che corrobori la nostra sensazione di paura, piuttosto che alla marginale consistenza di questi fenomeni, che creano, essi si, distanza, sospetto, quando non odio e altra violenza nell’opinione pubblica. Fino a creare le premesse in base alle quali, un decerebrato, poco importa se fan di un partito o di una setta, una persona instabile e in preda a un sentimento di rivalsa, scenda poi in strada con una carabina, a sparare a una persona di colore, mentre passeggia tranquillamente per strada, un padre di famiglia, un marito, o una moglie, magari una persona che si reca a lavoro. Un cittadino che ha il permesso regolare di permanenza nel nostro Paese, dove sta cercando di ricostruire la sua vita e paga anche le tasse.

Perché dobbiamo accettare tutto questo?

Il sito “inquantodonna” e le vittime dei femminicidi

Mi sono trovata davanti l’elenco delle vittime dei “femminicidi” di questi anni, circa 70 donne di qualsiasi età ogni anno, uccise strangolate, accoltellate, sparandogli contro colpi di arma da fuoco, altre volte bruciandole vive con la benzina, affogandole in un fiume, massacrandole di botte, a calci e pugni, fino a farle morire. Poi cercando di nascondere l’omicidio, occultandone il cadavere e deformandone il volto o deturpando il corpo per evitare che possa essere riconosciuto e, in qualche caso, quando si trattava di un amante, andando poi in vacanza con la moglie e i figli, tranquillamente. C’è chi ha fatto a pezzi il cadavere dell’ex amata per nasconderlo meglio, proprio come a Macerata nel caso di Pamela Mastropietro, ma la reazione non è stata identica, perché?

Chi compie questi atti, a detta dei conoscenti, “era una persona tranquilla, perbene. Persone perbene. Pensateci. Sono tutte persone perbene questi assassini. Non sono vittime di un raptus, di una follia momentanea. Si in qualche caso si pentono e si suicidano subito dopo aver sterminato la propria famiglia, sparato ai figli che dormivano nel letto, o averli accoltellati o presi a picconate. La paura, l’orrore di perdere la proprietà, il possesso, della loro “femmina” stravolge le loro fragili menti, perdono il controllo che li ha fatti agire fin qui come persone perbene e decidono che “muoia Sansone con tutti i Filistei”, che sia strage e si finisca di soffrire. Certo che c’è una sofferenza alla base di tutto questo. Sicuramente sono uomini deboli, che soffrono per una crisi matrimoniale, per la perdita del rapporto con la moglie o la ex compagna, che vedono la propria vita distrutta. E sbagliano. Sbagliano perché la fine di un rapporto non è la fine della vita. Sbagliano perché le persone non sono una proprietà. Nessuno ha il diritto di vita e di morte sul coniuge, sul compagno, su un figlio, nemmeno sul cane o sul gatto abbiamo questo diritto!

La soluzione di trovare un nemico fuori dal nostro consesso “civile” è quindi la più facile, la più semplice, per una mente ingenua e disabituata a pensare. Meglio prendersela con i negri e gli arabi, che rendersi conto dei propri limiti e dei propri errori. Un’agenzia del 24 ottobre scorso riporta le accuse rivolte alla solita malcapitata Laura Boldrini, ex presidente della Camera, dopo l’orribile fine di Desirée Mariottini, la sedicenne vittima di uno stupro a San Lorenzo a Roma per colpa di alcuni africani, e morta in seguito a un mix di droghe che un italiano, poi arrestato, le avrebbe venduto. Già come nel caso dell’altra ragazza giovanissima di Macerata, Pamela Mastropietro, l’Italia “anti immigrazione” era insorta sul web e nelle piazze per chiedere qualsiasi truce pena possibile per i criminali autori dell’efferato delitto. Non voglio riportare qui i disgustosi epiteti con cui questi vigliacchi del post, protetti da una distanza che tuttavia si va sfaldando, grazie alle denunce e all’intervento della polizia, si sono lanciati contro la Boldrini, per loro colpevole di aver permesso l’arrivo degli “invasori negri”, i “suoi amati extracomunitari”, che “il buonismo di sinistra”, che “i radical chic”, “portateli a casa vostra”, ecc… una sequenza di offese senza senso, che mostrano la scempiaggine e l’ignoranza che alberga in tante menti e nient’altro.

Anche se poi le indagini hanno portato a svelare un percorso degli accadimenti che non trascura il coinvolgimento di nostri connazionali nelle due vicende, l’immagine che per mesi ha regnato sui delitti di Pamela e Desirée, è quella del pericolo nero. Per me resta chiaro che i responsabili, qualsiasi sia la loro origine etnica, debbano pagare per il delitto commesso. Sicuramente cosi sarà anche per i magistrati. A questi concittadini, pronuncio con pena questa parola, non posso che chiedere dove fossero quando Violeta Senchiu veniva coperta da tre taniche di benzina e arsa viva per mano del suo compagno Gimino Chirichiella, 48 anni di Sala Consilina in provincia di Salerno. La notizia non trova eco sulla stampa e nei talk show televisivi. Viene postata da Valeria Collevecchio su Facebook e lì rimane, priva di commenti e ingiurie contro i colpevoli e la Boldrini. Magdalena Monika Jozwiak, polacca, viene gettata dal 5° piano da Marco Messina, suo fidanzato. Maria Maddalena Bove, 36 anni, muore a colpi di accetta inferti dal convivente. Rosanna Prete 42 anni viene uccisa a colpi di pistola nel sonno, dal marito, assieme alle due figlie Martina di 14 e Giada di 10 anni. L’elenco che fornisce “inquantodonna” è lunghissimo, ci sono i volti, i nomi, i macabri atti che hanno determinato l’assassinio e i colpevoli non sono né immigrati, né africani, né stranieri ma italianissimi impiegati, agricoltori, agenti, pensionati… alla fine però sempre e solo uomini!

Come avrete capito dai nomi capita che la vittima sia straniera, magari marocchina o polacca, sudamericana o albanese. I dati disponibili dicono che un quarto delle donne uccise nel 2016 era di nazionalità straniera ma nel 41,1% dei casi l’assassino era un italiano! I dati del Viminale sostengono che solo l’8% degli assassini, colpevoli della violenza sulle donne, sia di nazionalità straniera. L’82% sono italiani e cosa ancora più drammatica, non sono sconosciuti: sono fidanzati, mariti, parenti o amici delle vittime.

Dipingere quindi una realtà in cui è lo straniero il pericolo e trascurando i fatti e le notizie che possano smentire questa stupidaggine, equivale a fomentare una campagna di odio che non ci porterà a nessuna soluzione, che erigerà muri di incomprensione e di inimicizia e creerà le premesse per conflitti sempre più aspri.

Mi sono sentita dire che è chiaro che le percentuali siano di meno per gli stranieri, loro sono di meno! A questa ridicola critica nemmeno si può rispondere. Se non si sa quale sia il significato della “percentuale” non c’è il terreno per una comprensione comune, perché mancano le basi sulle quali dialogare. Questo è il problema. Parlare con chi non può capire e non vuole capire. D’altra parte capire significherebbe porsi il problema di come ci si comporta con la propria fidanzata, moglie, amica. Porsi il problema di che tipo di relazione si è instaurato con lei, di che tipo di vissuto si abbia nei suoi confronti e verso i figli nati da quel rapporto. Significherebbe porsi il problema se ci debba o meno essere un diritto di possesso su di lei e sui figli, o se essi appartengano solo a sé stessi e non si possa esercitare su di loro alcun diritto di vita e di morte. Dura per la maggioranza dei maschi italiani.

Per queste persone “i violenti negri” sono vermi e parassiti, gli Italiani semplicemente ignorati, anche se sonol’82% degli assassini, non esistono. In politica si sente lo stesso linguaggio in bocca a vari parlamentari che si dichiarano “Contro ogni forma violenza e sfruttamento, come l’utero in affitto”. Perché è chiaro che quella sia la vera violenza, mica il marito che ti dà fuoco sul divano.

ELENCO FEMMINICIDI IN ITALIA NEL 2018 ALLA DATA DEL 16 NOVEMBRE

Questo lavoro di archivio è stato svolto senza alcun contributo economico da www.inquantodonna.it

1. Lin Suqing (4 gennaio)
2. Sara Pasqual (10 gennaio)
3. Esther Eghianruwa (20 gennaio)
4. Arietta Mata (21 gennaio)
5. Anna Carusone (22 gennaio)
6. Nunzia Maiorano (22 gennaio)
7. Chen Aizhu (24 gennaio)
8. Pamela Mastropietro (31 gennaio)
9. Jessica Valentina Faoro (7 febbraio)
10. Francesca Citi (13 febbraio)
11. Federica Ventura (16 febbraio)
12. Azka Riaz (24 febbraio)
13 e 14. Alessia e Martina (28 febbraio)
15. Claudia Priami (4 marzo)
16. Fortunata Fortugno (16 marzo)
17. Laura Petrolito (18 marzo)
18. Immacolata Villani (19 marzo)
19. Leila Gakhirovan (2 aprile)
20. Roberta Felici (4 aprile)
21. Fulvia Maria Baroni (6 aprile)
22. Angela Jenny Reyes Coello (7 aprile)
23. Valeria Bufo (19 aprile)
24. Monika Gruber (20 aprile)
25. N.M. (22 aprile)
26. Antonietta Ciancio (28 aprile)
27. Maria Clara Cornelli (7 maggio)
28. Maryna Novozhylova (8 maggio)
29. Marina Angrilli (20 maggio)
30. Ludovica Filippone (20 maggio)
31. Silvana Marchionni (21 maggio)
32. Elisa Amato (26 maggio)
33. Elca Tereziu (27 maggio)
34. Fjoralba Nonaj (30 maggio)
35. Allou Suad (3 giugno)
36. Sorina Monea (4 giugno)
37. Fernanda Paoletti (4 giugno)
38. Sara Luciani (8 giugno)
39. Mora Alvarez Alexandra del Rocio (10 giugno)
40. Anxhela Meçani (10 giugno)
41. Donatella Briosi (13 giugno)
42. Nicoleta Loredana Grigoras (22 giugno)
43. Roberta Perosino (26 giugno)
44. Ines Sandra Augusta Sachez (5 luglio)
45. Maria Carmela Isgrò (6 luglio)
46. Paola Sechi (6 luglio)
47. Adele Crosetto (12 luglio)
48. Sabrina Malipiero (14 luglio)
49. Teresa Russo (16 luglio)
50. Zeneb Badid (22 luglio)
51. Immacolata Stabile (22 luglio)
52. Giustina (24 luglio)
53. Manuela Bailo (29 luglio)
54. Maria Dolores Della Bella (5 agosto)
55. Elena Panetta (6 agosto)
56. Maila Beccarello (8 agosto)
57. Rita Pissarotti (14 agosto)
58. Rosa Maria Schiaffino (27 agosto)
59. Tamiya o Tanja Dugalic (7 settembre)
60. Paola Bosa (7 settembre)
61. Michele (14 settembre)
62. Angela Ferrara (15 settembre)
63. Maria Grazia Innocenti (16 settembre)
64. Alexandra Riffeser (24 settembre)
65. Una ragazza rumena (26 settembre)
66. Loredana Lopiano (27 settembre)
67. Paola Adiutori (28 settembre)
68. Luisa Valli (29 settembre)
69. Dina Mapelli (1 ottobre)
70. Maria Tanina Momilia (7 ottobre)
71. Maria Zarba (11 ottobre)
72. Desirée Mariottini (25 ottobre)
73. Gina Riccò (25 ottobre)
74. Maria Rusu (27 ottobre)
75. Antonietta Musacchio (3 novembre)
76.Violeta Senchiu (4 novembre)
77.Antonella Laurenza (15 novembre)
78. Rosanna Laurenza (15 novembre)
79. Claudio Zaccaria (16 novembre)

NOTE: IQD ha inserito in questo elenco i 4 bambini uccisi dal padre per colpire la madre, e Claudio Zaccaria, 25enne colpevole di amare una donna che un altro uomo riteneva di sua proprietà. In questo elenco non sono presenti i nomi di donne, come Marianna Pepe, di cui non si conosce ancora l’esatta causa della morte, ma che potrebbero essere inseriti successivamente.

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