Finché c’è guerra c’è speranza: 890 milioni di nostre armi vendute alla Turchia

Tra i materiali autorizzati: munizioni, bombe, siluri, arazzi, missili e accessori oltre ad apparecchiature per la direzione del tiro, aeromobili e software

Lo sapevate che la Turchia è uno dei principali clienti dell’industria bellica italiana, con vendite autorizzate per 360 milioni di euro solo nel 2018? Con l'avvio delle operazioni militari in Siria, la Turchia diventa un Paese in stato di conflitto armato, a cui secondo la legge 185/90 come sostiene Francesco Vignarca coordinatore delle Rete Italiana Disarmo.

La Rid esprime forte preoccupazione: "chiediamo con forza al Governo italiano di adoperarsi per fermare un’escalation di conflitto inaccettabile", afferma Vignarca.  La Rete Italiana per il Disarmo chiede formalmente al Ministro degli Esteri Luigi Di Maio che vengano sospese con effetto immediato tutte le forniture di armamenti e sistemi militari verso la Turchia, secondo quanto previsto dalla legge 185 del 1990 che impedisce di inviare armi a Paesi in stato di conflitto armato. 

"Negli ultimi quattro anni l’Italia ha autorizzato forniture militari per 890 milioni di euro alla Turchia e consegnato effettivamente materiale di armamento per 463 milioni di euro", sottolinea Vignarca. In particolare nel 2018 sono state concesse 70 licenze di esportazione definitiva per un controvalore di oltre 360 milioni di euro. Tra i materiali autorizzati: armi o sistemi d’arma di calibro superiore ai 19.7 mm, munizioni, bombe, siluri, arazzi, missili e accessori oltre ad apparecchiature per la direzione del tiro, aeromobili e software. "Mi aspetto che tutti questi trasferimenti vengano bloccati, perché la Legge 185/90 impedisce vendite a Paesi in conflitto".

 

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