Gesù, l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo

La testimonianza di Giovanni Battista ci invita a ripartire sempre di nuovo nel nostro cammino di fede: ripartire da Gesù, Agnello pieno di misericordia

Il Capocordata in montagna

Il Capocordata

Nel Vangelo di Giovanni, Gesù inizia la sua missione prima attraverso la testimonianza di Giovanni Battista e poi in prima persona. L’evangelista Giovanni non racconta l’episodio del battesimo di Gesù, ma si limita al richiamo dello Spirito che discende come una colomba (Gv. 1, 29-34). Quella di Giovanni Battista è una testimonianza nel senso più vero del termine: quella dell’essere stati con il Signore che si è manifestato, averlo visto, averlo ascoltato e quindi averlo testimoniato agli altri.

L’Agnello di Dio

L’espressione “Agnello di Dio” (v. 29) trova la sua spiegazione sia nell’agnello pasquale (Es. 12, 5) che nell’agnello condotto al macello del quarto canto del servo sofferente (Is. 53, 7). Questa seconda ipotesi diventa preferibile perché il brano di Isaia contiene un’espressione molto simile all’aggiunta dell’evangelista, “che toglie il peccato del mondo” (v. 29), cioè: “egli (il servo) portava il peccato di molti” (Is. 53, 12).

E’ interessante anche notare come l’evangelista presenti la missione del Battista come avente l’unico scopo di manifestare, far conoscere, Gesù. Giovanni è il tipico testimone della Parola: la attende, la intuisce presente, gli è rivelata in Gesù, la riconosce e la indica agli altri. Il Battista compie il passaggio dal desiderio al desiderato, dall’attesa all’atteso. E’ figura di ogni uomo e donna che riconosce la luce della Parola che brilla nella creazione: è un “illuminato” che sa di non essere la luce.

Giovanni Battista è l’uomo dei desideri: lui si definisce innanzitutto come colui che “non è”, il suo essere è rivolto all’Altro. E’ uno che cerca e trova ciò che desidera, e comunica agli altri la gioia della sua scoperta. E’ una coscienza inquieta e lucida, in ricerca della verità; una volta che l’ha trovata, la vive e la proclama perché sia accolta pure dagli altri.

Ho contemplato lo Spirito” (v. 32)

L’evangelista Giovanni non racconta la scena del Battesimo: lo suppone già avvenuto e lo rivive attraverso la testimonianza del Battista. Il battesimo rappresenta la scelta fondamentale di Gesù. Egli si rivela il Figlio perché si fa nostro fratello e si immerge nella condizione comune a tutti. E’ la prima immagine che Gesù ci offre del Dio che nessuno mai ha visto.

Cosa significa un Dio che si mette in fila con i peccatori, ultimo della fila, solidale con noi anche là dove noi non siamo solidali con noi stessi e ci sentiamo soli? Un Dio che accetta la condizione di limite, di peccato e di morte, che diventa tutto ciò che noi siamo e non vorremmo essere, che è il contrario della proiezione dei nostri desideri?

Il battesimo di Gesù mette in crisi ogni idea religiosa o atea su Dio: gli atei negano esattamente ciò che i religiosi affermano. Ci si rivela un Dio impensabile, scandaloso per tutti, credenti e non credenti: colui che riteniamo sopra le nuvole è qui in terra, il puro spirito è carne, l’immortale mortale, il santo tra i peccatori, il giudice con i condannati, l’onnipotente impotente, come tutti. Il Dio che Gesù presenta è la liberazione da quel dio diabolico che, da Adamo in poi, tutti ci immaginiamo, piegandoci o ribellandoci a lui.

Il battesimo, anticipo della croce, rivela un Dio che è simpatia assoluta per ogni uomo e donna, per quanto lontano, e si mette nella sua condizione per stare con lui. E’ un Dio che è tutto e solo amore: è l’Emmanuele, il Dio-con-noi. Lo Spirito che nella creazione aleggiava sulle acque primordiali, la colomba che si librava sulla terra appena emersa dal diluvio, scende su Gesù che si battezza nel Giordano. Non solo scende, ma “dimora” (v. 32) su di lui, sua casa. Sul Messia infatti riposerà lo Spirito del Signore (Is. 11, 2). Gesù è il Messia: il suo battesimo – la sua morte, lo rivela a Israele e a tutti.

Direttamente da Dio per ispirazione interiore, il Battista conosce il segno per riconoscere “colui che viene” (v. 29): è lo Spirito che scende e dimora su di lui. Tuttavia, anche per lui, come per noi, c’è sempre una distanza tra il conoscere e il riconoscere, tra il vedere e il comprendere. Il compimento di ciò che fu promesso è già avvenuto in Gesù ed è presente a tutti nella testimonianza di chi ha visto, compreso e racconta “che questi è il Figlio di Dio” (v. 34). La testimonianza che, per i tre vangeli sinottici (Matteo, Marco e Luca), il Padre diede di Gesù in occasione del battesimo, diventa qui la stessa del Battista. Egli è presentato come l’Israele della promessa che vede il compimento, primo della serie di coloro che crederanno che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, per avere in dono la vita.

La testimonianza di Giovanni Battista ci invita a ripartire sempre di nuovo nel nostro cammino di fede: ripartire da Gesù Cristo, Agnello pieno di misericordia che il Padre ha dato per noi. Lasciarci nuovamente sorprendere dalla scelta di Dio di stare dalla nostra parte, di farsi solidale con noi peccatori, e di salvare il mondo dal male facendosene carico totalmente. Contempliamo con gli occhi e più ancora col cuore l’icona di Cristo “l’Agnello di Dio”: Lui solo ha portato, ha sofferto, ha espiato il peccato di ognuno di noi, il peccato del mondo, e anche i miei peccati. Li ha portati tutti su di sé e li ha tolti da noi, perché noi fossimo finalmente liberi, non più schiavi del male.

Il Capocordata.

Bibliografia consultata: Fausti, 2014; Francesco, 2022.