Opinioni

Il 25 Aprile e la liberazione che aspettiamo tutti prima possibile

Il 25 Aprile e la Liberazione che un Paese intero sta aspettando. L’immagine del nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, solo, tra due corazzieri, in cammino sull’altare della patria a rendere omaggio al milite ignoto, in questo singolare, inimmaginabile 25 Aprile, è un segno dei tempi. Tempo di scegliere o meglio di mediare. Tra due forze innate all’uomo, una sul presunto e quasi obbligatorio progresso e l’altra verso il rappacificante senso di solidarietà e serenità, che non è rassegnazione né mai debolezza.

Ci aspettiamo che il 25 Aprile sia liberazione anche dalla paura del virus

Prima, seconda, terza fase… chissà quanto saremo ancora costretti a vegliare sul silenzio in cui ci affacciamo ormai ogni mattina.

Tra migliaia di caduti e il sordo oblio in cui tutti siamo precipitati, sin da quando questo misterioso e terribile virus ha iniziato a colpire tanti di noi. Pensiamo soprattutto ai più deboli, agli anziani e al personale sanitario, ovunque i più coraggiosi e maledettamente indifesi nell’avamposto di questa, una guerra diversa tra tutte le guerre.

Impegni saltati e lavoro che manca, anniversari e ricordi, banchi vuoti per esami fantasma, in un’attesa che si prolunga. E polemicamente tra squadre armate di interventisti e moderati, tra ricche ricette, palinsesti ed abbonamenti tv che ci aiutano ad ingannare o riempire il tempo.

Le divergenze e i nuovi conflitti che dividono il Paese

Ed intorno si alternano feroci, vecchi e nuovi conflitti economici tra sovranisti e alleati di un’Europa a cui samo legati sempre più da un filo sottile e forse tassativo. Divergenze politiche individualiste, tra piani miliardari per riscaldare un domani inquieto che nessuno ancora può conoscere. Prototipi di cura e vaccino sui cui piovono altre preoccupazioni di non voler finire nel gregge.

E poi le necessità. I numeri. Farraginose, contorte lungaggini burocratiche per ottenere un esiguo aiuto dallo Stato. Col pensiero presente e angosciante di come e quando ripagare un debito o una bolletta elettrica. Di contro, in questi giorni di follie amministrative abbiamo persino assistito ad ingiusti, insensati compensi a pioggia nei conti correnti di chi possiede già centinaia di migliaia di Euro. Nauseante, eppure vero come tanti report ci hanno mostrato. Deserti i ristoranti, come gli stabilimenti balneari lungo le spiagge, gli uffici, le fabbriche e le file allungate di aeroplani da riempire per forza di cose, altrimenti la vita non riprende. Ma chissà quando e chissà come. Nella stravaganza di dover festeggiare un compleanno virtuale in video con i nostri amici, torta e candeline non mancano mai. A spegnere quale desiderio?

Le scale scese dal presidente Mattarella ci fanno credere al 25 Aprile di liberazione

Quegli scalini sembrerebbero non terminare mai, eppure lassù l’azzurro del cielo ci sforza a credere che domani può essere un giorno nuovo. Ma solo se veramente lo vorremo. E quel giorno gli aeroplani riprenderanno a decollare, ma per destinazioni più lontane eppure umane e fino ad oggi inesplorate o indesiderate ai più tra noi.

Viviamo in una giungla accattivante, seducente eppure sempre più opprimente. Un globalizzante sistema di universale dipendenza, di irresponsabilità quotidiana che abbiamo costruito con voglie quotidiane da ordinare online. Il Covid 19 per assurdo sta forse spezzando questo meccanismo della catena di bisogni unitari.

Per la prima volta in oltre 30 anni gli abitanti del Punjab, zona a nord dell’India, sono riusciti infatti ad ammirare la catena montuosa dell’Himalaya. Si trova a 200 chilometri di distanza e si vede grazie al lockdown che ha consentito alle polveri sottili di diminuire e quindi all’inquinamento atmosferico di ridursi drasticamente.

Il lockdown ha bloccato anche il calcio

Tra uno stop, un blocco e l’altro, pure quello che alcuni definiscono lo spettacolo più bello del mondo, il calcio, si è paralizzato.

Forse non dovremmo spaccarci la testa sul come e quando far riprendere il campionato di Serie A, pur se il football in questo Paese contribuisce a miliardi di fatturato. Dovremmo esplorare altre vie? Ripensare, abbassare costi, senza per questo distruggere nulla.

Il prodotto interno lordo di un Paese deve essere anche quantificato in qualita’, in visioni sul futuro, impalpabili ma decisamente piu’ appaganti. Non possiamo piu’ nutrire e crescere aspirazioni come polli da batteria, da far poi girare nella griglia quotidiana delle nostre vite.

Se questa quarantena non ci ha ancora spalancato gli occhi sul richiamo del nostro vicino, ascolta il trombettiere amico mio, quella salita verso il sacrario del milite ignoto sarà definitivamente davvero infinita, la liberazione e l’Hymalaya scompariranno per sempre.

Francesco Di Pisa

Dottore in Giurisprudenza, con un Master in Scienze delle Comunicazioni presso "La Sapienza" di Roma. Libero professionista, vive in Gran Bretagna dove si occupa di politiche Marketing, consumo, comunicazione e scrive di politica, attualità e costume.

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