“Il carcere di Frosinone scoppia”

A denunciarlo è il vicepresidente del Consiglio Regionale, Massimiliano Valeriani

“La casa circondariale di Frosinone versa in condizioni di abbandono, incuria e fatiscenza. I detenuti vivono stipati in celle che potrebbero accogliere la metà di loro. E la vigilanza purtroppo scarseggia, sollevando un serio problema di sicurezza”. A parlare è il vice presidente del Consiglio Regionale Massimiliano Valeriani, che ha raccolto l'allarme lanciato dalla Funzione pubblica della Cgil e dal suo rappresentante Stefano Branchi, agente di polizia penitenziaria.
“Nonostante sia stato realizzato negli anni Ottanta, ma entrato in funzione solamente nel 1991, ad oggi il carcere (che ospita oltre 500 persone) presenta sui soffitti macchie di umidità. Non esiste un impianto di areazione. I lavori di ristrutturazione, finanziati con le donazioni, sono stati interrotti a metà per mancanza di ulteriori fondi. Le docce comuni sono di fatto inutilizzabili, con gravi conseguenze per il rispetto delle norme igieniche. E poi soprattutto i detenuti vivono in sei in celle che potrebbero ospitarne due o tre al massimo”.
“Una situazione esplosiva, insomma – spiega Valeriani – dove manca persino lo spazio vitale”.

Inoltre il problema sicurezza: di notte in due bracci del carcere, anziché quattro agenti di polizia penitenziaria, ce n'è uno solo a sorvegliare due zone. “Questa condizione è davvero pericolosa, per i detenuti e per gli stessi agenti penitenziari – conclude il vice presidente Valeriani – a conti fatti mancano circa 70 unità. Per questo rivolgo un appello al Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria del Ministero della Giustizia. Perché intervenga e migliori la vivibilità di un luogo che non dovrebbe essere punitivo ma rieducativo”.
 

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