Il sindaco di Sutri, l’ eccentrico storico dell’arte Vittorio Sgarbi, intervistato ai microfoni di Radio Radio, interviene sulle polemiche sollevate dai suoi avversari politici in consiglio comunale. Avversari che provano a dissuaderlo dal continuare ad amministrare la città, accusandolo di accordi con l’opposizione e di assenteismo. Ma i cittadini sutrini si fanno sentire e vogliono dire la loro. Insieme al sindaco interviene al telefono Gianni Di Mattia, un solido imprenditore che opera nel campo dell’edilizia e che racconta un’altra realtà. Secondo Di Mattia, Sutri, oggi classificata tra i borghi più belli d’Italia, con Sgarbi sindaco è stata valorizzata come mai accaduto prima, a vantaggio non solo di una reputazione artistica e culturale ma soprattutto a vantaggio dell’economia locale che, afferma l’imprenditore, oggi registra il tutto esaurito delle attività di accoglienza e ricezione, alberghi, ristoranti e Bed and breakfast. Il sindaco Sgarbi non molla e a dispetto dei suoi “antagonisti impotenti e incapaci, indegni di essere considerati tali”, aggiunge di voler finire il mandato ma che comunque non intende ricandidarsi.
Anche perché, aggiunge senza mezzi termini come nel suo stile, “Sutri è più mafiosa di Salemi, in Sicilia”, città arabo-medievale del libero consorzio comunale di Trapani, di cui Sgarbi è stato sindaco dal 2008 al 2012. “Salemi, fino al mio mandato”, continua, “era rimasta ferma”, e chi diventava sindaco si occupava di routine senza voler cambiare davvero nulla. Anche a Sutri le resistenze sono molto forti, fatte di lotte tra cognati, piccole rivendicazioni senza alcuna aspirazione e principio civico.
Più di qualcuno tra gli ascoltatori propone al critico d’arte di candidarsi a sindaco di Roma, ma Sgarbi risponde di non essere disposto a subire le “torture di personaggetti che fanno opposizione solo per opportunismo”. Roma, prosegue “è una città straordinaria e ingovernabile; per la dimensione occorrerebbero centinaia di deleghe e inoltre è stata oppressa e diffamata da un’indagine chiamata “Mafia Capitale”. Roma non è fatta per una vita sola, i sindaci hanno “una vita troppo corta per rimediare a troppi anni di cattivo governo, e per togliere un’incrostazione così profonda, non vedo la possibilità di invertire questa tendenza” conclude con amaro realismo.
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