Intervista a Gianluigi Nuzzi: La rivolta dolce di Papa Francesco

Dopo i best seller “Vaticano Spa” e “Sua Santità, in “Via Crucis”, Nuzzi racconta la lotta di papa Francesco per rinnovare la Chiesa

Ogni suo libro suscita sempre un grande clamore mediatico. Questa volta l'uscita di ''Via Crucis'' (Chiarelettere) di Gianluigi Nuzzi, giornalista e conduttore televisivo, è stata preceduta dagli arresti di monsignor Vallejo Balda e Francesca Chaouqui per fuga di documenti riservati. Dopo i best seller “Vaticano Spa” e “Sua Santità”, nella sua nuova inchiesta, attraverso una fitta documentazione di carte riservate, registrazioni e documenti inediti, Nuzzi racconta la contrastata lotta di papa Francesco per rinnovare la Chiesa.

La “Via Crucis” che dà il titolo al suo libro è quella di Papa Francesco. Stavolta, Nuzzi, si schiera a sostegno del Papa?

Io non sono né contro né a favore del Papa, in quanto giornalista faccio il mio mestiere e racconto i fatti. Ho scelto di intitolarlo “Via Crucis” perché racconto, stazione per stazione, il difficile cammino del Pontefice per cambiare una curia che nel 2013 trova fortemente caratterizzata da inerzia, opacità e malaffare e che cerca di riformare. Abbiamo per la prima volta, in maniera così forte, un Papa che non regna ma governa. Al contrario, Ratzinger aveva delegato la funzione governativa all'allora segretario di stato, il cardinale Tarcisio Bertone, con tutti gli effetti che conosciamo.

Cosa vuole dire un Papa che governa?

Le faccio un esempio. Papa Francesco dice ai cardinali curiali per sette volte: attenzione, non si pagano le spese di lavori non autorizzate, la spesa è fuori controllo, fatevi fare i preventivi per eventuali lavori. È un papa che dà delle vere indicazioni amministrative. Non si era mai visto un papa impegnarsi nella contabilità.

Perché lo fa?

Si impegna a governare, perché, come sottolineano i revisori internazionali, la situazione finanziaria del Vaticano presentava un “deficit strutturale nei conti”, è la definizione testuale. Quindi nel 2013 parte questa grande azione di verifica, palazzo per palazzo, amministrazione per amministrazione, per capire quello che accade e si scopre che ogni amministrazione ha delle criticità rilevanti.

Come definisce l’azione governativa di Papa Francesco?

Io sono un giornalista laico e mi piace chiamarla: “rivoluzione dolce”. Ci sono la volontà e la determinazione di sradicare la malapianta, ma si preoccupa anche di tenere le redini della Chiesa, di tenerla unita. Si preoccupa molto che i dipendenti, nella razionalizzazione dei costi, non rimangano senza lavoro. È però anche vero che, per esempio, in Vaticano ci sono quattordici uffici del personale, quando ne basterebbe uno.

La Sua rivoluzione amministrativa ed economica partita con la riforma “Motu Proprio” fa parte di un Suo preciso disegno politico?

Fa parte di una sua politica pastorale di valutazioni decisionali. Lui prende decisioni da sé, ma si consulta, ed è ben consigliato. Ha istituito molti organi per aumentare la rappresentanza, per portare la Chiesa sociale, la chiesa delle periferie e dei poveri sotto alla Cappella Sistina, e anche per togliere quella italianità che aveva caratterizzato il pontificato di Ratzinger, per aumentare una visione conciliare delle decisioni. Un'architettura totalmente rivoluzionaria, per questo è ostacolato.

Cosa accade nelle stanze Vaticane al riguardo?

Nel mio libro ricostruisco una vera e propria “guerra” contro il Papa. Sono gli stessi collaboratori di Francesco che parlano di “guerra in atto in Vaticano”. Si tratta dei “mercanti del Tempio”. È il vecchio dilemma dell'umanità, lo scontro tra il Bene e il Male.

Sembra di ascoltare la storia di Benedetto XVI. È una storia che si ripete?

No. Ci sono dei cambiamenti strutturali, di mentalità, stranamente molto rapidi per il Vaticano dal 2012 ad oggi. Bisogna rammentare che quando ho scritto “Vaticano Spa'', la Banca Ior era una società off shore al 100%, cioè si basava su finte donazioni di milioni di euro provenienti da società off shore che transitavano sui conti dello Ior. È in corso un processo di cambiamento, sabotato, rallentato, ma è ineluttabile e presente. All'epoca, Ratzinger fu dipinto come un conservatore, ma chi ha fatto un gesto così forte come quello di dimettersi nella storia della Chiesa?

Ne esce fuori la figura di Papa Francesco come di un uomo solo contro tutti.

Non è un uomo solo, ha una serie di persone di cui si fida molto, laici e sacerdoti. È una situazione molto diversa rispetto a quella di Ratzinger, proprio perché quest'ultimo aveva delegato tutto a Bertone e di molti aspetti non sapeva o era parzialmente informato, questo me lo riferì proprio Paolo Gabriele.

I bilanci di cui scrive nel suo libro cosa dimostrano?

La connessione fra le finanze e il potere, che è una saldatura molto vigorosa all'interno delle dinamiche che si riflettono in tutta la gestione dello Stato Vaticano. Solo per dirne una: il patrimonio immobiliare dell' Apsa (Amministrazione per il patrimonio della Santa Sede), è messo sul mercato al 25% rispetto alle sue reali capacità di reddito e questo garantisce sicuramente uno stuolo di amici degli amici in favore di “affittopoli”, consorterie che ne traggono benefici. Dall’altra parte, però, penalizza l'economia dello Stato Vaticano.

È di questi ultimi giorni la notizia, diffusa dall’agenzia Reuters, di ipotesi di riciclaggio e insider trading all’Apsa. Al centro dell'indagine ci sarebbe Giampietro Nattino, presidente della Banca Finnat. Una sua considerazione in merito?

Già anni fa ebbi modo di dire che i rapporti che legano Nattino e la Finnat al Vaticano sono molto interessanti. Basti pensare che tra i proprietari di conti in banche private, come la Finnat, ci sono esponenti del malaffare o prestanome. Molti conti sono stati anche bloccati.

Dalla Sala Stampa Vaticana fanno sapere che il Papa è dispiaciuto, ma sereno e che il metodo di diffondere notizie non aiuta la Chiesa. Che ne pensa?

Lo comprendo, ma un cronista non deve valutare se una sua inchiesta possa fare male alla Chiesa, altrimenti smette di fare questo mestiere. Non è una mia priorità, io valuto solo se ho delle notizie interessanti e comunque credo, più in generale, che la trasparenza faccia sempre bene. Loro non diffondono le notizie, ma noi siamo giornalisti e abbiamo il dovere di farlo.

Il portavoce della Sala Stampa Vaticana Padre Lombardi ha detto, rispetto al suo libro, che si tratta di informazioni superate, che non riguardano la situazione attuale in Vaticano. Il segretario della Conferenza Episcopale Italiana, Nunzio Galantino, ha dichiarato: “Mi piacerebbe dire all'ineffabile Fittipaldi e all'ineffabile, per due volte, Nuzzi – confida al Sir – è possibile conoscere le cifre delle vostre grandi operazioni editoriali? Io, al posto loro, poco poco mi vergognerei a fare le pulci agli altri in maniera ideologica, senza guardare a se stessi”. Come risponde a queste accuse?

Sono le medesime argomentazioni che utilizzarono per i miei precedenti libri. Per quanto riguarda Galatino, gli rispondo che il 50% dei diritti di “Vaticano spa” è andato in beneficenza.

È mai stato ostacolato nella pubblicazione dei suoi libri?

No, mai.

Che effetti hanno prodotto i suoi libri?

Quando uscì “Vaticano Spa”, il cardinale Bagnasco disse: “Questo libro ci permetterà di mettere in ordine ciò che fa più ombra che luce”, si riferiva naturalmente allo Ior. In effetti, nel 2009, tre mesi dopo la pubblicazione di ''Vaticano Spa'', l'allora Presidente dello Ior Angelo Caloia, che era in carica dall'89, è stato mandato via. Così è iniziato un importante processo di riforma all'interno dello Ior. ''Vaticano spa'' ha accelerato un processo di cambiamento. Con ''Sua Santità'' il dato è rumoroso: i mercanti del tempio sono stati allontanati dallo stesso Papa Francesco, questo è un altro effetto. Sono dati incontrovertibili. Sembrano trascorsi anni luce dalla pubblicazione dei miei primi libri, adesso siamo abituati a parlare di questi temi senza tabù, e forse il merito è anche un po' di “Vaticano Spa”.

Quanto può cambiare lo stato delle cose in Vaticano, se, pur sostituendo le persone, le dinamiche e le strutture restano le stesse?

È necessario cambiare le mentalità e le leggi, per avere la consapevolezza di cogliere l'irregolarità di certi comportamenti. Questo sta facendo Papa Francesco, ma ci vuole tempo.

Ci saranno altri arresti?

Facciano quello che vogliono. Io bado alle notizie, se vogliono rispondere a un libro con le manette, non mi interessa.

Cosa vorrebbe che arrivasse al lettore leggendo il suo libro?

Che nel 2013 i conti erano compromessi, che c'è in atto il tentativo di riforma del Papa, ma che è ostacolato all'interno della Curia, perché c'è uno scontro tra il vecchio e il nuovo. Sono due visioni diverse della Chiesa. Il Papa dice che la Chiesa per essere credibile deve essere povera e dall'altra parte, invece, ci sono coloro che dicono che non si amministra la Chiesa con le ''ave marie'', come diceva il cardinale Marcinkus.

Lei può andare tranquillamente alle conferenze stampa in Vaticano?

Non sono mai entrato in Vaticano negli ultimi cinque anni. Volevo seguire il conclave dalla sala stampa, ma mi è stato impedito e quindi non ho più fatto nessuna richiesta.

 

* Mariagloria Fontana (già pubblicato su Micromega, 7 novembre 2015)

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