Cultura

L’antica Roma: un laboratorio genetico di diversità etniche

Sulla copertina della rivista americana “Science” di questa settimana, troneggia una foto del Colosseo, in tutta la sua magnificenza, su uno sfondo notturno.

La prestigiosa rivista di scienze ha dedicato le sue pagine a una ricerca sulle prime popolazioni romane. Le prove genetiche hanno supportato le evidenze antropologiche; i primi romani erano un bel miscuglio!

Lo studio su resti umani archeiologici

Lo studio è stato condotto da una squadra di ricercatori congiunti, membri dell’università di Vienna, La Sapienza di Roma e di Stanford; una sinergia di esperti che ha dato forma a una ricerca davvero complessa che ha preso in considerazione un periodo di 10.000 anni. In sostanza hanno estratto il DNA di 127 resti umani archeologici diversi, appartenuti a persone che hanno vissuto nell’antica Roma.

Dai dati è emerso che i primi segni di fusione genetica risalgono a 8.000 anni fa.

Il risultato è stato che mentre l’Europa occidentale virava poco verso l’odierna capitale, i popoli del Medio Oriente frequentavano in modo continuo Roma.

I primi popoli dell’Impero Romano erano di origine turca, siriana e greca, successivamente sono arrivati popoli ancora più lontani come dall’Asia, e dall’odierna Ucraina.

Anche le tombe attestano provenienze in lingua greca e perfino in aramaico, una lingua semitica che veniva parlata in Palestina.

Roma, laboratorio multietnico

Roma era un centro culturale e commerciale fondamentale e appetibile, uno snodo di traffici di merci e di idee degno di una moderna città, e questo carattere metropolitano l’ha resa un laboratorio multietnico di usi e religioni.

Quando facciamo l’albero di Natale ricordiamo che si tratta di un culto pagano di celti e germani, e che il Gesù “storico” era ebreo.

Il carattere ibrido e meticcio è una caratteristica universale dell’umanità, che ha sempre viaggiato, migrato, scambiato usanze e costumi.

Riusciremo noi, moderni polemici a trovare un punto di equilibrio tra appartenenza e diversità? Riusciremo a valorizzare la ricchezza di diverse culture senza però per questo rinnegare ciascuno la propria?

Giulia Bertotto

Laurea magistrale in Filosofia e master in “Consulenza Filosofica e Antropologia Esistenziale". Collabora con il "Lucania Film Festival" e ha pubblicato una raccolta di poesie dal titolo "In caso di Apocalisse" e il saggio "Westworld la coscienza in serie", presentato alla fiera editoriale “Più libri più liberi” di Roma.

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