L’autrice di “Westworld La coscienza in serie” ci parla del suo libro

L’autrice: “La filosofia è un percorso iniziatico per pochi, ma anche l’habitat cognitivo di tutti gli esseri umani”

Il suo saggo “Westworld La coscienza in serie” è stato presentato ufficialmente ieri, 4 dicembre alla manifestazione culturale “Più libri più liberi” a Roma, la più ricca fiera editoriale di Roma e tra le più importanti in Italia.  Ma presentiamo anche l’autrice…chi è Giulia Bertotto?

“Sono laureata in filosofia, ho un master in 'Consulenza Filosofica e Antropologia Esistenziale', sono già autrice della raccolta poetica 'In caso di Apocalisse', scrivo per alcuni quotidiani regionali e collaboro con riviste di filosofia, psicologia, recensioni di libri, film ed eventi culturali. Insomma scrivo e scrivo, forse anche perché come diceva Anna Frank 'la carta è più paziente degli uomini', anche se ormai è il web e non è così paziente…Vorrei ringrazia Tommaso Ariemma, autore del Best seller 'La filosofia spiegata con le serie tv' per la prefazione e Riccardo Fortuna per il disegno in copertina.

Alla presentazione sono intervenuti Fabio Morici autore e attore, che ha lavorato con Ettore Scola, Nino Frassica, come sceneggiatore con la regista e attrice Michela Andreozzi, collabora con il Centro Sperimentale del Cinema di Roma, e come relatrice Giulia Soi con il suo travolgente canale youtube “Siamo Serie”, autrice della famosa e simpatica pagina Facebook 'Giulia sotto la metro' e del romanzo 'Glitch'… insomma una bella squadra di collaborazione e amicizia!”

 

Perché scrivere un saggio su una serie Tv?

“Questo libro è la nuova veste della mia tesi di master in 'Consulenza filosofica e antropologia Esistenziale', un anno di studi che ho svolto incontrando le più disparate figure professionali in relazione con la filosofia: critici d’arte, psicologi, medici, imprenditori, direttori di aziende, geologi…Perché la filosofia è il luogo della mente dell’uomo non solo dei ricercatori o degli studiosi. Ammiro il rigore accademico ma inevitabilmente rende la filosofia elitaria, quando invece la filosofia è l’emozione della Meraviglia e l’elaborazione del dolore che tutti gli umani fanno per mezzo dell’inserimento della loro esperienza individuale nell’Universale.

Inoltre non è un processo culturale che voglio spingere io; stiamo assistendo a un’ irruzione, quasi un’invasione della filosofia nelle serie. Prendiamo ad esempio la tedesca Dark dove viene citato Nietzsche o in modo ancora più dichiarato A good place in cui uno dei protagonisti è un professore di filosofia morale all’inferno che deve tirarsi fuori da lì, insegnando l’etica dei grandi pensatori.

 

Argomenti come il transumanesimo e il progresso tecnologico esasperato che spesso non tiene conto dell’etica, sono temi urgenti e complessi è per questo che ha scelto proprio la serie “Westworld”?

"La fantascienza è il genere che offre più spunti perché ritrae una realtà che vediamo e una che sembra essere o che sta per diventare. La fantascienza parla delle trasformazioni della società umana raccontandole per ipotesi o per allusioni. Westworld è carica di queste allusioni…però vorrei dire che lo scopo del saggio non è avvertire dei pericoli dell’intelligenza artificiale o delle nuove tecnologie. A me interessa dire proprio il contrario: quanto è spaventoso il fatto che l’uomo muta nei suoi mezzi m a non sembra essere mai cambiato nella sua natura distruttiva e autodistruttiva. Non sono preoccupata per le tecnologie, la 'realtà aumentata' non mi preoccupa più del passato, forse l'uomo resta quell’essere bipede e ingrato come diceva Dostoevskij. Westworld parla dell’uomo non delle macchine, racconta piuttosto di una ribellione dell'uomo a Dio, ma non racconta di macchine. Quello è l’espediente diegetico più superficiale anche se avvincente".

 

E cosa significa il titolo?

“Il titolo è un gioco di parole e concetti: la coscienza è in serie perché parliamo di una serie Tv ed è in serie perché gli automi vengono plasmati con dei caratteri seriali, profili scanditi da un demiurgo, Ford, che crede di pre determinarli senza interferenze, ma che si spinge fino a desiderare il roro 'risveglio'…

 

Da sinistra Giulia Soi, Giulia Bertotto e Fabio Morici durante la presentazione del saggio

 

Cosa intende per serie ‘gnostica’?

“Gli interrogativi metafisici ed esistenziali, gli archetipi' si muovono in sordina nei millenni, e qui ne emerge uno: la concezione cosmologica dello gnosticismo marcionita, un movimento eretico attivo tra II e Iv secolo d. C., il quale postulava che il mondo terreno e materico fosse stato creato da un demiurgo imitatore di Dio, un falso dio autore di un mondo insano e corrotto che può essere redento solo dal Dio autentico e buono. Ecco in Westworld c’è un creatore inetto che da vita a un posto crudele e brutale…una metafora della creazione nella cosmogonia dello gnostico Marcione”.

 

Cosa c’entra il ‘karma’ o la ‘ruota karmica’ di cui parla in un capitolo del saggio?

“Mi sembrava che il destino di ripetizione automatica degli androidi somigliasse moltissimo alla reiterazione che nelle filosofie occidentali, viene compiuta nelle reincarnazioni finché non si pasa ad uno stadio di consapevolezza successivo. Ma questo per me si sposa senza contraddizioni con la dottrina del libero arbitrio portata dal maestro della teologia occidentale Agostino d’Ippona. Io sono una conciliatrice e mi piace far andare d’accordo i pensatori…beh Agostino diceva che non c’è alcuna incongruenza tra libero arbitrio nell’uomo e eterna prescienza divina. Sono due dimensioni diverse che convivono, la conoscenza assoluta di Dio è in una dimensione metafisica che conosce senza interferire. Ci vuole uno sforzo cognitivo e di concentrazione per pensare questa conciliazione ma si può fare”.

 

E il labirinto, uno dei simboli della serie, perché lo associa a Giordano Bruno?

“Nella serie il labirinto rappresenta il luogo non materiale della coscienza, un luogo non locale come dice la fisica quantistica, un luogo che dalla memoria conduce alla coscienza. Per Bruno la memoria era strumento per arrivare a verità ultime, per connettersi con la divinità, e lui disegnava diagrammi mnemonici, simili a mandala anche, i quali attraverso pratiche di osservazione e meditazione potevano avvicinare alla divinità in modo intellettuale e spirituale. Ci tengo a dire che Bruno era un sacerdote e un mago non una bandiera di laicità come vuole essere strumentalizzato oggi. Bruno ha lottato con la chiesa per affermare una sua identità spirituale e la sua concezione del divino, non perché fosse ateo o materialista!”

 

Westwordld e l’intrauterino è forse il capitolo più suggestivo ma controintuitivo…di che si tratta?

“La coscienza nell’uomo non nasce direttamente dalla capacità cognitiva e volontaria, ma prima da quella emotiva, e quella emotiva si basa sull’imprinting chimico emotivo che si riceve già durante l’utero prima di nascere. Lo spiegava l’illuminato psichiatra austriaco Wilhelm Reich e ce lo confermano oggi le neuroscienze. Allo stesso modo la coscienza degli androidi, la svolta intellettiva, prende avvio da una serie di traumi emotivi che vivono nel loro intrauterino, nella loro infanzia pre-verbale ma che nella serie scopriamo essere già un immagazzinamento di dati e una prima strategia di risposta. Gli automi vivono il loro doloroso intrauterino di ripetizione drammatica, prima del loro risveglio intellettivo, che li trasforma in trasgressori…non sembra la storia che da sempre narriamo anche dell'umanità?”

 

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