La comparsata di Conte ad Accumoli, il racconto di una residente

Le nostre richieste sono rimaste inascoltate, asserragliati dietro a delle transenne, vigilati a vista come i peggior delinquenti dovevamo rimanere lontani dall’incontro

Accumoli, 13 settembre 2019

"Fino a ieri si pensava che il presidente del Consiglio andasse ad Amatrice come prima uscita tra i terremotati a visitare il pastificio Strampelli sito in località Torrita. Solo oggi ho appreso tramite social che Conte veniva ad Accumoli. Già dalle prime ore dell’alba un elicottero volava molto basso sopra il paese, sembrava quasi che volesse atterrare. La visita invece è avvenuta circa alle ore 13.30 nella struttura polifunzionale del paese chiamata  Accupoli.

Tutte le strade che portavano in paese erano sotto la protezione di carabinieri e agenti della Digos. Insomma in quanto a militari proprio non ci siamo fatti mancare niente. Quello che mancava purtroppo era la gente, anche se circa una decina di persone tra cui io abbiamo chiesto agli addetti alla sicurezza e alla stampa di poter parlare con il presidente da liberi cittadini, non aderenti a nessun comitato, ma che abitavano queste terre tutto l’anno dimorando nelle Sae.

Purtroppo le nostre richieste sono rimaste inascoltate, asserragliati dietro a delle transenne, vigilati a vista come i peggior delinquenti dovevamo rimanere lontani dall'incontro che si svolgeva nell’aula del centro. Se volevamo passare nella strada sopra la struttura ci era negato, persino la casa di due anziane donne di circa 90 anni era controllata a vista da due militari che non si spostavano di un millimetro, perché abitavano in un posto troppo vicino al sito dove si svolgeva la conferenza.

Scherzando ho chiesto ad una delle due signore: ma vi hanno arrestate? Sembravamo immersi in un film di spionaggio, come i peggior criminali che potessero circolare in zona, anche se gli attori purtroppo erano madri di famiglia e persone anziane che volevano semplicemente dire al presidente di ricordarsi di noi. Siamo stufi di essere presi in considerazione solo nei periodi di  campagna elettorale, siamo persone con anima e sentimenti che non meritano questo trattamento da comparse per il cinema.

Siamo gente che mangia per vivere, ma non abbiamo più un lavoro. Moriamo in silenzio nelle nostre case o meglio baracche senza che nessuno si ricordi di noi. Cosa avrei voluto dire al presidente Conte? Come prima cosa ringraziarlo della visita, ma soprattutto che  Accumoli come le altre zone terremotate non rimanessero soltanto immagini rubate alla televisione che durano il tempo di un giorno per  poi archiviare ogni ricordo.

Chiedevo di snellire le pratiche e la burocrazia perché con queste leggi non si va da nessuna parte . Chiedevo insieme alla popolazione di tornare a vivere, che significa lavorare e ricostruire. Stavo forse chiedendo troppo? non lo saprò mai perché da dietro le sbarre ho assistito alla morte della democrazia, ai diritti di terremotati calpestati e chiacchiere portate via dal vento.

Non facciamoci chiamare l’avvocato del popolo, quando dei cittadini non c’interessa niente.Tutto quello che ancora mi sorregge e mi da coraggio nel domani è l’appartenere a questi luoghi incantati e la fiducia che i premier salgono e scendono dalle poltrone, questione di tempo, e noi montanari sappiamo aspettare, e sicuramente ci sarà il giorno che andremo a votare. Un saluto da dietro le transenne di Accumoli".

Roberta Paoloni

 

                 

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