La madre di Elena Aubry scrive alla figlia morta in un incidente per le radici sulla via Ostiense

Quando “svio”, quando mi ritorna quella tristezza, quella “mancanza di te, così “umana”, tu mi “riacchiappi”

elena aubry con la madre graziella

Graziella Viviano con la figlia Elena

Il 6 maggio è stato l’anniversario dell’incidente dove ha perso la vita la 25enne Elena Aubry. Quel giorno del 2018, Elena era alla guida della sua moto su via Ostiense ma il destino ostile volle che la giovane centaura di Monteverde perse il controllo della moto all’altezza del chilometro 25,5 a causa del manto stradale dissestato, un tratto di strada che era in condizioni vergognose: le radici dei pini che costeggiano la strada e le gobbe sull’asfalto rendevano la carreggiata piena di buche e sconnessioni pericolose. Sono state soprattutto le radici degli alberi a causare la caduta dalla moto, Elena fu sbalzata via e andò a sbattere contro il guardrail, l’urto fu tremendo, non le lasciò scampo.

Elena era un motociclista esperta, andava piano e non ha effettuato alcuna manovra imprudente. Tutti gli accertamenti hanno dimostrato che a farla cadere e a ucciderla è stata quella buca, frutto dell’incuria e della negligenza. Dimostrazione ne è il fatto che dopo 15 giorni sono cadute altre due persone su quel tratto di strada“, ha affermato Graziella Viviano, madre di Elena.

La battaglia di Graziella Viviano

Dopo la morte della figlia Graziella ha intrapreso un percorso che la vede fortemente impegnata sul fronte della sicurezza stradale e della prevenzione degli incidenti, quasi una missione a cui dedica tempo ed energie. I motociclisti amano questa donna che non si è arresa al destino avverso, ma lo ha trasformato in qualcosa di straordinario.

La Procura di Roma per la morte di Elena Aubry ha rinviato a giudizio sette persone accusate di omicidio stradale. Il processo è stato fissato al 9 luglio del 2024.

“Ciao Elena, buongiorno amore mio”

Ieri, 6 maggio 2023, nel quinto anniversario della sua scomparsa la mamma di Elena ha pubblicato su Facebook un lungo post, uno scritto a mo’ di lettera indirizzata all’adorata figliola. Inizia proprio rivolgendosi alla figlia, la chiama per nome,

“Ciao Elena, buongiorno amore mio. Oggi dovrebbe essere una brutta data ma sono giorni che mi fai capire che non vuoi che venga ricordata così. D’accordo. Faccio come vuoi tu. Oggi non sarà una giornata triste. Stasera parleremo di te con Don Romano e con chi vorrà esserci perché ti vuole bene, alla Basilica di Santa Croce in Gerusalemme e non potrà che venire fuori quello che eri e che sei: amore e gioia.

È ciò che mi trasmetti, sempre. Sai quanto io non ami la solitudine eppure spesso mi sono trovata e sentita sola nella mia vita. Quando eri qui, soprattutto negli ultimi anni, mi sei stata spesso accanto, abbiamo viaggiato assieme, mi hai regalato una grande gioia. Poi, proprio oggi, il 6 maggio del 2018, sei andata via.

“La prima estate senza te”

Ero spiazzata, disperata ma poi… mi ricordo di quell’estate, la prima estate senza te. Ero più che mai sola. Mi trovavo su una spiaggia, sono entrata in acqua. Tu amavi il mare proprio come me e ti piaceva esattamente come me rimanerci a lungo, farti sorreggere e provare quella strana illusione, come di volare, che ti dà il galleggiare nell’acqua. Stavo nuotando e ad un certo punto la sensazione è stata chiara e forte. Tu eri lì. Eri in quell’acqua, nel sole che la illuminava , nel profumo del sale. Eri li.

Quel giorno ho capito. Sono entrata da sola in un mare, ne sono uscita in un altro, con te. Da quel momento è stato sempre così.

Quando “svio”, quando mi ritorna quella tristezza, quella “mancanza di te, così “umana”, tu mi “riacchiappi”, è il termine giusto, mi mandi situazioni, sensazioni, messaggi evidentissimi, finché non capisco che tu ci sei. Una settimana fa non pensavo che oggi avrei parlato così, pensavo alla tristezza di questa data e invece…. so che non vuoi sia così.

“Nessun genitore vi ha mai perso”

Non ti ho perso. Nessun genitore vi ha mai perso. Ci siete e siete “vivi” più che mai perché l’amore che ci date è forza e gioia pura. Mi ricordo una volta, in un incontro, a cui mi aveva portato un’amica, per genitori che avevano “perso” i propri figli. La psicologa mi pose a bruciapelo una domanda: “ma tu riesci a dire che tua figlia è morta?”

Le risposi senza pensare: “Ma tu che cosa intendi per morta?”. Da li capii che non solo quella psicologa non faceva per me (e io non ero la “paziente” per lei) ma che il termine “perso”, non appartiene agli Angeli. Il giorno in cui tu sei andata via , hai semplicemente cambiato vita. La parola morta, non è la fine. E’ un inizio.

Elena, amore mio, un poeta diceva che “la morte è solo una curva della strada”. Tu sei lì, appena dietro, non ti vedo, ma ci sei. Sei come l’aria, non la vedo ma la respiro ogni attimo e mi dà la vita. Tu mi trasmetti e sei, amore e gioia. Lo eri e lo sei. Con te non mi sento più sola. Nessun genitore di un Angelo lo può essere. Mai.

Ti amo sempre e più di sempre. Mamma“, così si conclude il toccante testo scritto da Graziella Viviano alla figlia, deceduta in un incidente per una buca sulla strada, la testimonianza che nessun genitore di un Angelo potrà mai essere solo.