Categorie: Opinioni

La Raggi, Roma e le difficoltà di renderla una Capitale moderna

Basta un po' di vento e cadono alberi come foglie; basta un po' di pioggia e oltre a paralizzarsi il traffico, vediamo le stazioni della metro allagarsi; vediamo continuamente manutentori armeggiare alle scale mobili della metropolitana e, una dopo l'altra, vanno in tilt con la conseguente chiusura delle relative stazioni; basta qualche chilometro in più e gli autobus prendono fuoco, chiaramente quando riescono a partire; senza parlare della condizione di strade e marciapiedi che sono trappole a cielo aperto – a piazza Venezia c'è un marciapiede che 30 anni fa era sconnesso come oggi; e non è una battuta di spirito – nonostante ci sia chi tenta di abbozzare una sorta di maldestra e arrabattata quanto infondata difesa dell'attuale amministrazione; immondizia per le strade del centro e roghi continui nelle periferie.

Eppure non finisce qui; defezioni all'interno dell'amministrazione e nei vari municipi, arresti, piccoli e meno piccoli scandali, e la ciliegina dei rom, dello sgombero dei campi e dell'assegnazione delle case popolari mentre gli abitanti dei quartieri insorgono. Questa, oggi, è Roma, una delle capitali europee più in vista del mondo – se non altro per il suo patrimonio artistico, storico, architettonico, archeologico che da secoli ne ha fatto punto di riferimento di semplici turisti ma anche di pittori, scultori, letterati e artisti più in generale – che sempre meno somiglia alla Roma dell'immaginario collettivo, non solo italiano ma anche straniero.

Si, perché Roma è l'Italia e, nonostante tutto, l'Italia continua ad essere ancora il bel Paese per i popoli di tantissime nazioni europee e non; una capitale, però, sempre meno europea e occidentale e sempre più mediterranea e, forse, musulmana a vedere le frotte di extracomunitari, africani e asiatici, che popolano i marciapiedi delle zone centrali della città e sui quali la giunta Raggi non mette bocca, come se fossero trasparenti.

Lo stato della città ci lascia addosso, comunque, un senso di delusione misto a svilimento soprattutto se si pensa che in tanti abbiamo visto l'amministrazione Raggi come la svolta ad una lunga stagione di amministrazioni, di vari colori politici, ciascuna delle quali ha dato il peggio di sé nel condurre questa povera città allo sbando totale. In tanti abbiamo visto nella Raggi una nuova epoca, una nuova luce, una nuova alba, una fase che potesse rappresentare una rinascita dell'urbe, un'ultima opportunità per riscattare la città da tutto ciò che l'aveva deturpata e annebbiata; tuttavia si sa, una cosa sono le speranze e altra cosa è la realtà dei fatti che, spesso, ci viene messa dinanzi fugando ogni pensiero positivo e facendoci ricadere nella concretezza di tutti i giorni; in questo caso facendo svanire il sogno che il M5S potesse essere la soluzione giusta e definitiva per questa nostra Roma che, sempre più, appare essere l'ex capitale.

Nelle ultime settimane si parla, più che mai, del vergognoso stato dei trasporti sotterranei e della metro, ormai handicappata, che ha lasciato senza collegamento diretto aree della città vitali per turismo e commercio; si parla della vicenda rom e dell'atteggiamento del sindaco Raggi, apparentemente sempre più a sinistra per scelte e comportamenti istituzionali come d'altronde si nota per gran parte del M5S, che sembra andare sempre più contro gli interessi di quei cittadini, già esasperati per una marea di motivi, che sono scesi sul piede di guerra presidiando i propri quartieri contro quella che definiscono l'invasione dei rom. Al di là dell'essere condivisibili o meno, resta il fatto che queste manifestazioni di protesta sono un segnale forte nei confronti di una Raggi che sembra voler assumere un atteggiamento di forza per poi mostrare tutta la sua debolezza, questa volta non solo politica ma caratteriale.

Lenin sosteneva che “Ogni cuoca dovrebbe imparare a reggere lo Stato” e in questo la Raggi dovrebbe essere molto agevolata essendo un avvocato ma, come sostenevano gli antichi romani, quando il mare è calmo ognuno può far da timoniere, e a Roma il mare calmo è difficile trovarlo. In una città complessa, dai mille volti, dalle numerose personalità, mutevole, vecchia di tremila anni e carica di tutto il suo bagaglio umano oltre che socio-culturale bisogna avere vere capacità e una visione concreta e operativa delle cose e dei problemi che attanagliano la città altrimenti l'effetto è quello di aggravarli, ancor più se si ritiene che il recupero del deficit delle casse comunali debba passare attraverso tagli di spesa ai quali nemmeno si dovrebbe pensare.

Lo scrittore americano Edward Abbey sosteneva che “L'anarchia è fondata sull'osservazione che dato che pochi uomini sono saggi abbastanza da governare se stessi ancor meno uomini sono saggi abbastanza da governare gli altri” e forse questa riflessione è tanto valida, per l'attuale giunta Raggi, quanto più fondate sono state le aspettative da parte del suo elettorato; e se da un lato Gramsci era convinto, giustamente, che “Poche mani, non sorvegliate da controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa” , è anche vero che, ormai, il popolo romano ha aperto gli occhi e, per quel poco che serve, sta reagendo ad un atteggiamento di abbandono della città da parte dei governanti che la Raggi sembra stia cronicizzando.

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