La scomparsa del Dott. Valerio Nobili e il ricordo di un collega

“L’ho conosciuto quando, da specializzando in pediatria, cominciò a frequentare il San Pietro Fatebenefratelli di Roma…”

"Ho conosciuto e cominciato ad apprezzare Valerio Nobili, quando da specializzando in pediatria cominciò a frequentare il nostro ospedale (il San Pietro Fatebenefratelli di Roma) nel 1993. Iniziò il lavoro nella nostra struttura nel 1995. Sempre positivo solare e disponibile era di una dedizione e laboriosità contagiosa. Abbiamo organizzato per tre anni di seguito, sotto la supervisione del Dr.Vannicelli, seminari di aggiornamento in Pediatria e Neonatologia, per il triennio 96/99, sempre frequentatissimi e di livello, e l'apporto di Valerio era sempre intelligente e costruttivo. Ma come poi ribadirò più avanti, l'aspetto più rimarchevole era la disponibilità e la spontanea gratuità del carattere di Valerio, era forse il più brillante dei colleghi e al contempo era sempre a disposizione del gruppo. Quando mi disse che ci avrebbe abbandonato nel '99, perché chiamato dal Bambino Gesù, gli dissi fai bene, ma almeno vediamoci per qualche partita. E già perché il Dott. Nobili era anche un atletone di un metro e 90, che praticava oltre al calcio anche il tennis. Ora il disorientamento per la sua improvvisa e troppo precoce fine è totale, ma nonostante non me ne faccia ancora una ragione, ringraziamo il Signore per il tempo che ci ha dato per camminare assieme a lui in questo Mondo.

Ancora due parole per far capire chi è Valerio. Un medico seppur ancora  giovane, ma con il cuore grande, che forse lo avrà tradito, sempre pronto all'abbraccio e al farsi carico dei patemi e dei problemi che di volta in volta gli rivolgevo. "Alfredì, che te possino, sono appena uscito, come se chiama 'sto ragazzino al Pronto Soccorso?" e venti minuti dopo arrivava il messaggio rassicurante: "Tutto sotto controllo, ma quando ci vediamo?". Valerio ci mancherà, perché  faceva tutto con la naturalezza e l'umiltà della persona fuori dal comune, che incontravi per caso e la tua ansia non c'era più perché era lui a farsene carico. Quando ho appreso la notizia, ho pensato che il destino è veramente imperscrutabile e tutti noi dobbiamo raddoppiare i nostri sforzi perché un angelo se ne è tornato a casa. Perdonatemi per questo ricordo, ma avendolo avuto per tanti anni come amico e collega, queste per me sono giornate velate da profonda  tristezza".

*Il ricordo di Alfredo Arìsta

 

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