Cronaca

Le mura serviane, quelle pietre nascoste tra i palazzi di Roma

Chissà quante volte ci siete passati senza notarli.
Chissà quante volte, imboccando via Carducci, a pochi passi da via XX Settembre, li avete invece notati e vi siete chiesti cosa mai siano questi enormi blocchi di pietra che si insinuano profondamente nei palazzi quasi a volersi nascondere agli occhi indiscreti degli umani di oggi.
Eppure, un tempo, circa duemilacinquecento anni fa, queste enormi strutture in tufo costituivano la formidabile difesa di Roma.

Le mura Serviane, il gigante nascosto

Le mura Serviane, infatti, sono un’antichissima, gigantesca opera di cui rimangono poche tracce che, appunto, pochi notano.
La tradizione le fa risalire a Servio Tullio, quindi addirittura al VI secolo avanti Cristo, anche se i resti attualmente visibili risalgono a un rifacimento del IV secolo avanti Cristo.
Avevano una lunghezza di undici chilometri e occupavano una superficie pari a circa quattrocentoventisei ettari, praticamente più di seicento campi di calcio, usando un paragone calcistico tanto caro a molti.
Dunque un’opera di proporzioni colossali.

Porte e fossati per proteggere la Città

Numerose porte, in corrispondenza delle principali arterie della città si susseguivano lungo il tracciato.
Nei punti più pianeggianti, veniva aggiunto un fossato (agger) per maggiore protezione.
Oggi, i resti di queste mura si possono osservare anche alla stazione Termini e all’Aventino e pochi altri luoghi.
Ma queste di via Carducci hanno un fascino particolare, essendo parte integrante di costruzioni di due millenni più giovani.
Anche se si tratta di pochi resti, queste pietre così antiche conservano ancora quella maestosità che nell’epoca d’oro doveva quanto meno annichilire chi vi si imbatteva per la prima volta.
E se ci si avvicina e si spinge lo sguardo nell’oscurità, là dove i blocchi sembrano essere “ingoiati” dalle mura dei palazzi moderni, si potrà notarne la perfezione, la simmetria, la maestria con cui sono posizionati e avere un’idea della grandezza dell’arte ingegneristica degli antichi romani.
Un’arte che ha sfidato il tempo regalandoci tesori che ci invidia tutto il mondo.

Luca Laurenti

Romano, è Biologo Patologo Clinico. Scrittore, vincitore di numerosi premi letterari nazionali e internazionali di narrativa, è da molti anni impegnato nella denuncia del degrado di Roma.

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