Religione

Le parabole del tesoro e della perla

Il tesoro e la perla

Anche nel brano odierno (Mt. 13, 44-52) troviamo due parabole con una costruzione simile, quella del tesoro e quella della perla, accompagnate da una parabola più autonoma e da una spiegazione, quella della rete che, come quella del grano e della zizzania, si conclude con una prefigurazione del giudizio finale.

Il regno dei cieli è simile a un tesoro… a un mercante in cerca di perle preziose” (vv. 44-46). Entrambe le parabole sono focalizzate su beni preziosi: nella prima parabola si specifica che il tesoro è “nascosto”, mentre nella seconda si specifica che la perla va cercata, e quindi anch’essa non è immediatamente visibile. Infine, l’espressione “vende tutti i suoi averi” (vv. 44.46) ha lo stesso significato per entrambe.

L’accentuazione del nascondimento in entrambe le parabole esprime l’aspetto opposto e complementare a quello delle due parabole del lievito e del granello di senape di domenica scorsa: se allora si sottolineava come dal “piccolo” il regno di Dio sarebbe diventato estremamente “grande” e quindi visibile, nel nostro brano si vede come esso non si imponga alla vista e vada scelto.

La già citata espressione “vende tutti i suoi averi” esprime la radicalità del “lasciare tutto” per seguire Gesù: nell’episodio della chiamata dei primi discepoli che “lasciarono tutto”; nell’episodio del “tale” che desiderava la vita eterna, ma che non se la sentì di “lasciare tutti i suoi averi”. Quest’ultimo episodio richiama in maniera abbastanza evidente la prima delle nostre due parabole attraverso ben quattro richiami testuali in un solo versetto: “và, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo” (19, 21).

Come nelle nostre parabole, ove l’uomo vende i suoi averi per acquistare ciò che per lui ha più valore, anche nel brano del tale chiamato da Gesù alla sequela il discorso ruota attorno alle priorità: per quest’uomo le sue “molte ricchezze” (19, 22) sono prioritarie rispetto alla vita eterna e alla sequela di Gesù e per questo “se ne andò triste” (19, 22) mentre colui che sceglie il “tesoro” nella nostra prima parabola “và, pieno di gioia” (v. 44).

La rete gettata nel mare

Questa parabola è simile a quella del grano e della zizzania in quanto ha la stessa struttura, avendo una sua spiegazione. Come per la parabola della zizzania, l’insegnamento di Gesù verte sul fatto che il discepolo è nel mondo, ma non è del mondo: la distinzione tra giusti e ingiusti non è possibile all’uomo né è suo compito, sarà prerogativa di Dio e lo sarà in un tempo futuro, l’uomo ora deve cercare di scegliere la giustizia al di sopra di tutto e compiere la volontà di Dio.

Il padrone di casa

L’attenzione si sposta dal regno di Dio al discepolo, “ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli” (v. 52). Il tema della “comprensione” da parte dei discepoli è un argomento complicato. “Avete compreso tutte queste cose? Gli risposero: sì” (v. 51). E’ possibile che questa conclusione svolga nel vangelo la funzione di evitare il rischio di una lettura radicale delle due parabole del tesoro e della perla che, sottolineando il solo lasciare il vecchio per il nuovo, portasse a svalutare il valore della tradizione per sottolineare solo quello dell’annuncio del Regno.

La necessità di non abbandonare il deposito della rivelazione precedente è d’altro canto centrale nel vangelo di Matteo, è Gesù stesso ad affermarlo con forza evitando fraintendimenti sulla sua missione: “Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento” (5, 17).

Il discepolo del Regno dei cieli è capace di prendere cose nuove e cose antiche proprio perché ha “compreso” l’insegnamento di Gesù e può, quindi, attingere sia alla rivelazione data ai padri, la Legge e i Profeti, sia alla proclamazione di Gesù che quella rivelazione ha portato a compimento.

Il vero tesoro

L’uomo che ha trovato “quel tesoro nascosto” nel campo e il mercante in cerca della “perla preziosa” vendono “tutti i loro averi” pur di comprare quel tesoro e quella perla preziosa. Il regno di Dio esige la stessa determinazione. Viene il momento in cui non si può tenere tutto e quindi bisogna decidere ciò che si deve lasciare e ciò che domanda di essere acquisito a qualsiasi costo. In quel frangente appare in piena luce ciò che per noi è veramente prezioso, qual è il nostro autentico tesoro. Perché per salvarlo siamo disposti a perdere tutto, proprio tutto.

Quello che il Regno offre è unico e diventa la realtà più importante: ne va della riuscita della nostra esistenza. Agli occhi di quelli che lo ignorano o non lo considerano la scelta dei discepoli di Gesù sembra avventata, una pazzia. Ma, in fondo, quella che compiono è la scelta più saggia, perché scommettono tutto, proprio tutto.

Sì, hai ragione tu, Signore, perché il Regno di Dio è proprio così: chi indietreggia di fronte al primo ostacolo, chi non è disposto a disfarsi delle sicurezze di un tempo, non ha colto affatto l’occasione fortunata che gli è capitata tra le mani: avere la possibilità di dare una svolta, una volta per tutte, alla propria esistenza.

Il Capocordata.

Bibliografia consultata: Busia, 2023; Laurita, 2023.

Redazione

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