Spettacoli

Leonardo in tv: l’Arte e il suo Genio solo pretesti narrativi

Leonardo. Serie, Italia, Regno Unito, Francia, Spagna, USA 2021, 8 episodi, durata episodio 52’. Con Aidan Turner, Matilda De Angelis, James D’Arcy, Giancarlo Giannini. Trasmesso in Italia in anteprima mondiale dal 23 marzo, in 4 prime serate, su Rai1 e in streaming (anche le puntate precedenti) su RaiPlay.

Qui dobbiamo capirci: volete una bella storia romanzesca, magari avvincente; o vi interessa apprendere dilettandovi (l’oraziano “insegnare dilettando” fu anche parola d’ordine dei Seicentisti)?

Leonardo, una reinvenzione

Perché accostarsi a Leonardo è una cosa seria, non siamo obbligati; e in generale, affrontare la Storia, incluso studiare una biografia per gettar luce su un personaggio, non ammette – se non in piccoli dettagli ininfluenti – licenze poetiche.

Mentre qui siamo in presenza di una reinvenzione – sappiatelo – a fine di intrattenimento.

Chi vi scrive ha sempre amato la pura fiction, e detestato l’attuale mantratratto da una storia vera: la mente mi entra in un instabile flip-flop, tra lato sinistro e lato destro del cervello, innescato a ogni svolta dalla domanda: è davvero stato così? disse così? conobbe il tale? Figurarsi di fronte al genio insondabile di Leonardo; di cui – in carenza di sufficienti informazioni biografiche e dati caratteriali, anzi proprio per ovviare a questo! – si annuncia di aver voluto indagare e poi illustrare a noi la “profondissima umanità”.

Le grandi produzioni internazionali hanno raramente fatto bene al cinema. Semmai, talvolta, alla cassetta. I numeroni sbandierati dai media – qui: budget stimato 30 milioni di euro, 2500 abiti realizzati unicamente da modelli, trame e tessuti dell’epoca, 3mila fra attori e comparse, 20mila metri quadri di set, fuori Roma, uno dei più grandi set d’Europa – non fanno la bontà del prodotto. Al più ne sono un buon corollario quando il prodotto (tipo L’Ultimo Imperatore) è buono di suo. La loro ragione d’esistere, oltre che potersi permettere certi budget, è la vendita e distribuzione garantita in tutto il mondo. E’ il rimbalzo mediatico; è la presunzione di aver offerto urbi et orbi uno spettacolo edificante. Di alto valore culturale.

E questa di Leonardo non è un’eccezione

Gli stessi autori dell’impresa rilasciano dichiarazioni bifronti, oscillando tra una pretesa messa in scena della verità (verità che viene agitata continuamente, vero e proprio tormentone, anche attraverso le parole del protagonista), e le fatali concessioni alle esigenze dello show business.

Il regista Dan Percival (“L’uomo nell’Alto Castello”) si pregia di renderci edotti: “Per guardare il mondo attraverso gli occhi di Leonardo, il mio principio ispiratore è stato quello di rendere ogni aspetto della produzione il più autentico possibile. Dai paesaggi ai suoni, dai materiali alle tecniche, fino ai capelli unti e allo sporco sotto le unghie. Non volevo che ci accontentassimo di provare il mondo di Leonardo: dovevamo abitarlo”. Si sarebbe arrivati a far riprodurre minuziosamente le varie opereche compaiono, da un team di artisti messi sotto torchio a disegnare, dipingere e scolpire con fedeltà, anche di metodi e materiali (che vuole ‘sto Walter Benjamin, co’ ’st’Opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica?). Per non dire delle dichiarazioni sull’uso esclusivo, sul set, della luce naturale, “che Leonardo stesso avrebbe utilizzato”. Peccato, non si apprezza; anzi, su tutto – opere d’arte e persone – aleggia quell’aria di cartongesso tipica di questo genere di produzioni a mediazione, tra l’altro non si deve urtare la suscettibilità di nessuna cultura (di questi tempi, poi…).

Ma contemporaneamente il produttore Luca Bernabei dice chiaro: “noi facciamo serie tv, non documentari. Ci siamo ispirati a fonti vere, ma poi gli sceneggiatori hanno avuto la necessità di inventare qualcosa su una vita che ha molti punti oscuri”. Bè, “qualcosa”…: totalmente di fantasia è il personaggio-chiave di Caterina da Cremona e la sua relazione con Leonardo da Vinci, funzionale alla costruzione – nientedimeno – di un thriller. Anzi, un lenzuolone-special pubblicato dal Corriere Viaggi lo annuncia come “una serie tv crime mistery e thriller che parte con le indagini sull’omicidio di Caterina da Cremona (…) ma l’assassinio non è l’unico giallo da risolvere”. Capito?

Aidan Turner – preso in prestito dalla lunga e piacevole serie-feuilleton Poldark – fa il suo decorosamente; ma non è richiesto dal modesto copione (e non è presente) uno sforzo di immedesimazione attoriale. Matilda De Angelis qui è tanto smorfiosa quanto si mostrava impenetrabile nel recente The Undoing; il successo le sta sorridendo a trentadue denti, speriamo che sappia meritarselo e amministrarselo. Il resto del casting è improntato al Manuale Cencelli delle produzioni internazionali, in cui ciascuno vuol piazzare il suo bambolotto o nome prestigioso a fine carriera.

Concludiamo come abbiamo esordito: vi importa saperne di più su Leonardo? Sappiate che qui di vero ci sono solo alcune opere (e neanche tutte quelle che si vedono, essendo gli originali andati perduti), fra tele, sculture e macchine da guerra; e gli estremi anagrafici di molti personaggi. Vi va invece di abbandonarvi a qualche confortevole serata eccitati dal format ormai di moda del thriller storico, onestamente confezionato? Il pranzo è servito. Forse non si può avere tutto dalla vita.

Mario Conti

Eternamente dibattuto, fra il versante tecnologico e quello umanistico, che lo vede fotografare, viaggiare, condurre con la moglie Grazia presso la poliedrica ELI due format pubblici: Hortus Conclusus - un cenacolo di reading letterari, e ScrittoMisto - scrittori quasi per gioco si sfidano intorno a una traccia provocatoria. Vive fra Roma e Napoli, dove è nato, una sola città caotica sembrandogli troppo poco.

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