Categorie: Cultura

Lettere tra cielo e terra

Passeggiare con don Ricardo nelle strade della sua vecchia Parrocchia dei Parioli è sorprendente e divertente. Sembra di essere accompagnati da una gloria del cinema o del calcio. Tutti lo salutano affettuosamente, con nostalgia e per tutti, il giovane prete, ha una parola di amicizia e di speranza.
E' passato un po' di tempo dalla sua ultima tesi, che poi sarebbe diventato un libro che, di lì a poco, avrebbe avuto il piacere di donare anche al Pontefice tedesco ancora in carica, dedicata al pensiero liturgico di Benedetto XVI che si era tenuta al S. Anselmo di fronte a dotti e studiosi dell'argomento che erano apparsi quasi increduli di fronte ad un opera difficile e impegnativa di fronte alla quale, tuttavia, avrebbero dovuto cedere “l'onore delle armi”. Fu proprio in quella occasione che il Cardinale Antonio Canizares Llovera, tra i relatori anche allora, disse, rivolgendosi paternamente al giovane Ricardo, che “la parte ancora più difficile sarebbe poi stata quella di “tradurre” quel testo così che divenisse accessibile a tutti”. Quasi fosse una “sfida” Ricardo si sarebbe messo presto al lavoro e ricordo bene le sue prime anticipazioni del suo nuovo volume che condivise con il sottoscritto mesi fa.

Don Ricardo arriva da un Paese lontano e la sua esuberante personalità, unita ad una fervente intimità intellettuale e spirituale, lo rendono subito un personaggio accattivante e nello stesso tempo disarmante, un classico della sua terra natale, quella Panama così lontana eppure così vicina al nostro modo di intendere la vita, così latina… adagiata sulle onde di un oceano ricco di vita punteggiato dai salti dei Marlin.
Così, a poco a poco, avrebbe cominciato a prendere vita un'opera che, l'altra sera, è stata definita dal Direttore dell'Ufficio Liturgico del Vicariato di Roma, Padre Giuseppe Midili, “un testo che potrebbe essere utilizzato per la formazione dei sacerdoti”. “Lettere tra cielo e terra”, il titolo scelto e scritto sopra una copertina a colori particolare e significativa che non anticipo.

Nella grande sala del Centro Culturale San Roberto Bellarmino di Roma il Cardinale Canizares aveva esordito con qualche pensiero sul nuovo Papa che lui stesso aveva contribuito ad eleggere, definendolo “un segno di Dio. Un Papa mandato dalla Provvidenza. Quello che ci voleva in un momento così particolare per la Chiesa con la sua semplicità e umiltà caratteristiche del Santo di Assisi”.
Un aneddoto, raccontato dal Cardinale, aveva colpito la platea degli intervenuti, “per darvi un'idea del nuovo Papa, di quanto sia amato nel mondo, aveva esordito il Cardinale, vi racconto un episodio accaduto poche settimane fa: durante la settimana Santa, aveva continuato, ero nel mio Paese, la Spagna, e durante un trasferimento in taxi, l'autista mi chiese se fossi un vescovo, non riconoscendo il mio abito. Annuii e quando mi chiese se “operassi” in città, risposi che risedevo a Roma. A quel punto, concluse, l'uomo esclamò che eravamo stati bravi ad eleggere Papa Francesco -perché ci voleva! Perché è uno di noi!- aggiunse”. Poi era passato al libro di don Ricardo elogiando l'opera ed aggiungendo “Cristo non è vissuto 2000 anni fa ma è presente anche oggi nella Chiesa. Il tuo libro spiega con parole semplici, che cos'è la Liturgia e la celebrazione della Messa con i suoi significati dove Cristo è sempre presente. Ne parlavo ieri con il Papa, ha continuato il Cardinale rivolto a Ricardo, e dicevamo, appunto, che celebrare bene, senza fretta, in silenzio e non per abitudine, così come per i fedeli, è la strada giusta per una vera partecipazione alla Liturgia”.

Moderatore della serata è stato il dott. Leonardo Possati di TV 2000 che a don Ricardo ha chiesto quale potesse essere l'obiettivo di un libro così particolare nella sua unicità, “avvicinare la persona a Cristo, certamente, ha detto l'autore. E' un libro nel quale, attraverso le dodici lettere che lo compongono, ho cercato di dare significato al motivo per il quale si va a Messa. Abbiamo tutti in comune due cose, ha proseguito, la sofferenza e la morte. Quali e quante sono le domande che ci poniamo di fronte alla sofferenza, alla morte? Davvero non esiste nulla dopo la morte? Finisce tutto con la morte? Ha senso?
Quando celebro e arriva il momento dell'Eucarestia è come se si aprisse uno spiraglio di luce, lassù. Qualcosa che mi lascia intravedere la meraviglia, il mistero. Ecco, nel' Eucarestia ho trovato la mia risposta e volevo semplicemente raccontarla a tutti”.

(Don Ricardo Reyes Castillo è vice parroco a S. Basilio. Il libro è edito da Cantagalli)

Redazione

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