Li hanno messi dietro le sbarre perché cantano in romanesco

Chi ama Roma, chi vuole ascoltare le vecchie canzoni che parlano di Roma e dei romani andate a vedere Gli Stornellatori

C’è un gruppo a Roma che canta e suona le tradizioni romane, dedicando attenzione a quelle melodie, numerose, che creano allegria e divertimento delle feste popolari.

Questo gruppo nelle loro esibizioni indossa costumi dai sapori antichi, ricordano Rugantino, i vicoli di Trastevere le tradizioni di una volta.

Nei loro concerti spaziano dalle vecchie canzoni come “Barcarolo  Romano” del 1926 di Balzani-Pizzicaria, “Cento Campane” del 1952 di Fiorentini.Grano, “Come è bello fa l’amore quanno è sera” del 1936 di Martelli-Neri-Simi, “Nannì, na’ gita a li Castelli” del 1926 di Silvestri-Petrolini, “Nina se voi dormite” del 1901 di Leopardi-Marino, “Pe’ lungotevere” del 1932 di Balzani-Frapiselli, “Tanto pe’ cantà” del 1932 di Petrolini-Simeoni, “Le Matellate” del 1959 di Strehler-Carpi e tante altre fino ad arrivare a “Ciumachella de Tastevere” del 1963 di Garinei-Givannini, “Nun je da retta Roma” del 1973 di Magni-Trovajoli, “Roma nun fa la stupida stasera” del 1962 di Garinei-Giovannini-Trovajoli, “Te c’hanno mai mandato a quer paese” del 1981 di Mottone-Migliacci e tante altre.

Si divertono a coinvolgere il pubblico nei loro stornelli e la gente si diverte insieme a loro, un pubblico che apprezza i canti popolari come i romani di una volta, quando va ad ascoltarli già sa cosa gli aspetta, tanta allegria e voglia di stare insieme.

Questo gruppo si chiama “Gli Stornellatori” del grande maestro Fabrizio Masci che ha suonato nei più grandi teatri del mondo con successi di pubblico strepitosi, si occupa da decenni di musica popolare romana.

Un plauso va alla voce solista Nico Di Barnaba che quando canta “incanta” il pubblico per la potenza di voce e bravura che ha, fanno parte del gruppo Sara Fois, Massimo D’Acri, Marco Di Barnaba e Stefania Rubicone.

Faccio a questo gruppo l'augurio di continuare a portare avanti la tradizioni romane perché vedo che tanti se ne dimenticano.

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