Lo scontro frontale Saviano-Salvini è lo specchio dei tempi della nostra società, tempi difficili. I due, di per sé all’opposto su tutto, si equivalgono sul modo di portare avanti la propria politica, il proprio modo di pensare: in modo diretto e a volte spettacolare. Con una chiosa finale che poi evidenzieremo. Saviano è da anni un protagonista sulle scene italiane, e produce un giornalismo di coraggio contro malcostume, camorre, malavita organizzata. I suoi lavori sono ormai famosi in tutto il mondo, libri e serie televisive come Gomorra sono state tradotte e premiate ovunque. La scorta che gli è stata assegnata non ha matrice politica, lo segue, non lo accompagna a fare shopping ed è una garanzia alla sua incolumità. A nessuno piace ricevere minacce di morte. Saviano va spesso ospite in una certa televisione, quella che oggi ad alcuni non piace più. Da qui nasce il caso.
Ad un Ministro degli Interni dinamico ed esplosivo come Salvini (vedremo fino a quanto efficiente) tutto ciò non piace. Salvini non lo manda a dire: anzi, dinanzi a chi lo stuzzica in pubblico sulla questione Saviano, Salvini risponde con parole di sfida e sarcasmo. Come giudicare altrimenti i suoi saluti e baci a Saviano, se non con lo scherno? Ma la sfida in risposta a chi e che cosa esattamente. Il pericolo che io vedo è uno, quello dello sfascio morale del nostro Paese, perennemente in bilico tra tendenze più che serie prese di posizioni, e sempre sotto l’occhio del ciclone: l’Italia sul palco come una star tra paparazzi.
Salvini ha fatto sue alcune logiche e concrete paure quotidiane del nostro popolo. Quel popolo che frequenta le metropolitane di Roma per andare a lavorare e si vede assalito da bande di ragazzini rom, come quello dei signori veneti sigillati nelle loro villette con la pistola sul comodino contro le scorribande dei ladri notturni. Salvini sa fare il suo mestiere e ne trae vantaggio. Spesso dice ciò che pensa, senza se, né ma e senza filtri o veli: il suo messaggio arriva direttissimo, come gli effetti di una scena di efferata violenza descritta nei minimi particolari da Saviano in Gomorra.
Ma non dimentichiamo: mentre Saviano fa cronaca e spettacolo e talvolta parla anche alla testa della gente, davanti a una scena di Gomorra possiamo cambiare canale; Salvini invece fa politica, qui lo “spettacolo” deve cambiare per forza, Salvini ha davanti al popolo tutto, responsabilità maggiori. Non solo quelle del pistolero difensore dell’ordine e dei diritti della gente, ma anche quelle di un propugnatore di calma ed equilibrio. Le affermazioni di un Ministro della Repubblica non devono riempire pagine di romanzi né sceneggiature. I tempi sono difficili e per alcuni, a capirsi si fa prima a sparare. Ma il dialogo e l’intelligenza restano le sole armi che possono davvero avere effetto. Gli opposti non si incontreranno mai, ma almeno possono virare nella stessa direzione.
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